sabato 26 dicembre 2009

Riapre la nostra Parrocchia

Finiscono le opere di restauro della chiesa di Angoli.

ANGOLI di SERRASTRETTA - Custodisce una reliquia di San Romolo la chiesa parrocchiale di San Giuseppe della frazione Angoli, riaperta sabato scorso (19/12/2009) al culto dei fedeli dopo due anni di lavori. Il fermo delle funzioni religiose si è reso necessario per un'attività di restauro che ha interessato l'interno dell'edificio per un importo complessivo di 222 mila euro, di cui 132 spesi per opere strutturali e 90 per l'estetica. La cifra è stata recuperata tramite finanziamenti regionali e comunali e, soprattutto, grazie alla generosità dei cittadini che hanno collaborato sia economicamente, sia con prestazioni di lavoro volontario.
L'evento è stato salutato con una solenne cerimonia del vescovo Luigi Cantafora che ha previsto la consacrazione del nuovo altare che, come da precetto, deve conservare una reliquia di un Santo (preferito San Romolo, vescovo e martire di Fiesole in provincia di Firenze). Accanto al pastore della diocesi lametina i parroci del luogo, don Pino Fazio, don Isaac e don Antonio Astorino, il diacono Antonio Porcaro, ed il direttore dell'ufficio tecnico della curia don Mimmo Vernì.
In chiesa oltre 500 fedeli di ogni età, buona parte dei quali in piedi, hanno assistito emozionati e soddisfatti alle due ore di liturgia. Tra i credenti diverse autorità civili e politiche, tra i quali il sindaco Renato Mascaro.
«La chiesa – ha esordito il vescovo – è ritornata all'antico splendore, con uno stile confidale in linea con lo spirito della nostra comunità».
La parrocchia, legata alle origini della frazione, presenta colori lucenti, archi, affreschi e statue di straordinaria bellezza da innalzare l'edificio sacro a vera opera d'arte. Un obiettivo raggiunto con un'attività di restauro divisa in due fasi. In un primo tempo si è dato vita ad interventi strutturali, con iniezioni di cemento nelle pareti per fortificare i muri ed evitare lesioni che, per un lungo periodo, hanno rappresentato un pericolo. In un secondo momento si è badato all'aspetto, realizzando anche un nuovo impianto luce e di riscaldamento che nella serata inaugurale ha fatto sentire il suo effetto nonostante i 7 gradi di temperatura.
«Sono fatiche – ha sottolineato monsignore Cantafora – che hanno prodotto i risultati sperati, merito anche dei sacerdoti del posto, delle suore e di una comunità che ha fortemente voluto e sostenuto con ogni mezzo la ristrutturazione della casa dei fedeli. Motivo in più per essere fieri ed accogliere con gioia il Natale».
Un messaggio augurale che il vescovo ha lanciato circondato da decine di bambini in festa, illuminati dai flash dei tanti che hanno inteso portare a casa un ricordo memorabile. Nei discorsi evocativi finali don Isaac ha spiegato il significato delle immagini sacre, suscitando ulteriore ammirazione, e Antonio Scalise l'ingegnere che ha diretto i lavori, oltre ad elencare i dettagli delle operazioni portate a compimento, ha auspicato a breve l'inizio delle attività per la ristrutturazione delle pareti esterne.
La manifestazione è terminata con un divertente momento sociale, fatto di musica, tradizione e fuochi d'artificio.
La scuola elementare è stato il luogo del secondo ritrovo per una degustazione di dolci e prodotti tipici.

martedì 1 dicembre 2009

Uno di Noi...

Nella terribile solitudine del dolore,
con affetto ci stringiamo alla famiglia Cianflone
ricordando l'amico che continuava a spendere
la sua vita al servizio della comunita'.

Ci amera' dal cielo come ci ha sempre amato.

Ciao Francesco


L'Ass. Meliusum e la Direzione di Adelpor
si uniscono al dolore per l'improvvisa scomparsa del caro Francesco.

lunedì 30 novembre 2009

Viaggiando sul Nilo


Prelude

Walls climb the ivy
And Khartoum, poised on its unamputated foot
Singing
Will the Nile ever escape into sleep?
We were the most loving of lovers, children trickling from us
- What name do you give me?
- I call you Presence of Earth
Come closer then
- What will be the taste of grief?
- …………………..
And we parted!

Sura

The Nile flows quietly…
Seeping through the city's silence
And the burning sorrows of villages.
Now friends no longer exchange greetings each morning
No longer recognize each other.
Everywhere one sees them, these one-time prophets,
Poverty-stricken, sipping their tea, their tears,
Speechless.
They hide death in their fraying clothes,
And all they can say to our children is: patience.
They fade into the trees, commit suicide
At night, derive from alcohol
Their arguments, embark on futile wars
With their women, give up
Their prayers, then disappear.
Walls climb the ivy
And Khartoum, sitting in a café
Smoking
In the dark you can't tell apart
Muggers from those whose journeys they'd cut short.
We were lovers, looking for our children
Who were breaking into bakeries, stealing fire
From the ovens' throats.
- What name do you give me?
- I call you earth's Fiery Anger
So rise up
- What will be the taste of ashes?
- …………………….
And we parted!

Sura
Fire is the opposite of Water
And Smoke is a memory that prepares us only for ash.
Water is the opposite of Fire
And the waves are like maps, rippling across the land.
And the girl? She is somewhere between this heart and this knife…
City - you're a handful of grains of wheat, tucked
Into the purses of usurers and slave-traders.
And the black men
Are approaching, approaching. River Nile
To what deserts are you taking my reflections? You depart
And I stand among the horses, by your gate,
And my soul would embark on a holy journey too,
For the silence suspended between us
Is a language floating among the ruins of a beautiful, vanished past.
O River Nile, father
Were the trees merely windows reflecting women's sorrows,
Or have your waters shattered their images,
Drowned the history of women,
And painted forever their meadows the colour of poverty?
Poverty invades the children's playgrounds, leaving
Them silent, accursed, their heritage
Only anger and disbelief.
The Nile opens his arms
Speaks to the migrant birds
Falls silent
Reigns
And never sleeps
Never sleeps
The Nile drinks dry the desert's tavern,
Gets drunk on dumps of toxic waste,
Must survive in the city, falling apart
Each night, rising up through its history
And never sleeps
Never sleeps
The drums began with the sun
And its light filtered songs that entered into the pores of the soul.
In the river's shallows boats sheltered from toil and wind.
Now the carnivals of the blacks take fire
And the Nile has burst through the layers of time.
And, see, the kingdom of Maroe appears
And the face of the Nubian lover
Who walks among the sorrows of the waterwheels
Searching for warriors among the horses.
Where does the line of ancestral blood begin
And when does the blood loss reach its climax,
O King Piankhy, enthroned ruler of Kush,
A kingdom unravelling in bitter silence?
Shout at the horses, and let
The waters ready themselves.
Let the maps explode. How can the land be lost
When the future belongs to the Nile?
The Nile knows of the disgrace of cities
That have vanished.
Knows of the old times
Yet never speaks.
It is the Nile…
Generations will pass, and there will always be children
Lingering on its banks,
Waiting
For it all to end.

