giovedì 31 gennaio 2008

Meliusum - Ninna nanna

Ninna ninna ninna ninnarella

Oi ninna ninna ninna ninnarella
U lupu se mangiau lla pecurella

Oi pecurella mia cumu fhacisti
Quandu mbucca allu lupu te vidisti

E ninna ninna mbrazza de la nonna
A vera mamma tua e’ lla Madonna

Vieni Madonna vieni pigliatillu
Na uricella eppue tornatimillu

E ninna ninna ninna e vola
A mammarella tua vene e tte trova

Vene e tte trova duve tu si statu statu
Vicinu alla carrera addormentatu

E fai la ninna e doppu te rispigli
U bene de ssa mamma su lli fhigli

E ninna ninna ninna e fai lu bravu
Si nun te volia bene nun cantava

E San Giuseppe sempre caminava
Tutti li piccirilli addormentava

E ninna ninna ninna ninnarella
U lupu se mangiau lla pecurella (bis)

Meliusum - Glottologia migliusese

ORIGINI DI ALCUNI VOCABOLI DIALETTALI

Il dialetto, i monumenti e l’architettura etc spesso esprimono il passaggio in Calabria dei diversi conquistatori, nel corso dei tremila anni della nostra storia.
Il passaggio di questi popoli ha lasciato traccie molto profonde, ma anche queste col passare degli anni man mano vanno scomparendo. Il dialetto in particolare e’ uno dei principali elementi che dopo gli anni sessanta e` totalmente cambiato ed alcuni vocaboli ormai non si usano piu’ completamente in quanto le nuove generazioni propabilmente non li hanno mai sentiti nominare. La Calabria nel corso degli anni e’ passata dal linguaggio Tosco -umbro delle prime popolazioni lucane e bruzie a quello francese e spagnolo passando in precedenza dal greco e dal latino cercando di conservare viva la memoria delle culture sovrapposte. Mi soffermo su alcuni passi di storia per descrivere anche il nostro carattere che ancora oggi patisce del vecchi retaggio culturale dovuto alle varie dominazioni.
Intorno all’anno mille c’erano i Normanni poi i Francesi (gli Angioini) Gli Spagnoli che erano in Sicilia sin dal 1282 arrivarono in Calabria intorno al 1443 (gli Aragonesi), con le loro truppe provenienti dalla Galizia e dalla regione di Aragona.Propabilmente la fortezza di Don Rico risale a quel periodo. Tra le truppe spagnole si era distinto per perizia e valore un certo Monino Osorio fratello del conte don Rodrigo Velloso signore di Rivera e Cabrera in Galizia che non essendo primogenito e non avendo ereditato titoli nobiliari venne insignito da re Alfonzo I per meriti di guerra del titolo di Don Rico che non significa don Enrico ma bensi Ricco signore (Rico Homen). Questo titolo veniva dato a coloro che pur avendo grandi meriti non potevano fregiarsi di titoli nobiliari.
Durante e dopo la scoperta delle americhe le dominazioni straniere in particolare Francese e Spagnola si alternavano come i governi della republica dal 1945 al 1992. Tante volte come successe quando gli aragonesi vennero cacciati definitivamente: Francia e Spagna si misero daccordo per spartirsi il Regno di Napoli i Francesi attaccarano gli Aragonesi da nord (Gaeta) gli Spagnoli fingendo di accorrere in loro aiuto sbarcarono in Sicilia e alla fine Francesi e Spagnoli si spartirono la preda facendo finire il dominio degli Aragonesi in Italia.
Il meridione d’Italia entro’ cosi’ a far parte dei domini spagnoli mentre il ducato di Milano fu assegnato alla Francia. A noi italiani meridionali in modo particolare... il privilegio di lavorare per gli uni e per gli altri, ingrassando con le nostre risorse i forzieri delle loro corone. Ma noi siamo sempre stati un popolo che sa adattarsi ad accettare; e il nostro attegiamento, come gia’ altre volte (e ancora oggi ), fu pragmatico ed equidistante e cosi’.
Ieri si gridava Viva lla Francia domani Viva lla Spagna ..….. abbasta ca se mangia Gia’ allora si apparteneva tutti o quasi al P D P che non era il Partito Democratico Popolare bensi’ il Partito della Pagnotta.
Come concludere? Di invasori ne abbiamo avuti una marea. Persino nella seconda Guerra mondiale truppe indiane, marocchine, di pelle rossa nera e marrone al seguito dei liberatori anglo-franco-americani; e tutti hanno lasciato traccie anche genetiche del loro passaggio. Ci mancano solo I Cosacchi del Don ma non perdiamo le speranze: sara’ per un’altra volta.
Quante guerre, quante vessazioni,quante travagliate vicissitudini. Eppure abbiamo resistito siamo sopravvissuti pur assimilando qualcosa da tutti ed esportando cultura la nostra cultura che e’ forse fra le piu’ ricche che il genio umano abbia saputo produrre.
Un’ultima piccola considerazione Per secoli siamo stati spartiti invasi dominati come una colonia perche’ eravamo diventati una res nullis, una terra di nessuno senza padrone e con una posizione strategica eccezionale, produttrice di ricchezze agricole e commerciali; con popolazioni sempre pronte al duro e fruttuoso lavoro da sfruttare.
C’e’ da scommetterci che se per assurdo fossero state gia’ conosciute e applicabili le oggi note potenzialita’ del petrolio i vari conquistatori di turno ci avrebbero certamente lasciati in pace e avrebbero intensificato e prolungato le loro Sante Crociate nel vicino Oriente, e le loro fameliche mire si sarebbero rivolte esclusivamente verso quei lidi, a spese di qualche malcapitato Bin-Sala Bim o Ali Baba.

martedì 29 gennaio 2008

Lamezia Terme dimenticata nella mappa della Provincia

Mi associo alla riflessione di Dino sul suo blog per quanto riguarda la non presa in considerazione della citta' di Lamezia Terme da parte della provincia catanzarese e vorrei portarvi a conoscenza di questa grave svista... senza polemizzare ma aiutandoci a capire come realmente va la politica nel nostro hinterland!



una mia considerazione...


Ho visto il servizio su City One e sono rimasto senza parole... qui di seguito pubblico l'articolo che riguarda questo fatto senza precedenti... in passato non ero molto daccordo con il movimento 'lameziaprovincia',ma più passa il tempo e soprattutto assistendo a certi atteggiamenti meschini dei politici del capoluogo, più mi rendo conto che una città come lamezia terme ha il diritto nonchè i requisiti giusti per diventare provincia e staccarsi da quel gioco sporco al quale ci hanno abituati i "volponi" di Catanzaro...c'è anche da dire che Lamezia Terme non è degnamente rappresentata in provincia,che la capacità dei politici lametini forse non è mai stata all'altezza della situazione, che nessun rappresentante della città è mai stato in grado di alzare la voce e di farsi sentire... ma questo non giustifica tutte le ingiustizie alle quali assistiamo ogni giorno... Lamezia ha bisogno di crescere ancora, di scrollarsi di dosso tutti quegli aspetti negativi che la hanno caratterizzata negli ultimi tempi... ha bisogno di uscire dal tunnel delle guerre sanguinarie tra cosche, per lanciarsi sulla strada della promozione del territorio, promuovendo eventi culturali, fatti di musica, teatro sport e quant'altro! Negli ultimi tempi sono stati fatti grossi passi avanti,è migliorato l'aspetto urbanistico, sono state promosse numerose manifestazioni ed eventi socio-culturali... è questa la lamezia che vogliamo anche noi che viviamo subito fuori dalla città... noi che riversiamo su lamezia ogni aspetto della nostra vita quotidiana, dalle scuole ai centri commerciali, dall'ospedale ai vari uffici, dall'aeroporto alla stazione ferroviaria... Vorremmo non vergognarci più di dire "sono di Lamezia"... per questo c'è bisogno della buona volontà di tutti i cittadini, di un'impronta politica valida ed efficente... ma anche di una pulizia generale negli organi amministrativi provinciali, che non vogliono e non si aspettano una crescita di Lamezia, anzi, fanno di tutto per impedirla... questo articolo che segue ne è un esempio.

