mercoledì 23 gennaio 2008

una struttura alberghiera attrezzata

SERRASTRETTA - Dal Comune assicurano che si stanno sollecitando contatti con imprenditori, tra i quali qualche straniero, per cercare di realizzare nel centro montano un ambizioso progetto: un grande insediamento turistico-alberghiero, ben attrezzato, con centro-benessere, strutture sportive e altre finalizzate alla convegnistica, per valorizzare le risorse naturali, dare impulso all'economia, favorire l'occupazione e il popolamento della zona. Si tratta di uno degli obiettivi "di grossa portata" che gli amministratori avrebbero posto al centro della gestione del Comune. L'area interessata, circa 25 ettari di terreno comunale in una zona a monte dell'incrocio stradale Condrò e del rifugio forestale, è in una posizione panoramica e raggiunge i mille e duecento metri di altitudine sul mare. Potrebbe estendersi sino al confine con il comune di Decollatura e al limite del bosco di faggi, linea di demarcazione del cosiddetto Sic (Sito d'interesse comunitario) individuato dal ministero dell'Ambiente. Da lì si può godere l'incantevole spettacolo naturale dei golfi di S. Eufemia e Squillace, vale a dire del Tirreno e dello Jonio. Conferirebbero in futuro maggiore valore alla zona opportuni sistemi di collegamento con le grandi vie di comunicazione di Lamezia Terme. Si è pensato perfino a «un collegamento rapido con elicottero mediante la realizzazione di una pista di atterraggio nell'ambito dell'area attrezzata». Oltre ad alberghi, ristoranti, centro-fitness, l'insediamento dovrebbe comprendere villette residenziali, campi da tennis e di calcetto, piste ciclabili, percorsi naturalistici, un piccolo specchio d'acqua, un palazzetto dello sport, attività commerciali per la valorizzazione dei prodotti locali nonché una piscina coperta, di cui una vasta parte dell'entroterra è sprovvista. Il grosso complesso, da prevedere nel prossimo strumento urbanistico, dovrebbe sorgere «nell'assoluto rispetto delle caratteristiche planoaltimetriche e naturali esistenti». Un valore aggiunto sarebbe il polmone verde della vicina faggeta comunale, "un'oasi di bellezze paesaggistiche" di circa duecento ettari, dove potrebbe istituirsi addirittura un parco naturale popolato di animali adatti al luogo, quali daini. Una faggeta unica, con fusti che possono raggiungere i trentacinque metri di altezza e un metro di diametro, un sottobosco dai mille colori e affascinanti leggende di briganti, di misteri che si tramandano. Per attuare il progetto bisognerebbe investire, ovviamente, milioni di euro, ricorrendo a capitali privati, a qualche "strumento d'ingegneria finanziaria" e alla concessione "ultratrentennale" dei terreni comunali. Positive le ricadute economiche anche sul Comune, attraverso la riscossione dei tributi: oneri di urbanizzazione, Ici, Tarsu, ecc. «La presenza per l'intero arco dell'anno di un considerevole numero di persone, se si considera pure la fruizione delle attrezzature sportive e delle sale per convegni -si sostiene al Comune - porterebbe vantaggi all'economia del comparto agricolo, di quello artigianale, del commercio e del terziario in genere, con benefici per le attività turistiche e agrituristiche già esistenti. Una ricaduta senza precedenti e di rilevanza straordinaria sullo sviluppo economico e sociale della zona». Ma, perché il sogno dell'amministrazione non rimanga tale e possa tradursi in realtà, anzitutto bisogna reperire gli indispensabili finanziamenti. Un'impresa tutt'altro che facile, ma che, se si riuscisse a portare a compimento, produrrebbe vantaggi per la comunità, dall'ampliamento occupazionale all'auspicabile attenuazione del triste fenomeno dello spopolamento, che attanaglia le aree interne, prive di forti motivi di richiamo socio-economico e spesso servite da un'inadeguata rete viaria. Intanto rimane ferma l'intenzione dell'amministrazione di riattivare una vecchia centrale idroelettrica. Creata negli anni Trenta da un intraprendente concittadino, utilizzando l'acqua del torrente Fiumarella e sfruttando l'accentuata pendenza della zona, l'impianto fece diventare Serrastretta l'unico paese del comprensorio ad essere fornito d'energia elettrica. Energia che produsse fino agli anni Cinquanta, quando la centrale venne assorbita dall'Enel. Poi la costruzione di altre centrali rese non conveniente la produzione serrastrettese e l'impianto venne dismesso, conservando, però, una certa rilevanza come "prototipo di archeologia industriale". Oggi la ricerca di fonti energetiche pulite, non inquinanti, spinge l'amministrazione a riconsiderare la possibilità di restituire alla comunità la capacità produttiva d'energia elettrica.



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