....

Al-Saddiq Al-Raddi

The literal translation of this poem was made by Hafiz Kheir

The final translated version of the poem is by Mark Ford

"Quando il viaggio fisico coincide con il viaggio temporale! In questi giorni ho fatto una crociera sul Nilo, un viaggio che mi ha permesso di andare a ritroso nel tempo e di scoprire quelle che sono le radici della storia egiziana e della storia in generale. E' stato sicuramente un viaggio memorabile, capace di sorprendermi e di emozionarmi. Attraversare il fiume sacro e le terre da lui attraversate mi ha donato un sensazione particolarmente mistica.

Il viaggio sull'affascinante e misterioso Nilo e' una continua scoperta di tutte quelle città, teatro della storia egizia".

Prologo

Egitto: una terra sospesa tra passato e moderno, ancora testimone di una delle più grandi civiltà dell'antichità, un Paese che con le sue tradizioni islamiche e copte, con le sue oasi rigogliose ed i suoi deserti, i suoi maestosi templi e le sue moschee, ha da sempre esercitato un fascino inspiegabile nell'immaginario di ogni viaggiatore. Coniugando la mia passione per l'egittologia a quella per i viaggi, decido di partire alla scoperta di uno dei luoghi più straordinari dell'Africa Mediterranea per ripercorrere l'itinerario degli antichi carovanieri nubiani, che dalle terre più meridionali del regno egizio seguivano l'intero corso del Nilo spingendosi fino al Delta.



La partenza è prevista da Damietta a mezzanotte del 23 Ottobre con un minibus (Hamada e’ il nostro autista) per la volta di Cairo, alle 5,30 abbiamo il volo per Luxor (siamo Carlo, Patrizia, Fiorella e naturalmente io). Si preannuncia una settimana intensa: cinque giorni di navigazione lungo il fiume più lungo del mondo. Nella prima mattinata arriviamo al battello, il Tiyi, che ci porterà fino ad Assuan.


Primo giorno


Iniziamo la nostra visita nel primo pomeriggio nel tempio di Karnak, complesso monumentale vastissimo, dedicato soprattutto al dio Amon. Quello che ci colpisce subito e’ il lungo viale di sfingi dalla testa di montone. Superati i due piloni d'ingresso, siamo accolti da una grande sala ipostila, formata da più di 100 immense colonne con capitelli a forma di pianta di papiro. Le colonne sono alte ben 23 metri! Stupiti dalle dimensioni gigantesche di ogni cosa, ci perdiamo tra le rovine dei vari templi e cappelle per più di due ore, fino a ritrovarci sulle sponde del lago sacro per contenderci la poca ombra di una palma da datteri, sognando una bottiglietta di una bevanda rinfrescante. Fiorella approfitta della sosta per compiere sette giri intorno alla statua di un grande scarabeo sacro (La leggenda vuole che le donne che compiranno 3 giri attorno allo scarabeo, si sposeranno entro l’anno, quelle che ne compieranno 7, rimarranno incinte entro l’anno). Intanto io scatto le ultime foto all'obelisco di Hatshepsut, dove, in via del tutto eccezionale, si sono conservati gli unici cartigli che portano ancora il suo nome. Prossima meta: tempio di Luxor. Il tempio è simile a quello visto finora ma ha due particolarità: ospita al suo interno la moschea di Abu el-Haggag e uno degli obelischi che si trovavano all'ingresso è quello portato in patria dai francesi e collocato in Place de la Concorde a Parigi. Nella serata siamo tornati al tempio di Karnak per lo spettacolo di Luci & Suoni. Per oggi le visite archeologiche sono finite.