Dino Iuliano


L'articolo originale pubblicato su lameziaweb


E' in carta patinata, colori splendidi, mare blu, e parla di tutto il territorio tra Tirreno e Jonio. Si tratta della nuova guida pubblicata dalla Provincia di Catanzaro e distribuita negli information point, agenzie di viaggi, villaggi turistici e grandi alberghi. Viene anche esportata all'estero nelle esposizioni a cui partecipa la solerte macchina amministrativa di Palazzo di Vetro. Ma c'è un unico e piccolo problemino: nella mappa geografica del territorio provinciale non esiste Lamezia Terme. La terza città della Calabria per numero di abitanti, dove secondo i più recenti dati Istat (aprile 2007) ci sono quasi 500 residenti in più della blasonata Cosenza, non è neanche segnata sulla cartina. Eppure la guida turistica della Provincia è stata stampata nel 2006, nell'epoca in cui esiste "Google Earth", quel programma per computer diffuso ormai in tutto il mondo che attraverso il satellite in pochi secondi puoi trovare qualsiasi punto sparso nel mondo, anche il piccolo, quello con meno di un migliaio di anime. Ma alla Provincia di Catanzaro è probabile che non solo ignorino l'esistenza dei computer, ma non hanno la minima idea di dove sia Lamezia Terme visto che non riescono a segnarla neanche su una cartina turistica. Eppure gli amministratori e i dirigenti quando devono prendere l'aereo per le loro importanti trasferte promozionali decollano dall'aeroporto di Lamezia Terme. L'attento cartografo che ha curato la guida turistica però è riuscito a dare un suo piccolo contributo altamente scientifico segnando sulla famigerata e triste cartina sia un piccolo puntino indicandolo come "Nicastro" ed un altro poco più spostato ad Est con l'indicazione "Sant'Eufemia". Non c'è dubbio: un'opera davvero unica dal punto geografico e soprattutto storico.E si potrebbe chiudere un occhio se sono 40 anni che Nicastro, Sant'Eufemia e Sambiase (già, dov'è finito il nobile quartiere di Sambiase?) sono stati unificati con una legge promulgata dal presidente della Repubblica Giuseppe Saragat e dal 4 gennaio 1968 si chiama Lamezia Terme. Davanti a questa che non è una mancanza ma una palese negligenza e imperizia dell'amministrazione provinciale, ieri mattina il sindaco Gianni Speranza non ha protestato ma ha sottolineato un errore che non fa fare una buona figura ad un'istituzione troppo spesso criticata dai lametini al punto da suscitare movimenti separatisti e da presentare più di una proposta di legge in parlamento per creare una nuova Provincia. Speranza più che criticare ciò che è stato fatto chiede al presidente Michele Traversa ed alla sua giunta di correggere il grossolano errore. E' il minimo che si possa fare visto che la guida viene distribuita in migliaia di copie e arriva anche all'estero. Col beneplacito di tutti quei lametini nel consiglio provinciale e nella giunta. Che dopo essere stati eletti evidentemente dormono.

lunedì 28 gennaio 2008

Il punto sulla giornata - 13a ANDATA









Si chiude il girone di andata con un altro tonfo per i falchetti che si devono arrendere ed anche pesantemente in trasferta allo strapotere del Vena con un sonoro 5-0 che suona quasi come un definitivo addio alle posizioni di testa. La squadra biancazzurra esprime un accettabile gioco in campo ma non riesce a concludere le gia' non numerose pericolose azioni con altrettante realizzazioni in rete, gia' in tempi non sospetti si segnalava questa pecca di abulemia sotto porta ma ora sembra quasi una patologia cronica, visto che si ripete costantemente di domenica in domenica, e non si riesce a capire quale sia veramente il problema che attanaglia la societa' dei tre paesi. Se dovessimo dare un giudizio su questa prima parte del campionato potremmo dire che la Mac e' una squadra tutto fumo e niente arrosto, ma il cruccio piu' grande e' che l'orchestra messa a disposizione dal presidente Lucia non rispetta le istruzioni del maestro d'orchestra, visto che le tattiche di Mister Lucchino non sono seguite da nessun elemento della squadra. Queste gravi pecche sono messe a nudo proprio in questa gara dove il Vena approfitta di ogni minima disattenzione della squadra avversaria imponendosi anche grazie ai due nuovi innesti provenienti dal Girifalco, uno a centrocampo e l'altro in attacco e se uno dettava tempi ed assist l'altro concludeva con una freddezza impressionante nel sacco della rete biancazzurra. Lo strapotere veniota e' sigillato da una prova magistrale nell'ultimo gol della gara dove un dribbling ubricante tra quattro avversari il goleador veniota mette a sedere anche l'estremo difensore dei falchetti prima di timbrare il definitivo 5-0 finale. I due hanno ancor di piu' innalzato il tasso tecnico della squadra veniota che ora si e' portata a sole quattro lunghezze dal Petrona', che viene bloccata sul pareggio in casa contro la rinata Cicalese, e sicuramente cerchera', sebbene ancora lontano nove punti, di lottare fino all'ultimo per conquistare il primo posto ai danni della N. Pontegrande. Se la Mac volesse colpevolizzare qualcuno per questa orribile prova, credo che senza alibi farebbe meglio a guardarsi in faccia e capire che ormai in campo e' come un giradischi che va a vuoto, anche se in questa gara puo' recriminare sull'ennesimo torto arbitrale e si voglia puntare il dito contro il direttore di gara, il sig. Torchia della sezione AIA di Lamezia Terme, che sbaglia clamorosamente due netti fuorigioco ai danni della MAC 3 che si sono contretizzati in ben altrettanti gol. Ora i falchetti hanno bisogno di farsi una pesante autocritica e pensare di dare una veloce svolta a questa crisi di risultati capendo che o si cambia musica nel girone di ritorno o si abbandona definitivamente ogni sogno di conquista.

Vena - MAC 3 5-0
Reti:

Formazione:

1) Iuliano Marco
2) Cianflone Alessio
3) De Santis Alessandro

4) Iuliano Simone
5) Sinopoli Antonio
6) Felicetti Bernardino > < Lucia

7) Critelli Bruno > < Talarico
8) Matarazzo Francesco
9) Iuliano Dino
10) Di Giorgio Gianni

11) Lucia Paolo > < Fiala'

12) ///
13) Talarico Andrea

14) Fiala' Andrea
15) Lucia Gianluca

16) Fazio Felice '72
17) ///
18) ///

All. Lucchino Francesco

Indisponibili: Lucia Ant., Cerminara, Lucia W, Della Porta, Scalise, Fazio Felice '68, Mancuso, Galluzzi, Pulice, Bruni, Cantafio, Iuliano O. e Lucia Adr
Squalificati: Iuliano A.




Il PUNTO sul GIRONE "F"

La Nuova Pontegrande va sull'ottovolante

CATANZARO - "Continua a mantenere la vetta della classifica la Nuova Pontegrande con una straordinaria vittoria per 8-0 ai danni di un'impotente Miglierina. Il Petrona', infatti, non e' riuscito ad andare oltre il risultato di 1-1 in casa contro la Cicalese, ridando speranza al Vena che, con una goleada, e' riuscita ad imporre il proprio gioco contro un mai pericoloso Mac 3. Anche l'Amato prosegue la propria corsa nei piani alti della classifica e grazie alle reti dei giovani Cappellano e Guzzi e' riuscita a superare senza troppi problemi lo Zagarise. Il Magisano, sul campo dell'Uesse Catanzaro, non ha trovato spazi per portare a casa il massimo risultato. Grazie ad una doppietta di Masciari, infatti, la squadra giallorossa e' riuscita ad agganciare in classifica la diretta rivale. finisce sul risultato di 2-2, invece, la partita tra il Santacroceravolo e il Salcamp. Il Cerva sul campo del Carrao e' riuscita a portare a casa tre punti utili per la scalata della classifica".

Giovanni Bevacqua
Calabria Ora,
lunedì 28 Gennaio 2008, TERZA CATEGORIA - Pag. 49

domenica 27 gennaio 2008

Shoah, il Giorno della memoria per non dimenticare l'orrore

IL VALORE DELLA MEMORIA


La memoria della memoria, questa espressione sembrerebbe una “battuta” assurda o uno slogan pubblicitario. E sarebbe davvero tale, se la memoria consistesse nell’apertura di un nostro archivio segreto (individuale o collettivo, poco importa) per riportarne alla luce informazioni preziose che la trascuratezza o, peggio, la volontà di dimenticare, avrebbero tentato di occultare.Ma non è necessariamente così.La memoria è un possente strumento per capire e per rispondere alle sollecitazioni del presente. La guerra nei Balcani, il Medio Oriente in fiamme, il minacciato “scontro di civiltà” dimostrano che l’odio fra le genti e le stragi degli innocenti non sono una pura e semplice eredità di un passato sogno di incubi; e allora, alle nostre menti si affaccia la domanda angosciata: ma sarà sempre così, anzi, sempre più così?La risposta implicita che abbiamo dato a questa domanda fino a questo momento era di concludere che la Shoah fosse stata a tal punto mostruosa da risultare incomprensibile con i comuni strumenti della mente umana, che fosse stata, in una parola, “follia”, sia pure follia criminale: follia degli uomini, follia di un intero popolo, follia di Hitler. E, come tale, almeno per coloro che credono nella razionalità di fondo dello spirito umano, irripetibile. Tanto da giustificare l’autentico giuramento con il quale si concludevano tutte le nostre manifestazioni: “Mai più”.Sentiamo però che questo modo di affrontare la memoria non è più sufficiente.Perché la nostra premessa non è scevra da critiche; la memoria non è, infatti, un supporto magnetico cui attingere dati ma è una funzione attiva della nostra mente, che sa in partenza a quale tipo di dati rivolgere la propria attenzione e quali, invece, trascurare; che sa in partenza quali sono i problemi che deve affrontare e, spesso, ha già formulato, se non proprio un giudizio definitivo, almeno delle ipotesi di risposta; e cerca “nella memorie” quei dati che possono confermare o respingere il giudizio stesso.Possiamo dunque indicare dei cosiddetti “valori” che sono in realtà giudizi dei quali siamo già forniti a priori e che orientano il nostro modo di scavare in profondità nella memoria? Certamente, sì.Il primo dei nostri valori si chiama civiltà ed esso significa il procedere del consorzio umano dalla legge del trionfo del più forte a quella del supporto per i più deboli, dalla soppressione del rivale o di quello che si ritiene possa soltanto chiedere alla società senza nulla dare, al principio della solidarietà.Il secondo valore significa valorizzare la varietà umana, la ricchezza delle “altre” culture, delle altre lingue, delle altre Fedi. Esso significa la libera circolazione delle idee, senza opporvi ostacoli, neppure economici.Il terzo valore, infine, indica il dialogo, il confronto, la trattativa, come unici strumenti che possono risolvere i contenziosi umani, proibendo, come reato, qualsiasi ricorso alla violenza.“Memoria” significa allora scavare nel passato in modo selettivo, per cercarvi non tanto le gesta degli eroi sui campi di battaglia quanto gli esempi di solidarietà e di cooperazione; esempi forse rimasti nell’ombra ma non per questo meno rilevanti, forse al contrario. E’ questa infine quella Memoria che può diventare uno strumento di fiducia nel domani. E’ questa che ci accingiamo a celebrare.
Prof. Amos Luzzatto



L'angelo della storia

“Un ritratto di Paul Klee si intitola Angelus Novus: raffigura un angelo con gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. E' l'angelo della storia: nelle sue ali è impigliata una tempesta che lo spinge inesorabilmente verso il futuro, cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine del passato sale dinnanzi a lui verso il cielo. Ciò che chiamiamo progresso è questa tempesta”

Walter Benjamin



Il dovere della memoria

La Tradizione ebraica è caratterizzata dall'imperativo categorico zachor, ricorda. "Noi ebrei - scriveva Martin Buber nel 1938 - siamo una comunità basata sul ricordo. Il comune ricordo ci ha tenuti uniti e ci ha permesso di sopravvivere...". Il verbo zachar, nelle sue varie forme, ricorre nella Bibbia ben 222 volte e, nella maggior parte dei casi, ha per soggetto Israele o Dio. La memoria, infatti, incombe su entrambi.Il concetto di ricordare trova il suo complemento e completamento in quello di segno opposto: dimenticare. Al popolo ebraico viene ingiunto di ricordare e al tempo stesso di non dimenticare. La Toràh - il Pentateuco - in particolare nel versetto del Deuteronomio, 32; 7, ci sprona ripetutamente a ricordare e a non dimenticare.Nelle ultime parole di congedo, Mosè raccomanda al popolo: " Ricorda i tempi antichi, cercate di comprendere gli anni dei secoli trascorsi (il corso della storia ), interroga tuo padre e ti racconterà, i tuoi anziani e te lo diranno....".Ma sbaglierebbe chi intendesse questa affermazione come un mero invito a fondare la nostra esistenza sul passato che ci appartiene. La memoria, custodita di generazione in generazione, è l'antidoto più potente contro la morte, rappresentando una ferma determinazione, una volontà di non abbandonare nel nulla le tracce di ciò che è già trascorso e passato ed è ormai sparito dalla storia. Nell'ebraismo, infatti, il passato non è qualcosa di sorpassato, privo di utilità, ma al contrario costituisce un valido aiuto per affrontare la vita. Per questo nella Toràh ci viene detto anche che ricordare gli avvenimenti non puo' bastare: "...binu scenot dor vador....", "...cercate di comprendere gli anni dei secoli trascorsi...". Bisogna riflettere su di essi, ponderarli, capirne a fondo il significato. L' insegnamento della Toràh, come si vede, è ben differente rispetto alla saggezza di Plutarco, secondo cui " la storia si ripete ". Per la cultura ebraica la storia non si ripete. E' semmai l'uomo che puo' perpetuare i suoi fallimenti e i suoi successi. Ricordare il passato, ma soprattutto comprenderlo, ci aiuta a mettere a fuoco correttamente gli eventi attuali.Non a caso Rashi', forse il piu' autorevole commentatore della Bibbia ( 1040-1105 ) nel suo commento a Deuteronomio, 32; 7, interpreta il passaggio "... Binu scenot dor vador..." non tanto come " gli anni dei secoli trascorsi " ma piuttosto come " gli anni delle future generazioni ", nella convinzione che il futuro sarà tanto migliore quanto meno si dimenticheranno le lezioni del passato.Il compito di trasformare il ricordo in memoria viva e trasmetterlo alle generazioni future è assegnato dall'ebraismo alla ‘Tradizione orale’ che, anzichè essere isolata e decontestualizzata in un monumento, è inserita nella continuità di un sistema culturale.Ma come impedire che la memoria muoia cristallizzandosi nella prospettiva storica, come è accaduto con le Crociate, con l'Inquisizione, con i progrom? La storia dà garanzia di stabilità al ricordo, ma quasi sempre monumentalizza e distanzia i sentimenti, li raffredda, li normalizza, e pretende di offrire in cambio un'impossibile obiettività. La storia come il monumento sottrae la memoria alla sua appartenenza individuale per consegnarla alla collettività universale, che la deposita nel proprio archivio polveroso dopo averla elaborata in modo soggettivo, magari opportunamente revisionata, per liberarsene come di un documento scomodo. La commemorazione del passato, i monumenti ai caduti, i musei, sono tutte forme di memoria collettiva istituzionalizzata e, di fatto, sottratta alla coscienza individuale. Per assicurare alla memoria un ruolo vitale, anche nella salvaguardia di un modello di vita, è dunque necessario che la memoria storica si innesti nel presente entrando a far parte della coscienza individuale. A maggior ragione, quindi, abbiamo il dovere di ricordare e perpetuare il ricordo della Shoah, momento tra i più tragici della storia ebraica. Oggi, quindi, le manifestazioni e le testimonianze sono particolarmente significative poichè assistiamo ad una recrudescenza di violenza che non ci deve lasciare inerti. Anche in Italia vi è un tentativo esplicito da parte di alcuni di mettere sullo stesso piano, vittime e carnefici, persecutori e perseguitati. Ma il tempo trascorso non puo' legittimare operazioni del genere. Per questo siamo convinti che il dovere di ricordare appartenga a tutti gli uomini, proprio perchè quei fatti hanno ancora un aspetto di attualità. Noi dobbiamo in tutti i modi sostenere i superstiti che si sono assunti il gravoso impegno di testimoniare affinchè il sacrificio di coloro che non sono piu' ritornati non cada nel vuoto. Il loro messaggio è un monito che ci invita ad operare affinchè cio' che è accaduto una volta non si ripeta. Quindi oggi piu' che mai dobbiamo ricordare quei giorni e non dimenticare, poichè dimenticare nell'ingenua speranza di sopire l'offesa subita, come taluni affermano, puo' significare vedere riacutizzare ancora di piu' il pericolo che tali tragedie possano ripetersi.Non resta che percorrere quindi la via della perpetuazione del ricordo a monito per i posteri. Una memoria attiva, come ci ha insegnato Primo Levi, che significa per ognuno, e non solo per l'ebreo, assumere i crimini della storia come male fatto a ciascuno di noi, appartenenti tutti alla grande famiglia dell'umanità. E significa anche non liberarsi mai passivamente del dolore e del lutto elaborandoli attraverso riti, cerimonie e monumenti, ma accettarli come segno permanente di un crimine le cui responsabilità collettive e singole sono assai precise, malgrado i ripetuti tentativi di confondere la storia. Ben vengano tutte le testimonianze, articoli, libri di storia, film e conferenze di ogni genere che ci parlino della Shoà e che ne parlino a tutti. Resta, poi, a noi il compito di trasmettere, commentare e far rivivere questa memoria per non dimenticare chi si è ed da dove si viene.Nel libro di interviste ai figli dei deportati di Claudine Vegh, Non gli ho detto arrivederci, un figlio racconta ancora perplesso dopo quasi quarant'anni, come suo padre, mentre veniva trascinato dalle SS, anzichè dirgli per l'ultima volta "ti voglio bene, non temere nulla, bada a te stesso" , gli abbia invece urlato soltanto: " Robert, non dimenticare mai che sei ebreo e devi restare ebreo". Il figlio, ormai adulto, continua a interrogarsi sul senso di quel monito "non dimenticare mai.....". Evidentemente era, per il padre, l'unico modo di dirgli - nei pochi attimi che gli restavano - che per sopravvivere, egli doveva preservare viva la memoria di sé, la sua identità, la sua coscienza, la sua storia.

Roberto Della Rocca
direttore Dipartimento Educazione e Cultura
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

sabato 26 gennaio 2008

Segnalazione sito











Come gia' fatto in precedenza con la segnalazione del blog "viaggio al termine della notte" vorrei segnalarvi la creazione di un altro nuovo blog riguardante i nostri tre paeselli.


Nato da un'idea di Roberto Iuliano, questo blog ha lo scopo di occuparsi di storia, tradizioni ed eventi che riguardano Cancello e dar voce a tutti i cittadini... Potete inviare commenti, foto, email e partecipare alla costruzione del blog scrivendo e pubblicando articoli... Per richieste di materiale, scambi di idee o per dire la vostra, potete contattare con una email la redazione. Quindi vi invito a visitarlo e contribuire con le vostre segnalazioni,l e vostre critiche e le vostre proposte, per far si che "cancellando" diventi un punto di riferimento per tutte quelle persone che non hanno voce ma vorrebbero tanto parlare, per chi non condivide la falsa politica e vorrebbe proporre il proprio punto di vista... non è un blog contro niente e nessuno, ma piuttosto a favore di tutto e di tutti, affinchè il nostro paese possa intraprendere quella strada di crescita che troppe volte, con manovre meschine e scarsa operosità,è stata sbarrata...