Secondo giorno


Dopo una bella nottata di sonno (la precedente l’abbiamo passata in bianco), il suono della sveglia mi riporta alla realtà e l'emozione per la visita che mi aspetta inizia a salire. Circa venti minuti dopo la colazione, mi ritrovo sul minibus diretto alla famosa Valle dei Re, insieme alla nostra guida, un ragazzo egiziano di nome Martyro, che ci accompagnerà per l’intero viaggio alla scoperta del suo Paese. In un paese islamico la presenza di una guida turistica copta è un fatto piuttosto raro: Martyro ci dice che ha frequentato l'università e ha imparato l'italiano senza mai aver messo piede in Italia. Con il pullman costeggiamo i numerosi canali artificiali che dal Nilo si estendono fino al limite della zona desertica. Lungo i canali ci sono le abitazioni di fango e mattoni di argilla dei contadini. Martyro ci informa che i contadini egiziani, nonostante l'apparenza, non sono affatto poveri perché solitamente sono proprietari della terra che coltivano. Alcune casette hanno la facciata affrescata, segno che i suoi abitanti hanno compiuto, da buoni musulmani, il pellegrinaggio alla Mecca. Superiamo la striscia verdeggiante di terre coltivate e ci inoltriamo verso il deserto: anche se ancora non si vede nulla, se non un paio di colline rocciose, ci avvisano che siamo arrivati a destinazione: la Valle dei Re. E, mentre proseguiamo verso il cuore della collina, su un'altura si materializza il profilo della casa di Howard Carter, il famoso archeologo che nel 1922 scoprì l'unico sepolcro della valle lasciato quasi intatto dai profanatori, la tomba di Tutankhamon. Scendiamo dal pullman e un trenino per turisti (tristissimo!) ci porta fino all'ingresso della zona archeologica vera e propria. La Valle dei Re, necropoli reale del Nuovo Regno (1570-1085 a.C.), conta ben 62 tombe, di cui la maggior parte purtroppo fu profanata già in epoca faraonica. L'unica tomba trovata intatta è appunto quella di Tutankhamon; tutti gli oggetti che vi furono rinvenuti sono oggi conservati al Museo del Cairo. Ci infiliamo nella prima delle tre tombe che visiteremo, quella di Ramses IV. Siamo tutti sorpresi dalla miriade di geroglifici che ci accoglie fin dalla soglia della galleria che conduce alla stanza del sarcofago. Subito individuo alcune caratteristiche fondamentali dei lunghi testi in bassorilievo: i cartigli, ossia figure ellittiche che contengono il nome del faraone, e il tradizionale simbolo egizio, l'ankh o chiave della vita, a forma di croce uncinata. Alcuni disegni, rigorosamente di profilo, mantengono ancora gli antichi colori. Il soffitto della sala del sarcofago raffigura la dea Nut, simbolo della volta celeste. Rimanere ad osservare ogni particolare dei bassorilievi e ogni dettaglio dei testi è un'esperienza unica ed emozionante, soprattutto immaginando la tomba appena affrescata e ancora colma di tesori. La seconda tomba che fa parte del nostro programma di visita è quella di Thutmosi III, scavata direttamente nella roccia viva della collina a molti metri di profondità. Anche questo sepolcro è riccamente decorato, ma il caldo è insopportabile e tutti siamo impazienti di uscire all'aria aperta. Ci dirigiamo quindi verso la tomba di Merenptah, nella quale è ancora possibile vedere l'enorme sarcofago antropoide in granito: rimane un mistero come abbiano fatto gli antichi costruttori a calare il blocco di pietra fin quaggiù... Nella vasta sala ipostila del sarcofago mi chiedo quale spettacolo doveva offrire questa grande tomba con le sue ricchezze purtroppo ormai perdute. Dopo la visita alla Valle dei Re ci dirigiamo in pullman verso il tempio della regina Hatshepsut (Nuovo Regno, XVIII dinastia, 1490-1468 a.C.). La collina di roccia rossa in mezzo al deserto forma qui un'immensa semicirconferenza che sembra creata ad arte per accogliere il maestoso edificio. Il tempio, incastonato nella roccia, è formato da tre splendide terrazze colonnate, collegate tra loro da una larga rampa che divide la costruzione in due parti perfettamente simmetriche. Il tempio fu progettato e costruito dall'architetto Senmut, secondo famoso architetto egiziano dopo il più noto Imhotep, autore della piramide a gradoni di Zoser a Saqqara. La leggenda vuole che Senmut fosse, oltre a primo architetto reale, l'amante della bella regina e che abbia costruito questo tempio proprio per immortalare l'amore che lo legava alla sovrana. La regina Hatshepsut è passata alla storia per essere stata una delle poche donne faraone nel corso delle tante dinastie. Figlia di Thutmosi I, dopo la morte del padre entrò in contrasto con il nipote del defunto faraone ed ebbe la meglio nelle lotte dinastiche che seguirono, ascendendo ella stessa al trono d'Egitto. Si dice che portasse le barba posticcia e che indossasse abiti maschili per affermare la propria sovranità agli occhi del popolo. Con la morte della regina e la presa di potere di Thutmosi III, i cartigli che portavano il nome di Hatshepsut e le immagini che la raffiguravano vennero cancellati, affinché la memoria della donna-faraone cadesse per sempre nell'oblio.Ci rimettiamo sul minibus ma ci fermiamo quasi subito in una delle svariate fabbrichette artigianali di Alabastro poste lungo la strada.Dopo una breve sosta e qualche acquisto ci avviamo verso la Valle delle Regine.Situata a sud-ovest della Valle dei Re, questa necropoli a partire dalla XVII dinastia, ma in prevalenza durante la XIX e la XX era destinata a regine e principi reali. Tra il 1903 e il 1906, gli scavi diretta da Ernesto Schiaparelli hanno portato alla luce molte delle ottanta tombe della necropoli, alcune incompiute e purtroppo nessuna intatta. Sono tombe meno vaste di quelle dei re e decorate diversamente, mancano i pozzi e sono rare le raffigurazioni dei cicli relativi al viaggio del Sole nell'aldilà. Molteplici sono invece le scene del Libro dei Morti e le immagini dei defunti davanti alle varie divinità. Notevoli sono la cura dei particolari, l'equilibrio delle composizioni e l'intensità dei colori.La tomba più importante scoperta da Schiaparelli è quella di Nefertari, moglie di Ramesse II.Importanti anche quelle dei figli di Ramesse III, Khaemuaset e Amonherkhopeshef. Nella tomba della principessa Amhose fu anche rinvenuta la mummia e una delle più antiche decorazioni del Libro dei Morti oggi conservate al museo Egizio di Torino. Sulla strada per tornare sul battello ci fermiamo a fotografare i celebri colossi di Memnone. Le due statue (alte 16 metri) sono tutto ciò che rimane dell'antico tempio di Amenofi III, monarca che le statue infatti rappresentano a dispetto del loro nome. Nel 27 a.C. un terremoto aprì nei colossi lunghe fenditure responsabili del fenomeno per cui le statue, all'alba, quando la pietra cominciava ad asciugarsi dall'umidità della notte, emettevano un suono simile alla vibrazione di una corda di chitarra. Per questo motivo i Greci identificarono i colossi con Memnone (personaggio della leggenda omerica), ritenendo che salutasse con il canto la madre Aurora. Con il restauro del III secolo d.C., voluto dall'imperatore romano Settimio Severo, i colossi smisero di "cantare". Ci avviamo tutti verso il battello per il pranzo, una doccia e un riposino mentre inizia la navigazione verso sud fino ad Edfu. La sera, assistiamo dal ponte al passaggio della chiusa di Esna per superare il dislivello di sette metri che ci separa dal tratto del Nilo Esna-Assuan.