Sul mio blog troverete il link a "cancellando" nella sezione "Link consigliati".

venerdì 25 gennaio 2008

Un pezzo di storia di Migliuso

Per chiunque ha vissuto a Migliuso rileggere questo post sara' come ripercorrere con la mente gli anni della gioventu', gli anni spesi tra il platano, le scalinate della chiesa, la bottega e il campetto della Vallarella. Forse ai piu' sembreranno futili racconti, roba di altri tempi di cui e' meglio non parlare ma cio' che importa veramente e' che questa e' la nostra storia e sebbene fatta di poco per noi restera' sempre nei nostri pensieri.

Il vecchio platano e la bottega di mastro peppe


"dedicato ai vecchi amici che insieme a me sono cresciuti sotto il platano in piazza, ovunque essi siano adesso..."














la vecchia bottega di mastro peppe era un posto unico al mondo... era un luogo che c'era e che adesso non c'è più... era difronte casa mia, ma adesso nemmeno quella è più casa mia... ci siamo trasferiti che avevo più o meno undici anni, non ricordo di preciso... ma ricordo perfettamente i primi giorni nella nuova casa: solo, spaesato, non conoscevo nessuno nel nuovo paese e sentivo fortemente la mancanza degli amici d'infanzia... quelli che avevo lasciato lì, a soli due chilometri di distanza, ma per un bambino due chilometri possono sembrare una distanza enorme. Così la mattina mi svegliavo presto, indossavo le mie vecchie scarpe (aperte sulla punta per via dei calci al pallone), una tazza di latte e fette biscottate, un bacio alla mamma e via, in cammino verso il mio vecchio paese... ne sentivo il bisogno, la nostalgia... certe notti nemmeno riuscivo a chiudere occhio, stavo nel letto, stringevo le coperte e fremevo attendendo l'arrivo del mattino per tornare dai vecchi amici che mi aspettavano sotto al platano... già, il vecchio platano! Forte e robusto, vecchio di mille anni, noi eravamo convinti che fosse lì da sempre, dal principio della terra! Era il nostro punto di ritrovo, la nostra base, la nostra protezione... e poi c'era la bottega di mastro peppe, col suo odore di pane caldo, di sarde e di mortadella... noi ragazzi andavamo sempre lì per aiutarlo sapendo che dopo ci avrebbe regalato un panino con mortadella e una gazzosa a testa... lo aiutavamo a scaricare e caricare il camion, a portare la spesa a domicilio, a sistemare in ordine le bombole del gas... per noi era come un vero lavoro, un impegno per tutta l'estate, quando le scuole erano chiuse... quanto ci sentivamo importanti coi nostri calzoncini corti e le ginocchia sbucciate e con 100 lire in tasca eravamo i padroni del mondo! Io poi ero il più fortunato perchè abitavo proprio lì, ci separava solo la strada. Ero sempre il primo ad arrivare e l'ultimo ad andare via... che poi dovevano venire sempre i miei a chiamarmi all'ora di cena perchè, se fosse dipeso da me, sarei rimasto a dormire in bottega attaccato al vecchio flipper. Era la classica bottega di un tempo, con l'intonaco ingiallito dal fumo, con l'insegna del telefono gialla, con la scritta "Sali & tabacchi" all'esterno, con la vecchia cabina telefonica che era anche il centralino del paese... lì arrivavano tutte le telefonate per tutti quelli che, come la mia famiglia, all'epoca non avevano il telefono in casa... e mastro peppe ogni volta che arrivava una telefonata, doveva recarsi a casa di qualcuno per avvisarlo e invitarlo ad andare a rispondere (comare pina, vieni che al telefono c'è tuo zio dall'australia ecc)... a casa mia, oltre che per le telefonate, venivano sempre a chiedere in prestito un apriscatole per aprire le latte di sardine sottosale... loro ne compravano di nuovi, ma gli si rompevano sempre e così utilizzavano il nostro che era indistruttibile... nella bottega di mastro peppe si trovava di tutto, anche le cose più impensabili... tutta la merce era esposta su vecchi scaffali, senza una vera logica, e nessun oggetto era bene in vista... così,capitava di trovare i quaderni per la scuola accanto al veleno per i topi o le caramelle vicino al proraso... ma loro sapevano dove cercare, qualunque cosa gli venisse chiesta! Alle spalle della bottega c'era il bar, diviso da una parete e da uno strettissimo corridoio comunicante... anche il bar era fornitissimo, ma le bottiglie che si svuotavano prima erano quelle della grappa, dello stravecchio branca, dell'anice e del vecchio amaro silano... l'odore più forte, a parte il nuvolone del fumo delle sigarette che proveniva dai tavoli, era quello del caffè, il caffè Guglielmo... ricordo ancora il rumore del vecchio macinino che s'inceppava sempre e che ricominciava a funzionare a suon di pugni... la sala affianco era adibita al gioco delle carte... quattro o cinque tavoli sempre pieni, interminabili partite a tressette, cappe di fumo di sigarette, posacenere colmi di cicche, bestemmie ad alta voce, risate,l itigi e bevute... era il dopolavoro del paese, il ritovo di chi tornava dal lavoro o dalle campagne e di chi era ormai in pensione e passava lì l'intera giornata, preoccupandosi di impicciarsi di tutto e di tutti. C'era anche una piccola sala giochi, con vecchio flipper ed un bigliardino... per giocare dovevi fare sempre una lunga fila, sempre che i ragazzi più grandi ti permettessero di farlo. La domenica era sacra: alle sei di sera tutti seduti davanti al piccolo televisore per guardare 90' minuto e i gol della giornata di campionato. Una bolgia infuocata, una compilation di "era fuorigioco!","arbitro venduto","portiere di merda" ecc... ma anche quello era un rito, ed era anche sacro, forse lo era più di tutto il resto! Dopo 90' minuto Gregorio, il figlio di mastro Peppe, proiettava le immagini della partita della MAC 3 che aveva ripreso il pomeriggio durante il campionato di terza categoria... erano i primi anni della squadra dei tre paesi ed era seguitissima... I ragazzi più grandi ne facevano parte, e noi più piccoli li invidiavamo vedendoli arrivare a fine partita coi capelli lunghi e bagnati, con la tuta ed il borsone bianco/azzurro, che erano e sono rimasti tuttora i colori sociali... per noi erano dei campioni, degli eroi, e non vedevamo l'ora di crescere per entrare a far parte della squadra... cosa che col tempo è successa ed alcuni di noi ancora militano nelle file dellla MAC 3! Poi tutto è cambiato, la mia famiglia si è trasferita a Cancello... Io, come ho spiegato all'inizio, ho vissuto con tormento il periodo di adattamento nel nuovo paese, ma col tempo mi sono abituato diventandone parte integrante e facendomi nuovi amici... mastro Peppe è morto, la bottega è passata prima ai figli e poi ha cambiato gestione e anche ubicazione... il vecchio campo della "vallarella" dove andavamo sempre a giocare è diventato un cumulo di terra, i vecchi amici si sono sposati e qualcuno è anche emigrato al nord per lavoro...ma d'estate capita di incontrarci quando scendono per le ferie... e ci abbracciamo e ci salutiamo sotto il vecchio platano, che è rimasto lì, forte e robusto come sempre... con qualche anno in più, come noi del resto... ma con mille storie da raccontare... e vedrà crescere una nuova generazione!
Dino Iuliano

giovedì 24 gennaio 2008

Lettura consigliata...

La società sparente

La società sparente è il racconto di una fuga dalla terra d’origine. Dolorosa, necessaria.È un’indagine sul binomio politica-’ndrangheta come causa della nuova e tragica emigrazione dalla Calabria. Nasce dall’esperienza sul campo di Emiliano Morrone e Francesco Saverio Alessio: un impegno per l’emancipazione della Calabria, avviato con la realizzazione del sito www.emigrati.it e del giornale «la Voce di Fiore», oltre che con la creazione, nel 2005, del movimento «Vattimo per la città». Quasi una missione, intrapresa al prezzo di minacce di morte, persecuzioni ed emarginazione, che hanno costretto gli autori ad andarsene. La società calabrese sta sparendo: storie distrutte, cadaveri scomparsi, fughe obbligate, silenzio e clamore.Oggi la ’ndrangheta è, secondo i giudici Luigi De Magistris e Nicola Gratteri, «la struttura criminale più potente al mondo». Arriva dovunque, come a Duisburg, in Germania, il 15 agosto 2007. L’«onorata società» impone la sua legge in stretto legame con la politica. La società sparente documenta indagati e reati eccellenti della Calabria, terra di nessuno.
La critica alla classe politica è nominativa, diretta e spietata.Suggestionati dall’utopia del mistico Gioacchino da Fiore e dalle teorie sull’autonomia dei filosofi Gianni Vattimo e Alfonso Maurizio Iacono, Morrone e Alessio auspicano l’avvento di una nuova «Età» in Calabria, caratterizzata dall’«uscita dalla minorità» e dal ritorno alla responsabilità politica degli emigrati. La speranza è che, anche grazie al dibattito e alla potenza di internet, sia proprio un rientro generale, dopo la «fuga», a produrre un’azione, effettiva ed efficace, contro la ’ndrangheta.