Terzo giorno


Anche la nostra seconda notte in battello è trascorsa, quindi, alle 7.00 del mattino, ci ritroviamo tutti a fare colazione aspettando impazienti l'inizio della visita al tempio di Edfu. Durante la notte il nostro battello ha navigato verso sud fino alla cittadina di Edfu, a metà strada tra Luxor ed Assuan, meta finale della crociera. Dopo essere scesi dalla barca, prendiamo le tipiche "carrozzelle" per raggiungere il tempio di Horus. Partiti dalla sponda sinistra del Nilo, attraversiamo il mercato, tentando di fare qualche fotografia qua e là quando il guidatore rallenta la corsa del cavallo. Arriviamo a destinazione per l'ennesima volta presi d'assalto da decine di venditori: qui si trova proprio di tutto, dai vestiti alle cartoline, dalle statuette di finto basalto ai tipici copricapi locali, dagli scialli di lino alle collane di semi profumati. Ma non abbiamo tempo da perdere e rimandiamo a dopo gli acquisti per dirigerci verso il tempio che si staglia imponente davanti a noi, spuntando come per magia dai tetti delle bancarelle. Il tempio di Horus è più recente di quelli di Karnak e Luxor, risale infatti all'epoca tolemaica e la sua costruzione iniziò nel 237 a.C., anni in cui la terra d'Egitto era ormai sotto la dominazione greca. I Greci continuarono a erigere templi secondo i modelli più antichi, rispettando le tradizioni culturali dell'antico popolo egizio ed usando ancora la scrittura egiziana per eccellenza, il geroglifico; ma il simbolismo e il valore religioso della planimetria del tempio e delle sue iscrizioni in epoca tolemaica erano ormai andati perduti. In ogni caso, il tempio di Edfu costituisce ancora il modello esemplare di tempio egizio, con la sua cinta muraria, le due torri che formano il pilone di ingresso, il vasto cortile interno, la sala ipostila e il "sancta sanctorum", l'area più segreta del tempio riservata ai soli sacerdoti, nella quale venivano custodite la barca sacra e la statua della divinità. Il tempio di Edfu è dedicato a Horus, il dio dalla testa di falco, figlio di Osiride e di Iside, immagine divina di ogni faraone e del suo potere regale. Infatti, ad accoglierci sulla soglia del santuario, c'è proprio la statua di un falco, alta ben 3 metri, che porta le due corone del Basso e dell'Alto Egitto. Ci facciamo scattare una foto di gruppo proprio sotto lo sguardo vigile di Horus, sperando di godere della sua protezione durante tutto il nostro viaggio. La visita al tempio è finita e, sempre in "carrozzella", ritorniamo al battello per pranzare. Prima di rientrare aquistiamo i vestiti tipici egiziani (galabeya) per la festa di questa sera. Gran parte del pomeriggio trascorre lungo il fiume sacro proseguendo la navigazione verso sud per raggiungere Kom Ombo. Comodamente seduti sul ponte superiore ci servono il pranzo proprio per farci assistere ai pittoreschi paesaggi situati sulle coste del fiume, si può infatti ammirare il paesaggio lungo il Nilo: palme da datteri, capanne di contadini, campi coltivati, barchette azzurre ancorate a riva, isolette lussureggianti che dividono il fiume in due rami e più oltre solo deserto. Man mano che si procede verso sud i campi con il loro verde brillante lasciano posto alle tinte calde del deserto ed il paesaggio inizia a cambiare: il letto del fiume si fa sempre più stretto e le dune di sabbia più vicine; vediamo anche numerose rovine di antichi templi e ingressi di tombe sconosciute che si affacciano direttamente sul Nilo. Nel pomeriggio arriviamo a Kom Ombo. La visita al tempio "doppio", dedicato alle due divinità Sobek e Haroeris, è ancora più affascinante per via dell'ora del giorno. Le pareti e le colonne si colorano di arancione e rosa, illuminate dagli ultimi raggi di Atum-Ra, il Sole della mitologia egizia. Alcune decorazioni conservano i colori originali e lo spettacolo risulta ancora più bello. Questo tempio fu costruito in onore del coccodrillo sacro, animale di cui questo tratto del Nilo abbondava in età faraonica. A lato del corpo centrale del tempio, sono custoditi in una stanzetta poco illuminata tre esemplari mummificati di coccodrillo. Usciti dalla zona archeologica, ci diamo agli affari contrattando con i locali. Tornati sul Tiyi, dopo un bicchiere di karkade’ per dissetarmi e una doccia, ci vestiamo con la galabeya in occasione della cena egiziana che è stata organizzata. Nel frattempo, la navigazione lungo il Nilo continua.


Quarto giorno


Dopo una notte intera di navigazione, siamo giunti nella cittadina di Assuan, sulla riva destra del Nilo. In questo tratto il fiume sacro si divide in numerosi piccoli rami che conferiscono al paesaggio un carattere particolare, che avremo modo di ammirare durante la gita in feluca organizzata per il pomeriggio. Assuan è famosa soprattutto per la Grande Diga, eretta nel 1960-64, da cui ha avuto origine il lago Nasser, che deve il suo nome al presidente Gamal Abd en-Nasser, che ne volle la costruzione per migliorare i settori agricolo ed economico dell'Egitto moderno. A inaugurare la nuova giornata egiziana è la visita alla Diga Vecchia di Assuan (costruita all'inizio del XX secolo e ingrandita alla fine degli anni Venti), a cui segue quella alla Grande Diga, situata 8 km più a monte. Dalla strada sopraelevata che si trova sulla diga si scorgono verso nord il profilo dell'isola Elefantina e dei palazzi di Assuan, nonché i tanti rami del Nilo che rendono questo luogo unico al mondo, verso sud il grande lago Nasser, che si estende per ben 500 km fino al Sudan, bagnando i piedi dei templi di Abu Simbel. Da qui sopra ci si rende davvero conto di quanto sia enorme la Grande Diga con i suoi 3600 metri di lunghezza e 111 di altezza, profonda alla base di 980 e alla sommità di 40 metri e con un volume complessivo di 42,7 milioni di metri cubi! Soltanto l'imponenza della Grande Piramide di Cheope mi farà sentire ancora più piccola di così... Nonostante le grandi migliorie riscontrate in molti settori dell'economia dopo la costruzione della Diga di Assuan, sono stati numerosi anche gli svantaggi di questa monumentale impresa: innanzitutto l'aumento di salinità nella zona del Delta, poi il drastico cambiamento dell'ecosistema, gli svantaggi nel campo della pesca e così via. Uno dei danni più gravi causato dalla costruzione delle due dighe è stato forse quello che ha colpito i numerosi templi che si trovano lungo le rive del fiume, soprattutto in Nubia, che sarebbero stati sommersi dalle acque del lago Nasser senza l'intervento dell'UNESCO. Quattordici templi, tra cui il famoso tempio di Abu Simbel, sono stati salvati dalle acque grazie alla loro accurata ricostruzione, dopo averli smontati, in luoghi più sicuri. I templi nubiani quindi non si trovano più nei siti originari, ma fortunatamente è ancora possibile ammirare la loro straordinaria bellezza. Dopo la visita alla Grande Diga, ci rituffiamo nel passato con un salto di 3500 anni. Senza sosta, ci avviamo con Martyro (o Romero come erroneamente lo chiamava Patrizia!) verso il Nilo per salire su una barchetta a motore che ci porterà fino all'isola di Agilkia. Quella di Agilkia è una delle tante isolette di cui questo tratto del fiume abbonda, ma ha una particolarità, quella di ospitare il complesso monumentale di File, salvato per miracolo dalle acque nel 1972-80. Il tempio di File (Epoca Tarda, XXX dinastia, IV secolo a.C.), che si trovava sull'omonima isola, fu infatti semisommerso con la costruzione della Diga Vecchia e solo negli anni Settanta si provvide a scomporlo in varie parti e a trasferirlo su un'isola più alta, quella di Agilkia, che lo ospita ancora oggi. Le colonne del tempio portano ancora il segno delle acque del Nilo. Collocato su questa isoletta verdeggiante e circondato dal fiume, il tempio si intona armoniosamente con il paesaggio e merita davvero qualche foto scattata dalla barca. La nostra prossima meta è infatti un'antica cava di granito, materiale per cui questa zona era famosa già nell'antichità (e da cui si ricavavano i blocchi per la costruzione dei templi), per vedere il misterioso obelisco incompiuto. Su una piccola collinetta affiora dalla roccia, steso in orizzontale, un obelisco, scolpito in un unico pezzo di granito, lungo circa 40 metri. L'obelisco risale probabilmente al periodo della regina Hatshepsut e fu lasciato incompiuto, intrappolato nella roccia per l'eternità, forse a causa delle crepe che si erano aperte nel granito. Prima di tornare al porto di Assuan, dove ci aspetta una particolare gita in feluca, l'imbarcazione a vela tipica del luogo, ci fermiamo in una fabbrica di papiro (Osiris Papyus) dove dopo una dimostrazione pratica di come si lavora abbiamo comprato qualche papiro. Non appena arrivati al porto ci rechiamo all'imbarcadero dove ci aspetta una feluca. Da lontano vediamo l'Isola Elefantina. L'origine del nome di questa grande isola fluviale è ancora poco chiara: probabilmente deriva dalle numerose rocce che ricordano le zampe di un elefante che affiorano dall'acqua, mente una teoria più semplice vuole che l'appellativo "elefantina" sia motivato dalla forma dell'isola stessa, una testa di elefante. L'ipotesi più plausibile è però quella che può essere definita "storica" secondo la quale questo particolare nome deriva dalle numerose carovane di passaggio, formate appunto da elefanti, dei principi della Nubia che si dirigevano verso Tebe o Menfi per rendere omaggio al faraone. Al tempo dei faraoni, infatti, in queste zone non era rara la presenza di animali esotici (oggi diffusi soltanto nell'Africa più meridionale a causa del lento processo di desertificazione), quali leoni, gazzelle, struzzi ed anche elefanti, come dimostrano alcuni reperti della tomba di Tutankhamon che raffigurano scene di caccia al ghepardo o al leone; per non parlare dei numerosi ventagli di piume di struzzo o delle vesti in pelle di leopardo trovati da Carter nella medesima tomba. L'Isola Elefantina è famosa anche perché fu proprio qui che nel 230 a.C. il greco Eratostene tentò la misurazione della circonferenza terrestre.Costeggiamo quindi l'Isola degli Alberi o Isola Kitchener, a nord-ovest dell'Isola Elefantina, oggi orto botanico dove crescono numerosi tipi di rare essenze tropicali asiatiche e africane. Ritornati alla nostra motonave, ci aspetta dopo un pomeriggio libero, avevamo pensato di andare a visitare il villaggio nubiano ma alla fine abbiamo deciso di trascorrerlo sul battello. Questa è l'ultima sera di crociera sul Nilo perché domani, dopo una tappa ad Abu Simbel, partiremo per il Cairo.


Quinto giorno


All'alba del 27 ottobre ci svegliamo non troppo presto (5,30), di solito si fa la levattaccia (alle 3,00), ma ce la siamo scampata. Prendiamo un volo che in 40 minuti ci porterà ad Abu Simbel per visitare i grandiosi templi di Ramses II. L'aereo rimane il mezzo più comodo per raggiungere il sito archeologico di Abu Simbel, che si trova a 250 km da qui sul confine con il Sudan, anche se una gita in 4X4 sarebbe stata senza dubbio più affascinante. Ben presto iniziamo ad atterrare all'aeroporto turistico di Abu Simbel, planando dolcemente a pochi metri dalla superficie del lago Nasser, su cui si affacciano i due famosi templi. Finalmente a terra, possiamo scorgere in lontananza le colline che ospitano i due edifici. Il Grande Tempio ed il tempio di Hathor, costruiti dal celebre Ramses II (Nuovo Regno, XIX dinastia, 1290-1224 a.C.), furono spostati durante gli anni Sessanta per salvarli dalle acque che li avrebbero altrimenti sommersi: oggi due colline artificiali ospitano i templi, smontati e poi rimontati 64 metri più in alto rispetto al sito originario.Lo spettacolo è straordinario: la distesa d'acqua del lago Nasser brilla sotto i raggi del sole, che si alza lentamente fino a raggiungere lo zenit illuminando le facciate dei due templi. La maestosità dei quattro colossi di Ramses II del Grande Tempio è davvero indescrivibile. Il volto sereno di Ramses rimarrà inalterato nell'eternità, nonostante il trascorrere dei millenni, fisso verso l'orizzonte. Queste gigantesche figure del sovrano (sono alte ben 20 metri!) portano il nemes sormontato dalla doppia corona dell'Alto e del Basso Egitto, pettorali e bracciali su cui sono incisi i cartigli con le varie titolature del faraone. Scatto numerose foto alla facciata e finalmente sono pronta ad entrare attraversando il grosso portale, sormontato da una nicchia che ospita la figura di Ra-Horakhty, nella forma di un falco, dio protettore del tempio e simbolo del sole che sorge.I bassorilievi e i geroglifici sulle pareti celebrano le gloriose imprese belliche del faraone ed in particolare la nota battaglia di Qadesh, in cui secondo la cronache egiziane Ramses II sconfisse Muwatalli e l'esercito ittita. Attraversati il pronao ed il vestibolo con le loro magnifiche raffigurazioni, si giunge al sacrario, che ospita le statue di Amon-Ra, Ptah, Ra-Horakhty e del faraone stesso divinizzato. Hala ci spiega che, secondo la tradizione egiziana, all'alba di due particolari giorni dell'anno i raggi del sole nascente, passando attraverso il portale d'ingresso e fendendo l'oscurità del tempio, arrivano ad illuminare i volti delle divinità, escluso quello di Ptah. Sulla destra del Grande Tempio c'è il tempietto di Hathor, fatto erigere da Ramses per omaggiare la bella moglie Nefertari, incarnazione vivente della dea Hathor. Le scene scolpite sulle pareti interne sono di incredibile bellezza e testimoniano l'amore che legava il faraone alla regina. Lasciandoci alle spalle le storie d'amore e di guerra dei templi di Abu Simbel riprendiamo l'aereo per tornare ad Assuan. Dopo il pranzo al sacco preparatoci dallo staff del Tiyi, salutiamo a malincuore le acque del Nilo che ci hanno tenuto compagnia durante questi giorni. Per la seconda volta nella stessa giornata, ci rechiamo all'aeroporto di Assuan. Destinazione: Il Cairo. Un'oretta e mezza di volo e ci troviamo immersi nella vita frenetica di una delle più grandi metropoli africane. Ci rimettiamo in viaggio verso Damietta con il minibus guidato da Hamada e come i classici film il calar del sole sembra voler dare la fine al nostro viaggio. Domani ritroveremo ancora il Nilo ma solo alla sua foce.