Titolo: LA SOCIETÀ SPARENTE

Autore: ALESSIO FRANCESCO SAVERIO; MORRONE EMILIANO

Editore: Neftasia Editore

Prezzo: € 15,00

Pagine: 272

Anno: 2007

Lettura consigliata...

L'Osso di Dio - una storia vera ambientata in Calabria


DALL'AUTRICE DI "MISERERE" UN NUOVO ROMANZO-SHOCK SULLA STORIA VERA DI ANGELA DONATO, LA PRIMA PENTITA DI 'NDRANGHETA, E DEL SUO FIGLIO SCOMPARSOLa scenografia è tortuosa, tra Catanzaro, Lamezia e Vibo. La coreografia è mossa dalla faida di clan e malavita. Qui, Angela Donato, diciassettenne, gira armata e vende armi e liquori di contrabbando, proiettata verso l’illegalità senza temere l’impazienza dei grandi boss: la morte è un rischio troppo frequente per averne paura. Poi nasce l’amore e Angela si rifugia nella famiglia e in una vita “pulita”. Nascono tre figli. A Santo, l’unico figlio maschio, viene imposto di studiare in collegio per tenerlo lontano dalla violenza della piana lametina. Ma il ragazzo sente il richiamo della sua terra e torna a casa. Affiancato soltanto da amici sbagliati, entra in un giro tanto potente quanto pericoloso.
Poi l’amore distorto per una donna tagliente.Il 10 luglio 2002 Santo scompare nel nulla: lupara bianca. Angela è sola, ma non si arrende. Indaga, s’infiltra, si traveste, proprio come un agente di polizia, ma usando le regole, i tempi e i rituali della 'ndrangheta. Trova una pista da seguire. Con la forza e l’amore di madre, riesce a vendicarsi senza armi né sangue, come pochi uomini sono riusciti nella storia, soli contro misteri apparentemente inspiegabili.

Titolo: L'osso di Dio con postfazione di Don Luigi Ciotti
Autore: Cristina Zagaria
Editore: Dario Flaccovio editore
Pagine: 320

Prezzo: € 14,50

mercoledì 23 gennaio 2008

una struttura alberghiera attrezzata

SERRASTRETTA - Dal Comune assicurano che si stanno sollecitando contatti con imprenditori, tra i quali qualche straniero, per cercare di realizzare nel centro montano un ambizioso progetto: un grande insediamento turistico-alberghiero, ben attrezzato, con centro-benessere, strutture sportive e altre finalizzate alla convegnistica, per valorizzare le risorse naturali, dare impulso all'economia, favorire l'occupazione e il popolamento della zona. Si tratta di uno degli obiettivi "di grossa portata" che gli amministratori avrebbero posto al centro della gestione del Comune. L'area interessata, circa 25 ettari di terreno comunale in una zona a monte dell'incrocio stradale Condrò e del rifugio forestale, è in una posizione panoramica e raggiunge i mille e duecento metri di altitudine sul mare. Potrebbe estendersi sino al confine con il comune di Decollatura e al limite del bosco di faggi, linea di demarcazione del cosiddetto Sic (Sito d'interesse comunitario) individuato dal ministero dell'Ambiente. Da lì si può godere l'incantevole spettacolo naturale dei golfi di S. Eufemia e Squillace, vale a dire del Tirreno e dello Jonio. Conferirebbero in futuro maggiore valore alla zona opportuni sistemi di collegamento con le grandi vie di comunicazione di Lamezia Terme. Si è pensato perfino a «un collegamento rapido con elicottero mediante la realizzazione di una pista di atterraggio nell'ambito dell'area attrezzata». Oltre ad alberghi, ristoranti, centro-fitness, l'insediamento dovrebbe comprendere villette residenziali, campi da tennis e di calcetto, piste ciclabili, percorsi naturalistici, un piccolo specchio d'acqua, un palazzetto dello sport, attività commerciali per la valorizzazione dei prodotti locali nonché una piscina coperta, di cui una vasta parte dell'entroterra è sprovvista. Il grosso complesso, da prevedere nel prossimo strumento urbanistico, dovrebbe sorgere «nell'assoluto rispetto delle caratteristiche planoaltimetriche e naturali esistenti». Un valore aggiunto sarebbe il polmone verde della vicina faggeta comunale, "un'oasi di bellezze paesaggistiche" di circa duecento ettari, dove potrebbe istituirsi addirittura un parco naturale popolato di animali adatti al luogo, quali daini. Una faggeta unica, con fusti che possono raggiungere i trentacinque metri di altezza e un metro di diametro, un sottobosco dai mille colori e affascinanti leggende di briganti, di misteri che si tramandano. Per attuare il progetto bisognerebbe investire, ovviamente, milioni di euro, ricorrendo a capitali privati, a qualche "strumento d'ingegneria finanziaria" e alla concessione "ultratrentennale" dei terreni comunali. Positive le ricadute economiche anche sul Comune, attraverso la riscossione dei tributi: oneri di urbanizzazione, Ici, Tarsu, ecc. «La presenza per l'intero arco dell'anno di un considerevole numero di persone, se si considera pure la fruizione delle attrezzature sportive e delle sale per convegni -si sostiene al Comune - porterebbe vantaggi all'economia del comparto agricolo, di quello artigianale, del commercio e del terziario in genere, con benefici per le attività turistiche e agrituristiche già esistenti. Una ricaduta senza precedenti e di rilevanza straordinaria sullo sviluppo economico e sociale della zona». Ma, perché il sogno dell'amministrazione non rimanga tale e possa tradursi in realtà, anzitutto bisogna reperire gli indispensabili finanziamenti. Un'impresa tutt'altro che facile, ma che, se si riuscisse a portare a compimento, produrrebbe vantaggi per la comunità, dall'ampliamento occupazionale all'auspicabile attenuazione del triste fenomeno dello spopolamento, che attanaglia le aree interne, prive di forti motivi di richiamo socio-economico e spesso servite da un'inadeguata rete viaria. Intanto rimane ferma l'intenzione dell'amministrazione di riattivare una vecchia centrale idroelettrica. Creata negli anni Trenta da un intraprendente concittadino, utilizzando l'acqua del torrente Fiumarella e sfruttando l'accentuata pendenza della zona, l'impianto fece diventare Serrastretta l'unico paese del comprensorio ad essere fornito d'energia elettrica. Energia che produsse fino agli anni Cinquanta, quando la centrale venne assorbita dall'Enel. Poi la costruzione di altre centrali rese non conveniente la produzione serrastrettese e l'impianto venne dismesso, conservando, però, una certa rilevanza come "prototipo di archeologia industriale". Oggi la ricerca di fonti energetiche pulite, non inquinanti, spinge l'amministrazione a riconsiderare la possibilità di restituire alla comunità la capacità produttiva d'energia elettrica.



lunedì 21 gennaio 2008

Il punto sulla giornata - 12a ANDATA








Mancano solo 90 minuti al giro di boa e non smette l'abulemia della Mac che anche questa domenica non e' riuscita a portare a casa il bottino pieno. I falchetti biancazzurri sembrano piombati in una crisi senza ritorno ed i numeri parlano chiaro visto che nelle ultime sei uscite stagionali ha raccolto la miseria di quattro punti sui 18 messi in palio, di cui tre ottenuti con la cenerentola Miglierina pur non avendo vita facile e soffrendo molto. Non si riesce a capire cosa sia successo agli ingranaggi della squadra che anche in questa partita ha visto una formazione lenta, spenta e soprattutto svogliata che non segue le istruzioni del mister, che ormai preso dalla disperazione pensa ad un imminente dimissione. Non c'e' molto da segnalare da questa brutta e noiosissima partita che ha visto le due squadre affrontarsi come se un pareggio andava bene ad entrambe senza affondare e senza creare alcun'azione pericolosa. Sembrava di assistere ad una partitella di allenamento dove i novanta minuti di gioco servivano solo a provare alcune tattiche e alcuni schemi e se dovessi dare un giudizio su questa gara potrei solo dire che e' stato deprimente vederla chiudere con il classico risultato ad occhiali senza regalare nessuna gioia ed emozione ma coronata dall'ennesima espulsione, sventolata a Di Giorgio, subita dalla compagine dei tre paesi.
Se andassi alla ricerca del migliore in campo forse potrei scegliere l'arbitro, il sig. Camera della sez. AIA di Cosenza, che ha diretto una gara esemplare senza creare nessuna polemica anche perche' aiutato dalla collaborazione degli uomini in campo. Se dovessimo fare il punto su questa giornata di certo potremmo dire che la Mac dovrebbe ringraziare la Cicalese e la N. Pontegrande che hanno fermato la corsa dell'Amato (battuto per l'appunto a Cicala per due reti ad una) e lo Zagarise (strapazzato in casa dalla corazzata capolista per 5-0). Rimane quasi invariata la classifica e la distanza si riduce a tre lunghezze, visto che i falchetti riescono a rosicchiare un punticino, dall'ultimo posto valido per i Play-off e quindi non e' impossibile da raggiungerlo ma gia' da domenica prossima nella trasferta di Vena la Mac dovra' cambiare registro conquistando tre punti importantissimi se non vuole abbandonare prematuramente il sogno promozione (a questo punto possibile solo tramite Play-off).
MAC 3 - Uesse Catanzaro 1929 0-0

Reti:
Formazione:
1) Iuliano Marco
2) Cianflone Alessio
3) Iuliano Alex
4) Iuliano Simone
5) Critelli Bruno
6) Felicetti Bernardino
7) Scalise Giuseppe > < Talarico
8) Matarazzo Francesco
9) Iuliano Dino > < Cantafio
10) Di Giorgio Gianni
11) Lucia Paolo > < Bruni

12) Fazio Felice '72
13) Della Porta Maurizio
14) Talarico Andrea
15) Fiala' Andrea
16) Cantafio Giuseppe
17) Bruni Domenico
18) Iuliano Oscar

All. Lucchino Francesco
Indisponibili:
Lucia Ant., Lucia G, Cerminara, Lucia W, De Santis, Fazio Felice '68, Mancuso, Galluzzi, Pulice e Lucia Adr
Squalificati: Iuliano D.


Il PUNTO sul GIRONE "F"

La Nuova Pontegrande schianta lo Zagarise

CATANZARO - "La Nuova Pontegrande travolge lo Zagarise con un perentorio cinque a zero. Un pokerissimo pesante mitigato pero' dalla vittoria dei padroni di casa nel recupero di mercoledi' contro il Mac 3 grazie ad una rete di Invidia. Colpo esterno anche dell'inseguitrice Petrona' che espugna il campo del Cerva. Altri cinque gol, senza subirne, li fa pure il Vena che cosi' consolida la sua terza posizione nel bel mezzo della zona Play-off; chi perde terreno e' invece l'Amato, sconfitto dalla Cicalese per 2 a 1 grazie al rigore di Muraca ed alla rete di Mancuso. Pareggio ad occhiali tra Magisano e Santacroceravolo e vittoria, anche questa ricca di gol, per il pirotecnico 4 a 2 tra Salcamp e Carrao. Per i padroni di casa vanno a segno Colosimo, Negro e Tiriolo per una personale doppietta. Rispondo gli ospiti con le marcature siglate entrambi da De Fazio. Domenica intanto si chiude il girone d'andata caratterizzato da incontri molto interessanti".

Francesco Calvano
Calabria Ora, lunedì 21 Gennaio 2008, TERZA CATEGORIA - Pag. 49

sabato 19 gennaio 2008

Promozione del Territorio

Allevamento di qualità per carni genuine a Cancello di Serrastretta (Cz)













martedì 18 settembre 2007
In stalla vacche di razza Bruna Alpina e Pezzata Rossa, e inoltre maiali e pollame. Il latte per ora viene venduto a un caseificio esterno, ma si pensa di poterlo quanto prima lavorare all'interno per la produzione di ottimi latticini della tradizione calabrese.

E’ una storia fatta di impegno, passione e amore per la genuinità quella che “Consuma e spendi calabrese” vi racconta oggi. Antonio Ricitano ha fondato il suo piccolo allevamento su princìpi semplici, ma imprescindibili per la sua azienda: la genuinità e la qualità al primo posto. A Cancello, piccolo centro abitato nel comune di Serrastretta (Cz), ad una decina di chilometri da Lamezia Terme, vacche, suini e pollame vengono alimentati a dovere, nel rispetto dei tempi e delle esigenze nutrizionali, ben lontano da tecniche di allevamento intensivo, «le sole cose che - spiega il fattore - possono fare la differenza del pezzo di carne che va a finire nel piatto: se io vendo una fettina che pesa cento grammi, rimane cento grammi». Da un paio d’anni ha deciso di aprire, accanto al suo allevamento, anche un punto vendita diretto che, con orgoglio, ci racconta essere il luogo dove raccoglie le maggiori soddisfazioni del suo lavoro: «Quando vedo arrivare per la seconda o la terza volta i clienti, venuti grazie al passaparola, persone che fanno anche diversi chilometri per venire ad acquistare la mia carne, penso che valga la pena di fare tutto il lavoro che faccio». Da allevatore e agricoltore che era, Ricitano ha scelto di specializzarsi nella produzione e vendita di carni proprie, e lo ha fatto da autodidatta: «Vengo dalla terra - spiega - ma ad un certo punto ho deciso di concentrarmi su quella che, in fondo, è sempre stata una passione per me: gli animali. Imparare a prendermi cura di loro non è stato facile e ci ho impiegato del tempo: volevo che la mia carne fosse interamente prodotta nel mio allevamento, per essere certo della sua qualità, della sua provenienza, dell’alimentazione, così, oltre a conoscere le bestie, ho dovuto imparare a fare l’inseminazione artificiale e l’ho fatto studiando sui libri, anche quando la gente mi diceva: “E’ difficile, non puoi farcela da solo”». Oggi l’allevatore ha smentito quanti non credevano che la passione e l’impegno potessero bastare: «Puntare sulla qualità era e rimane l’unico modo per continuare a fare questo lavoro qui: non posso credere di fare concorrenza ai grandi centri commerciali, l’unica cosa che posso fare è distinguermi per la qualità del prodotto. Chi viene da me vuole qualcosa di diverso ed io faccio il possibile per dargliela e per migliorarmi sempre di più. Quando il consumatore premia il produttore, scegliendo di andare ad acquistare da lui solo perché la sua è roba di qualità - spiega Ricitano - si crea un rapporto di fiducia tale per cui l’impegno è sempre maggiore, io devo gratificare chi mi sceglie». Due sono le cose che ritiene fondamentali nel suo lavoro, e senza le quali forse, Ricitano non sarebbe arrivato al punto in cui è oggi: «La passione e l’aver incontrato le persone giuste. E’ un lavoro - racconta l’allevatore - che non fai perché hai un guadagno facile: quel che ottieni, ce l’hai a fronte di tanta fatica e solo la passione vera te la fa sopportare». A questo si lega la difficoltà che oggi, dalle nostre parti, come ovunque in Italia, chi fa l’allevatore riscontra nel trovare giovani braccia che vogliano impegnarsi a fare questo mestiere: «Al mattino la sveglia è alla cinque, anche il giorno di Natale e di Pasqua: nell’arco della giornata bisogna dare da mangiare quattro volte alle bestie, sono dodici i chili di mangime da distribuire nei diversi pasti e fieno a volontà. La sera alle sette si munge di nuovo e si dà l’ultima razione di mangime, il giorno dopo si ricomincia…». Per Ricitano guardare di persona le sue vacche quando al mattino entrano nella sala mungitura è la cosa più importante: «E’ quando le guardi che fai davvero il tuo mestiere: capisci se stanno bene, oppure no, talvolta è lì che ti accorgi se sono in calore, perché non tutte lo dimostrano agitandosi, è lo sguardo che te lo dice. Io sono qui tutte le mattine, ma quando posso torno anche alla mungitura della sera, perché so che tutta la cura che gli dedico è la condizione che fa tornare qui da me i miei clienti». L’aver incontrato le persone giuste significa per l’allevatore aver saputo costruire una rete di persone fidate intorno a sé, da cui imparare e a cui essere grati: «Non è vero che la concorrenza ci rende avversari, e anche in Calabria è possibile fare rete, la sola cosa che conta è la correttezza: quando una persona produce bene, è seria, arriva ad essere un collega fidato. Io ho imparato moltissimo da persone che fanno lo stesso mio mestiere a Palazzo, o a Cortale: allevatori con la “A” maiuscola, dove ho “perso” interi pomeriggi, a guardare, a stare a sentire, imparando dalla loro esperienza. Certo…non posso dire, purtroppo, che questa condizione sia facile da trovarsi… ma il consumatore, alla fine, sa capire, riconoscere e apprezzare tutto questo, sceglie ed è lui che fa la vera differenza».
«Io credo - continua l’allevatore - che si possa scegliere di rinunciare a molte cose, ma certo non alla qualità della roba che mangiamo noi e che diamo da mangiare ai nostri figli. Nonostante questo si compra e si mangia di tutto…». La filosofia aziendale del piccolo allevatore di Cancello è stata premiata: «E’ stato difficile - racconta Ricitano - quando ho aperto il punto vendita guadagnare la fiducia dei clienti, anche scottati da casi di finta qualità, che ci danneggiano enormemente. In più la gente è disabituata ai sapori veri delle cose. Se vendi la carne allevata seguendo le regole di un allevamento sicuro, sano, che impiega dodici - quattordici mesi per portare una vacca a pesare duecentottanta-trecento chilogrammi, rimane stupita della consistenza di una bistecca, del suo sapore, come pure quando mangia un pollo vero, non di quelli allevati in batteria, con la carne che si stacca dall’osso appena la tocchi. La caratteristica di qualità di un prodotto può essere scambiata anche per un difetto… solo con il tempo si abitua e poi, per fortuna, non ti lascia più». E’ questa consapevolezza che dà al produttore anche la fiducia per progettare nuove attività, come quella di prossima realizzazione relativa alla trasformazione del latte, a testimonianza dell’importanza del ruolo del consumatore che, con “Consuma e spendi Calabrese”, stiamo ponendo al centro di un mondo complesso, com’è quello del mercato. Pur consapevoli che molte dinamiche richiedono l’assunzione di responsabilità ad alti livelli, non possiamo rinunciare ad assumerci la responsabilità di gesti piccoli, ma dalla elevata ricaduta culturale, sociale ed economica.
Vacche Brune Alpine e Pezzate rosse, maiali e polliSono circa cinquanta fra Brune Alpine e Pezzate Rosse le vacche che Antonio Ricitano alleva a Cancello, nella fattoria a gestione familiare con punto vendita annesso. Produce così latte di ottima qualità, che attualmente vende ad un caseificio esterno, il quale lo utilizzerà per produrre provole e formaggi. Ma presto anche l’allevatore si cimenterà in questa esperienza: «Vendere il latte per noi allevatori non è molto conveniente. Lo pagano a 45 centesimi al litro. I prodotti provenienti dall’estero dettano i prezzi e ci mettono alla gogna, nella maggior parte dei casi senza garantire la stessa qualità: così per noi diventa sempre più difficile continuare a produrre e per i prodotti esteri sempre più facile farla da padroni sul mercato». L’unico modo per cercare di caratterizzare fino in fondo una produzione, per chi sceglie di puntare sulla qualità, è realizzare una filiera quanto più possibile completa, in grado di offrire al consumatore un prodotto finito diverso: «Da qualche tempo sto sperimentando la lavorazione della provola, del formaggio e delle mozzarelle: mi rendo conto che il gusto della vera provola fatta di latte, senza aggiunte di cagliata o altro, è davvero diverso.
Solo questo gusto può difenderci e salvarci dalla concorrenza spietata di prezzi e grandi centri commerciali. Così loro avranno la loro clientela, io avrò la mia». Oltre al latte l’allevamento Ricitano produce anche la carne bovina, ottenendola da incroci di Bruna Alpina e Pezzata Rossa fatti direttamente in allevamento: «Ho adottato questa filosofia nella mia azienda: non commercializzo nessun animale proveniente dall’esterno, ma solo quelli nati e cresciuti qui. Solo così posso garantire la massima qualità ai miei consumatori e fare la differenza». L’alimentazione che il fattore sceglie per le vacche, ma anche per il pollame, è un mix speciale di prodotti completamente naturali che un mangimificio di Perugia confeziona su sua indicazione e richiesta: «E’ un mangime certificato, a base di soli prodotti naturali, che ho studiato insieme al mio alimentarista e al mio veterinario. Le bestie vengono controllate mensilmente e a seconda di come stanno viene modificata la razione, aggiungendo, per esempio, erba medica al fieno dei vitelli da latte che hanno più bisogno di proteine, o dimezzando le quantità di mangime per le vacche nel periodo preparto, mettendole come si dice in gergo “in asciutta” e diminuendo così il rischio di mastiti. Avendo questo tipo di attenzioni si riesce a limitare di molto l’uso eventuale di farmaci, semplicemente prendendosi cura di loro, osservandole, controllando le mammelle: maggiori sono le attenzioni che gli dedichi, minori saranno i problemi, tutto impegno che va a garanzia della qualità finale offerta al consumatore». Lo stesso discorso vale per i polli dell’allevamento Ricitano, che troviamo in parte a gironzolare all’aperto: «Non vengono allevati in batteria, hanno spazio a disposizione e spesso li lascio liberi: anche questo determina l’irrobustimento dell’animale, non la sola alimentazione, a base di orzo, mais e favino, e il prodotto finale lo dimostra».
Rosalba Paletta