Antonino Della Porta

venerdì 13 novembre 2009

Cancello d'Autunno

Cancello d'autunno 1° edizione 21 novembre 2009


Sabato 21 novembre ore 19:00.

L'Associazione culturale "PRIMAVERA", organizza una manifestazione in piazza San Giorgio.
1° edizione " Cancello d'autunno "serata gastronomica dove si degusterà i tradizionali "CAPPELLAZZI, MINESTRA CONSUMATA E VINO NOVELLO".









http://associazioneprimaveracancello.blogspot.com/

lunedì 2 novembre 2009

Campane a festa e non a lutto per la mistica Natuzza Evolo

La popolana analfabeta diceva di aver ricevuto le stimmate e il dono dell'ubiquità

MILETO (VIBO VALENTIA) - Hanno suonato a festa e non a lutto domenica mattina le campane a Paravati di Mileto per la morte di Natuzza Evolo, la «mistica» morta la scorsa notte a causa di un blocco renale. A deciderlo è stato il parroco di Paravati, don Pasquale Barone, che aveva un rapporto molto stretto con Natuzza e le è stato vicino nei momenti di sofferenza provocati dalle malattie di cui era affetta. CHI ERA - Natuzza, una popolana analfabeta del luogo, diceva di aver ricevuto le stimmate fin dall'età di 10 anni, di avere il dono dell'ubiquità e di parlare coi morti. Natuzza era anche conosciuta per la sua capacità di parlare con gli Angeli, con i Santi e con le anime dei defunti e per le stigmate che si arrossavano sulle sue mani nel periodo di Quaresima. Aveva 85 anni ed era malata da tempo. La mistica è morta nella casa anziani della fondazione Cuore immacolato di Maria, da lei stessa voluta e costruita con i soldi delle offerte dei fedeli.

L'OMAGGIO - «Oggi è un giorno di festa e non di lutto - ha detto il parroco per spiegare la sua decisione - perché Natuzza è tornata al Padre». Intanto sono state già centinaia le persone che hanno reso omaggio alla salma di Natuzza, composta nella camera ardente allestita nel Centro per anziani della Fondazione «Cuore immacolato di Maria rifugio delle anime» realizzato grazie alle centinaia di donazioni fatte dai fedeli che in tanti anni erano stati vicini alla mistica, dimostrandole vicinanze e devozione.

Chi è Natuzza Evolo di Paravati

Paravati è la frazione più popolosa e attiva del comune di Mileto con circa 3000 abitanti, nella provincia calabrese di Vibo Valentia.
L'attuale centro abitato, si estende su un insieme di colline dolcemente ondulate ed è attraversato dalla Statale 18 Salerno-Reggio Calabria.
Il centro storico di Paravati risulta caratterizzato da 3 rioni: "la lupa" esposta al sole di mezzogiorno, "la marina" da dove si porge lo sguardo verso il porto di Gioia Tauro e "la chiesa vecchia".
Il 23 Agosto 1924 nasce Natuzza Evolo, avvolta da un mistero che oggi gratifica la storia di Paravati.
A 20 anni sposa il compaesano Pasquale Nicolace nella chiesa Santa Maria degli Angeli. La giovane coppia va ad abitare in una povera casetta, testimone silenziosa di visioni, colloqui, canti, messaggi dell'aldilà, Natuzza viene definita "la radio che trasmette dalla dimensione dell'eterno". Nonostante i fenomeni, Natuzza diventa madre di 5 figli, oggi felicemente sposati.
La vita di Natuzza è semplice e umile, povera e nascosta, ma allo stesso tempo straordinaria, per il nascere e crescere di alcuni fenomeni di cui lei è ignara spettatrice e docile strumento.
Natuzza non è mai andata a scuola, non sa leggere né scrivere. Fin da bambina ha il dono della bilocazione e di parlare con l'angelo custode, un bambino di ottonove anni che la guida e la consiglia nel dare risposte che solo una persona colta potrebbe dare.
Vede Gesù, la Madonna, San Francesco di Paola, Padre Pio e altri santi. Vede i defunti e conversa con loro, ha sudorazioni ematiche più evidenti durante la Quaresima con l'aggiunta delle stimmate che si trasformano, a contatto con bende o fazzoletti, in emografie : testi di preghiera in varie lingue, calici, ostie, Madonne, cuori, corone di spine.
Fin da ragazza Natuzza capì che la sua missione è di dare una parola di conforto alla gente. Così la sua casa in tutti questi anni ha visto migliaia di persone passare da lei affidandole sofferenze, angustie, invocando conforto e luce. E lei, facendosi carico delle loro sofferenze, da a tutti una parola di conforto, di speranza e di pace, una risposta certa, il sorriso e la gioia.

IL MIO TESTAMENTO SPIRITUALE

"Non è stata una mia volontà - lo sono la messaggera di un desiderio manifestatomi dalla Madonna nel 1944. quando mi è apparsa nella mia casa, dopo che ero andata sposa a Pasquale Nicolace. Quando l'ho vista, le ho detto "Vergine Santa. come vi ricevo in questa casa brutta?" Lei mi ha risposto: "Non ti preoccupare, ci sarà una nuova e grande chiesa che si chiamerá Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle anime e una casa per alleviare le necessità di giovani. anziani e di quanti altri si troveranno nel bisogno". Allora ogni volta che io vedevo la Madonna, le chiedevo quando ci sarebbe stata questa nuova casa, e la Madonna mi rispondeva: "Ancora non è giunta l'ora per parlare". Quando l'ho vista nel 1986 mi ha detto: "L'ora è giunta". Io, vedendo tutti i problemi delle persone, che non c'e posto dove ricoverarle, ho parlato con alcuni miei amici che conoscevo e con il parroco don Pasquale, e allora loro stessi hanno formato questa Associazione. L'Associazione è per me la sesta figlia, la più amata.
Allora ero decisa a fare un testamento. Lasciai stare pensando che forse ero una pazza. Invece adesso ho riflettuto per volontà della Madonna. Tutti i genitori fanno testamento ai loro figli ed io lo voglio fare ai miei figli spirituali. Non voglio fare preferenza per nessuno, per tutti uguale! A me questo testamento sembra buono e bellissimo . Non so se a voi piace.
In questi anni ho appreso che le cose più importanti e gradite al Signore, sono l'umiltà e la carità, l'amore per gli altri e la loro accoglienza, la pazienza, l'accettazione e l'offerta gioiosa al Signore di quello che mi ha sempre chiesto per amore suo e delle anime, l'ubbidienza alla Chiesa.
Ho avuto sempre fiducia nel Signore e nella Madonna.
Da loro ho ricevuto la forza di dare un sorriso e una parola di conforto a chi soffre, a chi e venuto a trovarmi e a posare il proprio fardello che ho presentato sempre alla Madonna, che dispensa grazie a tutti quelli che hanno bisogno.
Ho imparato anche che é necessario pregare, con semplicità, umiltà e carità, presentando a Dio le necessità di tutti, vivi e morti.
Per questo la "Grande e bella casa" dedicata al Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime, sarà inunzitutto casa di preghiera rifugio di tutte le anime, luogo per riconciliarsi con Dio, ricco di misericordia, e per celebrare il mistero dell'Eucarestia.
Ho sempre avuto un'attenzione particolare per i giovani, che sono buoni ma sbandati. Che hanno bisogno di una guida spirituale, e di persone, sacerdoti e laici,. che gli parlano di tutti gli argomenti. meno di quelli del male.
Datevi con amore, con gioia, con carità e affetto per amore degli altri.
Operate con opere di misericordia. Quando una persona fa un bene ad un'altra persona non può rimproverarsi il bene che ha fatto, ma deve dire: "Signore ti ringrazio che mi hai dato la possibilità di fare il bene" e deve ringraziare anche la persona che le ha permesso di fare il bene. E' un bene per l'una e per l'altra. Sempre si deve ringraziare Dio quando si incontra l'occasione di poter fare del bene.Così penso che dobbiamo essere tutti e in particolar modo coloro che vogliono dedicarsi all'Opera della Madonna, altrimenti non ha valore.
Se il Signore vorrà, ci saranno sacerdoti, ancelle riparatrici e laici che si dedicheranno al servizio dell'Opera e alla diffusione della devozione al Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime.
Se volete accettate queste mie povere parole perchè sono utili per la salvezza della nostra anima. Se non vi sentite, non abbiate timore perché la Madonna e Gesù vi ameranno lo stesso. Io ho avuto sofferenze e gioie e ne ho ancora: ristoro all'anima mia. Rinnovo il mio amore per tutti. Vi assicuro che non abbandono nessuno. Voglio a tutti bene. E anche quando sarò dall'altra parte, continuerò ad amarvi e a pregare per voi. Vi auguro che siate felici così come sono io con Gesù e la Madonna".

Natuzza Evolo
11 febbraio 1998
Natuzza, la Fondazione e i Cenacoli di Preghiera

"Non è stata una mia volontà - ricorda Natuzza. Io sono la messaggera di un desiderio manifestatomi dalla Madonna nel 1944 quando mi è apparsa nella mia casa, dopo che ero andata sposa a Pasquale Nicolace. Quando l'ho vista, le ho detto "Vergine Santa, come vi ricevo in questa casa brutta?" Lei mi ha risposto: «Non ti preoccupare, ci sarà una nuova e grande casa per alleviare le necessità di giovani, anziani e di quanti altri si troveranno nel bisogno e una grande chiesa che si chiamerá Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle anime»".

Così il 13 maggio 1987, su ispirazione di Natuzza e con l'assenso del Vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, Mons. Domenico Cortese viene costituita l'Associazione denominata "Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime", che successivamente diviene Fondazione di religione e di culto, approvata con decreto dal Vescovo, civilmente riconosciuta dal Ministero dell'Interno dello Stato Italiano e annotata al n. 140 del Registro delle Persone Giuridiche presso la Prefettura di Vibo Valentia. In quanto iscritta al al n° 379 del Registro Regionale di Volontariato, la Fondazione è una ONLUS.
Lo spirito che guida nel suo essere e in ogni suo operare la Fondazione, è costituito dalla volontà di Natuzza, manifestata nel suo testamento spirituale.
Con l'acquisizione di terreni e vecchi fabbricati radicalmente ristrutturati, la Fondazione da vita a un primo insediamento operativo e sede della stessa: il Centro Anziani "Mons. Pasquale Colloca" e in seguito al Centro Servizi alla Persona "San Francesco di Paola", in fase di completamento.
Per volontà di Natuzza e sotto sua indicazione viene realizzata la Statua del Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime. "La Madonna - racconta Natuzza - è bellissima! Mi appare molto giovane, come una ragazza di 1516 anni, vestita di bianco, con la pelle scura, sollevata da terra e tutta piena di luce: «Io sono la Mamma tua e di tutto il mondo. Io sono il Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime»". La statua la rappresenta con le braccia aperte, leggermente inclinata in avanti come una mamma che si piega ad accogliere il figlio.
Ed è in nome e per volontà della Madonna, venerata sotto questo titolo, che nascono i Cenacoli di Preghiera, riconosciuti dal Vescovo e diffusi in Italia e nel mondo. Ogni anno migliaia di fedeli si ritrovano a Paravati per festeggiare solennemente il Cuore Immacolato di Maria rifugio delle Anime.
E la Madonna, rinnova il suo accorato invito a moltiplicare i Cenacoli per la conversione delle anime, per la riparazione dei peccati e la pace nel mondo.
Natuzza e la Chiesa
Eppure, in un passato ormai lontano, l'atteggiamento della Chiesa non era favorevole a Natuzza. Anche lei, purtroppo, come Padre Pio e altre personalità mistiche, nel 1940 ha subito la sfortuna di una "diagnosi a distanza" di padre Agostino Gemelli, che, pur non avendola mai incontrata, l'ha bollata ugualmente come isterica. Gemelli consigliava al vescovo Paolo Albera di tenersi lontano, indifferente, sostenendo che in questo modo i suoi fenomeni sarebbero svaniti.
Svanirà invece la prudente diffidenza delle autorità ecclesiastiche, di fronte all'"ottima impressione" ricevuta dalla vita umile, povera e obbediente di Natuzza. Come ha detto, dopo averla conosciuta, un gran fustigatore dei costumi come il gesuita padre Bartolomeo Sorge, ex direttore de «La Civiltà Cattolica», «l'umiltà, se uno ce l'ha, traspare anche se sta zitto. Se uno non ce l'ha, anche se dice ad alta voce "sono umile", si capisce che è un gran superbo. Natuzza è un'anima umile e questo è il segno della presenza di Dio... Il secondo aspetto che mi ha colpito davvero molto è la sua preghiera, lo spirito di adorazione e di amore che questa donna offre al Signore. Quando questi due elementi vanno insieme, si può stare tranquilli che c'è un'opera di Dio sostanziale».
Il nuovo vescovo di Mileto, monsignor Domenico Tarcisio Cortese, più volte ha espresso pubblicamente il suo giudizio estremamente positivo su Natuzza, sottolineando come sia «una donna di pazienza, di grande fede, che obbedisce alla Chiesa e non si è mai lasciata strumentalizzare dal denaro, non ha mai ceduto a questa tentazione che avrebbe potuto renderla miliardaria, con le folle che vanno da lei... Natuzza non costituisce un problema per la Chiesa, il problema è semmai la gente che va da Natuzza, perché spesso le chiedono di tutto e di più. Io penso che la maggior parte delle persone escano dalla sua casa con una serenità di spirito che non facilmente si ottiene andando dai padri spirituali. E quindi una persona che va molto rispettata».
P.S.: Per sapere di più sulla vita e i carismi di Natuzza Evolo bisogna leggere i sette volumi del professor Valerio Marinelli, Edizioni Fondazione del Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime.
La Madonna ha un progetto per noi: La villa della gioia
In questi anni Natuzza ha parlato del grande progetto che la Madonna ha preparato per noi. Si chiama "La villa della gioia". La Madonna le ha fatto vedere e visitare come fosse già realizzato. Nella Villa della gioia c'è l'attuale Centro Anziani "Mons. Pasquale Colloca" e il Centro Servizi alla Persona "San Francesco di Paola in fase di completamento. In futuro ci sarà il Centro "Ospiti della speranza" per malati terminali, con annesso "Villaggio del Conforto", che servirà ad ospitare i familiari degli ammalti.
Questo Centro attraverso il "Viale della Misericordia" porterà al grande complesso dedicato alla riabilitazione, dal nome "Recupero della speranza".
Il tutto, attraverso il "Viale della salvezza" porterà alla chiesa dedicata al Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime.
La grande e bella chiesa ha la forma di un grande cuore aperto, il cuore della Madonna, rifugio di tutte le anime, e dentro un piccolo cuore, il cuore di Natuzza che nel suo grande amore ci porta a Gesù, a Maria, ai fratelli. Avrà una capienza di 3.000 posti a sedere e un piazzale che potrà contenere fino a 15.000 persone.
E' il grande desiderio della Madonna e di Natuzza.
Il 30 maggio 2006 Natuzza ha dato inizio ai lavori del primo lotto della grande e bella chiesa, con la prima colata di cemento.
Estratto dal documentario "Natuzza Evolo di Paravati", di Luigi M. Lombardi-Satriani e Maricla Boggio (1985). "Certo, i fenomeni che si manifestavano attraverso Natuzza erano straordinari; ma l'impulso che ci spingeva a voler realizzare un film di cui lei fosse al centro, ci veniva dalla grande capacità di rasserenazione che Natuzza possedeva nei confronti di quanti andavano da lei, a qualunque livello sociale o culturale appartenessero. In una civiltà provata dalla solitudine e dal dolore come la nostra, ci pareva che questa capacità, al di sopra degli eventi inspiegabili che tuttavia ci attiravano come particolarissimi, taluni unici e irripetuti, fosse il fenomeno di maggior rilievo" (M. Boggio).