Foto in alto: Antonio Ricitano nella stalla accanto a vacche di razza Bruna Alpina
Foto al centro: Antonio Ricitano nella sala mungitura
Foto sotto: vitelli da latte dell'allevamento di ctr. Cancello a Serrastretta (Cz)


(Pubblicato su "Il Domani" del 18 settembre 2007)

venerdì 18 gennaio 2008

Meliusum - L'Affascinu

L’AFFASCINU
(Tra magia e credenza pagana)

La fede religiosa ha sempre accompagnato la vita di tutte le persone del nostro paese malgrado ciò dalla notte dei tempi si e` sempre creduto nella magia (meglio definita "magaria") nel Malocchio e nell’Affascinu. Nelle nostre case era facile trovare insieme alle immagini sacre il corno il ferro di cavallo il nastro rosso anche nelle culle ("nache") dei neonati. Secondo le credenze questo serviva a scacciare il malocchio e l’affascino. Dell’affascino erano generalmente colpiti i bambini (raramente anche i grandi). Anticamente c’erano e forse ci sono anche adesso pregiudizi nei confronti delle donne in particolare coloro alle quali venivano attribuiti poteri particolari; Allora bastava un’occhiata un complimento una parola in più e’ si attaccava l’affascinu. Fortunatamente esistevano ed esistono ancora persone in grado di rimuoverlo e guarire. Generalmente le guaritrici erano persone anziane gelose delle loro conoscenze e che avevano ricevuto in dote l’iniziazione a ciò nella notte di Natale da altre donne esperte e gelose quanto loro. Dai miei ricordi emergono Aiello Rosa (za Rosa e mulinari), za Nziana, za Delina(e l’occhi russu), za Mariangela dei Viesci, ed Angelina Lovece. Colui che era affetto del cosiddetto affascinu doveva ricorrere alla guaritrice direttamente o tramite altra persona in questo ultimo caso alla guaritrice doveva pervenire un qualcosa d’intimo della persona affascinata generalmente un fazzoletto o se trattavasi di bambini un camicina. Era cosi' che cominciava llu spascinu. L’affascinatu o chi lo rappresentava doveva fare il segno della croce sulla fronte per sette volte mentre la donna iniziava a recitare quanto segue.

Chine t’affascinau u core li s’abbunnau
U core cculla’ mente e llaffascinu u n’e` nente
Thri te ligaru thri te sciundieuru
U pathre u fhigliuolu e llu spiritu santu
Si e` uominu mu` ammuscia
Si e` fhimmina mu` cascula


Poi si recitava il Padre nostro e l’ave Maria per sette volte. Alla fine il Gloria Se la spascinatrice sbadigliava durante la recita del Padre nostro il malato era stato affascinato da un’uomo se sbadigliava all’ave Maria da una donna. Il Gloria era un’ atto ringraziamento a Dio. Alla fine del rito si tornava a casa e al 99% dei casi la persona affetta dall’ affascino era guarita o cominciava a dare segni di miglioramento.

Storie di Brigantaggio a Migliuso - I Valienti

I VALIENTI (I valorosi)

I valienti altri non erano che i componenti della famiglia Scalise, proprietari del fondo denominato Valente, oggi di proprietà al novanta per cento delle famiglie Fragale e Vescio.
La famiglia Scalise era composta da quattro fratelli:Giuseppe Antonio – Domenico – Antonio e Saverio (detto Pettinicchiu). Denunciati dall’amante di Parafante (una ragazza di Decollatura) vennero arrestati il 15/febbraio/1811 con l’accusa di avere dato rifugio e protezione nel loro fondo di Valente al brigante Pietropaolo Mancuso soprannominato Parafante. Furono impiccati insieme alla madre Cassandra Mancuso e gli altri familiari il 14 marzo 1811 a Nicastro. Le loro teste vennero mozzate dal corpo ed appese a monito sulle querce, nella valle sottostante il loro caseggiato (a Turra). Da allora in poi il luogo venne chiamato a valla e Capuvecchia. Si racconta che il campo di cavoli che si trovava nei pressi non venne mai raccolto da nessuno, primo per paura e secondo per il fatto che i capelli delle teste appese, vi cadevano copiosamente sopra. Non avendo lasciato eredi il fondo venne assegnato in gestione provvisoria a Paolo Fragale, in quanto responsabile per Serrastretta , degli approviggionamenti e i rifornimenti alimentari alle le truppe Francesi.

giovedì 17 gennaio 2008

Il punto sulla giornata - 9a ANDATA recupero








Ora si mette veramente in salita il cammino della formazione dei tre paesi. Se si spera ancora ad un posto nella griglia dei Play-off e' meglio svegliarsi e rimettersi subito in carreggiata perche' se le reali ambizioni sono quelle dimostrate in questa partita allora il progieguo del campionato sara' pieno di difficolta'. Ancora una volta ha dimostrato un buon gioco, anche se rovinato dal forte vento che ne ostacolava la manovra, forse troppi lezionismi che in un torneo quello quello della terza categoria forse sono piu' un lusso che una necessita'. In fondo alla fine della partita viene premiato solo chi sa mettere il pallone in rete e non quelli che deliziano il pubblico con belle giocate. Si sperava in un risultato migliore per centrare l'obiettivo Play-off ma cio' non e' venuto anche per la bravura dello Zagarise a gestire la gara ed a sfruttare il fattore vento con tiri da tutte le angolazioni. La grinta della squadra locale e' stata ricompensata alla meta' del secondo tempo quando gli attaccanti presialani sono stati abili nello sfruttare una fase di contropiede terminata con un forte tiro scagliato dalla lunga distanza che si e' insaccato in fondo alla rete avversaria, complice anche una disattenzione della mediana della Mac nel perdere palla a centrocampo. Da segnalare il debutto, anche se non fortunato, dei baby De Santis e Talarico che di certo speravano in un inizio con un ben altro risultato. Lo Zagarise quindi allunga in classifica raggiungendo l'Amato al quarto posto a quota 20 punti lasciandosi dietro la Mac ed il Magisano, le piu' prossime dirette avversarie per la lotta play-off, a quattro lunghezze di distanza.

Zagarise - MAC 3 1-0
Reti:

Formazione:

1) Fazio Felice '72
2) Iuliano Oscar > < Talarico
3) Scalise Giuseppe
4) Cantafio Giuseppe > < Sinopoli
5) Cianflone Alessio
6) Critelli Bruno
7) Fiala' Andrea
8) Matarazzo Francesco
9) Mancuso Antonio
10) Di Giorgio Gianni
11) Lucia Paolo > < De Santis

12) Iuliano Marco
13) De Santis Alessandro
14) Talarico Andrea
15) Della Porta Maurizio
16) Felicetti Bernardino
17) Sinopoli Antonio
18) ///

All. Lucchino Francesco
Indisponibili:
Lucia Ant., Lucia G, Cerminara, Fazio Felice '68, Iuliano A, Iuliano S, Galluzzi, Pulice e Lucia Adr
Squalificati: Iuliano D.

martedì 15 gennaio 2008

Canzoni Popolari - A Riturnella


A RITURNELLA




Hoi rindina chi vai ppe mare e mari
Fhermate mu te dicu due parole
(2 volte)

Vorra jettare na vuciata amare
Mu viju si rispunde llu mio bene
(2 volte)

No nun rispunde nno’ illu e luntanu
Un sente mancu u suonu da’ cammpana
(2 volte)

Sutta de na fhrischera staju dormiendu
L’amuri mio me staiu nsonnandu (2 volte)

Pue me rispigliu ccu ll’uocchi de chjantu
Me stricu l’uocchi emme passa llu chjantu
(2 volte)

Damme lu muccaturu oi ca’ to lavu
E te lu spandu annu’ ramu de rosa
(2 volte)

Pue cce’ lu dugnu a nna oi migliusara
Ppemmu to stira biellu emmu to ‘nchjca
(2 volte)

Pue ccu llu vientu to vuogliu mandare
Vientu va portaccellu allu mio bene
(2 volte)

Attientu mu nte’ cade oi supra u mare
Ca’ pierdu li sigilli de’ stu core
(2 volte)

Dedicato alle anime inquiete che non potendo fare altro emigrano...

Amaru chillu chi' nun tene casa
e nna fhatiga ppemu tira avanti
vene trattatu cumu nu rugnusu
specie de chine sunu i benestanti.

G. Della Porta

lunedì 14 gennaio 2008

Il punto sulla giornata - 11a ANDATA







Se spettacolo doveva esserci, lo spettacolo non e' mancato! In questa partita dal risultato tennistico si sono battute due squadre che non hanno badato tanto sul difensivo ma hanno lottato per 90 minuti a suon di gol ed emozioni da ambedue le parti. Il rammarico dei falchetti e' l'aver terminato la prima parte del match in vantaggio compiendo una grande ed imprevedibile rimonta. Ma andiamo nel dettaglio cercando di riassumere l'andamento della gara che ha visto la N. Pontegrande portarsi rapidamente in vantaggio già nelle prime battute della gara ma dopo appena quattro minuti e' stata raggiunta sul pari dalla squadra ospite. Dura poco questo risultato visto la girandola di gol che seguirà in questa prima frazione di gioco che vede prima la capolista riportarsi in vantaggio e nei minuti finali prima dell'intervallo la rimonta della Mac che con due gol mette in seria apprensione la regina della classe. Il mister della squadra ospitante avrà strigliato a dovere i suoi giocatori nell'intervallo visto che partono su di giri nel secondo tempo riprendendo le redini del gioco ed anche il predominio della gara con tre gol che taglierebbero le gambe a qualsiasi squadra avversaria. Ma non e' cosi' ed anche se la Mac si difende con la sostituzione del bomber Iuliano con il difensore Sinopoli, riduce lo svantaggio segnando con Iuliano Alex (autore di una doppietta) portandosi sul 5-4. La partita però si incattivisce visto che il bomber Iuliano Dino si fa espellere a gioco fermo per un brutto e quantomeno inutile fallo sul numero 11 avversario. La squadra ospite, con in testa il mister Lucchino, comincia a crederci nella grande impresa ma svanisce a pochi minuti dal termine quando la N. Pontegrande mette fine ai sogni biancazzurri con il gol del definitivo 6-4. Se dovessimo dare un giudizio a questa gara forse potremmo dire di aver assistito ad una partita di stile britannico, gara dallo stile non eccepibile dal punto di vista tattico ma che ci ha riservato mille emozioni e forse per la complicità degli spazi in campo (viste le non grandi dimensioni del terreno di gioco di Sellia) sembrava di assistere ad una partita di futsal invece che di calcio. Comunque se da una parte abbiamo avuto la conferma di una superba superiorità della N. Pontegrande, squadra non esteticamente brillante dal punto di vista tattico ma sicuramente molto dotata di pragmatismo e concretezza nel saper sfruttare ogni minima occasione, dall'altra mostra una Mac 3 che sebbene esce sconfitta può ancora giocarsela per un posto d'onore in questo campionato. I falchetti giocano un buon calcio, forse uno dei più pregevoli di questo girone, ma dovranno registrare il pacchetto arretrato che presenta ancora oggi più di una falla e soprattutto dovrà crescere nell'ambito comportamentale visti i numerosi cartellini rossi sventolati a suo sfavore dai direttori di gara in questo girone di andata. Ora dalla formazione dei tre paesi si aspetta una buona prestazione nel recupero infrasettimanale a Zagarise per restare ancora in corsa nel treno Play-off.


N. Pontegrande - MAC 3 6-4
Reti: Mancuso, 2 Iuliano Alex e Matarazzo

Formazione:

1) Iuliano Marco
2) Iuliano Alex
3) Iuliano Oscar > <
Scalise
4) Iuliano Simone
5) Critelli Bruno
6) Cianflone Alessio
7) Mancuso Antonio
8) Cantafio Giuseppe
9) Iuliano Dino > <
Sinopoli
10) Matarazzo Francesco
11) Lucia Paolo

12) Fazio Felice '72
13) Sinopoli Antonio
14) ///
15) Lucia Walter
16) Scalise Giuseppe

17) Della Porta Maurizio
18) Fazio Felice '68

All. Lucchino Francesco

Indisponibili: Felicetti, Lucia Ant., Lucia G, Di Giorgio, Cerminara, Galluzzi, Pulice e Lucia Adr
Squalificati:


Il punto sul Girone F

Fuga a due


"Quando mancano solo due giornate al giro di boa si può parlare sicuramente di una fuga a 2 guidata dall'imbattuta N. Pontegrande che domina la vetta a quota 31 punti e seguita a ruota da un determinato Petronà con solo tre lunghezze di ritardo. La capolista, dopo aver perso per due anni consecutivi sul filo di lana la promozione in seconda categoria, macina punti su punti e riesce a spuntarla anche quest'ultima giornata in un incontro da brividi e dalle mille emozioni terminato sul 6-4 ai danni di un'indomita Mac 3 che dimostra di avere un buon carattere e di potersela ancora giocare per la zona Play-off. Nell'altro big match dell'undicesima giornata la diretta inseguitrice Petronà sfrutta ancora una volta la zona cesarini e conquista l'intera posta solo nei minuti di recupero dopo una gara combattuta contro il sorprendente Amato. Non destano grosse sorprese i restanti incontri in cartello, i giallorossi del Vena si portano al terzo posto scavalcando l'Amato, dopo una buona vittoria per 3-1 che la vede prevalere su un Magisano che non solo esce sconfitto ma lascia anche la zona Play-off. Chi ne approfitta è sicuramente il team presilano di Zagarise padrone del campo contro il malcapitato Miglierina che finisce per prenderne 6 senza segnare neanche il consolatorio gol della bandiera. In chiave Play-off bisogna ricordare che la griglia e' del tutto provvisoria visto che mercoledì sarà recuperato l'incontro Zagarise-Mac 3 che sicuramente vedrà le due squadre darsi battaglia in una vero e proprio scontro diretto che consoliderà una delle due squadre nella zona che conta. Risale la china l'Uesse che si porta a 14 punti dopo il vittorioso derby contro il Salcamp, la partita si e' svolta in molto guardingo ed entrambe le squadre si sono studiate a vicenda intervallando la gara con poche ma clamorose azioni da rete. Alla fine la spunta la squadra del presidente Di Maio con una grande rete del baby Maltese. Vince ancora la Cicalese che porta a 2 le vittorie consecutive consolidando la propria serie positiva vincendo con un classico 2-0 in trasferta a Cropani sul campo del Carrao caduto nuovamente in penultima posizione. Pareggio scialbo dal classico risultato ad occhiali tra Santacroceravolo e Cerva che non serve a nessuna delle due squadre che non fa altro che mantenerle in una bassa posizione in graduatoria. Chiude la classifica la cenerentola Miglierina, ancora a zero punti e con 63 reti subite, che fedeli allo spirito decoubertiano continuano umilmente a giocare tutte le partite dimostrando che il calcio prima di tutto è un gioco e non conta solo il risultato".

Antonino Della Porta