Informazioni:
Fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime
Via Umberto I, n. 153 - 89852 Paravati (Vibo Valentia) Calabria - Italia
Tel. 0963.336478 - Fax 0963.337081
Fonte: http://www.fondazionenatuzza.it

giovedì 29 ottobre 2009

VENTESIMA SAGRA DELLA CASTAGNA AD ANGOLI DI SERRASTRETTA

La cultura ed il paesaggio si sposano con la gastronomia


31 Ottobre 2009 - XX Sagra della Castagna

Sabato 31 ottobre p.v. su iniziativa dell’associazione culturale e teatrale Tommaso Mazzei, si svolgerà ad Angoli di Serrastretta (CZ) la XX sagra della castagna. La sagra ha ottenuto sin dalla prima edizione un notevole successo, per la bontà delle prelibate castagne che si uniscono alla stupenda cornice tipicamente montana del reventino con l’intento sia di esaltare e festeggiare la castagna di Serrastretta , che è stata nei secoli uno dei nutrimenti principali degli abitanti, che di fare un connubio tra cultura, paesaggio ed enogastronomia. La Coldiretti di Catanzaro- Vibo Valenzia e Crotone, parteciperà a questo invitante appuntamento con alcuni stand allestiti da Donne Impresa e Giovani Impresa. Con questo spirito ed intendimenti, verranno preparati gustosissimi manicaretti e tante altre specialità a base di castagne con le immancabili caldarroste. L’accogliete comunità angolese ogni anno si impegna al massimo delle proprie energie per la buona riuscita della manifestazione. Il programma prevede nella mattinata, alle ore 11,00 la Santa Messa e nel pomeriggio l’apertura degli stand espositivi e gastronomici e a fine serata il taglio della torta edizione 2009. Sponsor di questa sagra sono la regione Calabria, la provincia di Catanzaro, la Comunità Montana reventino Tiriolo –Macuso, il Comune di Serrastretta, la Coldiretti e l’Urbi Calabria.

martedì 13 ottobre 2009

... Al Mondiale Under 20

In vita mia non ho mai assistito dal vivo ad un mondiale di calcio, daccordo e' solo un mondiale di squadre giovanili, ma cio' che si vive e' quel senso di appartenenza ai colori del tuo paese natale, una magia ed un’ emozione che ti trasporta in una sensazione diversa e strana che ti coinvolge ad una sorta di festa. E' stato solo un caso, visto che lavoro in Egitto, che ho potuto assistere alle partite e quando giocava l'Italia mi sono fatto anche 3/4 ore di auto per raggiungere lo stadio, ma la soddisfazione di aver visto e sostenuto un manipolo di ragazzi semisco­nosciuti che hanno saputo infiammare me e l’Italia intera mi ha ripagato di tutto. Certo la delusione e’ grande per una semifina­le (sarebbe stato un traguardo storico!) sfumata davvero in modo rocambolesco nell’incredibile partita di Suez (2-3 ai supplementari in 8 contro 10) persa con l’Ungheria. Ma gli azzurrini escono dal mondiale Under 20 con un carico di simpatia e di notorietà per lo­ro sconosciuto e del quale devono molto proprio al loro allenatore. Che però, coe­reente fino in fondo a se stesso, non ri­sparmia loro le critiche dopo la sconfit­ta coi magiari. Bisogna ribbadire che Rocca non ha potuto portare in Egitto il meglio del calcio italiano under 20, visto che ai Santon, Balotelli, Poli, Paloschi, Ranoc­chia e via di seguito che, pure in età fanno ormai parte dell’Under 21, anche gli Okaka, i D’Alessandro ed altri do­dici giocatori gli sono stati negati dai rispettivi club. Insomma, arrivare ai quarti di fina­le di un mondiale con le terze scelte non è cosa da tutti e questo mette il ct al riparo di qualsiasi critica dal fronte federale che sull’Under 20, quando arriva il mondia­le, si trova sempre in un certo imbaraz­zo proprio per la scarsa disponibilità dei club a dare i giocatori. Su questo fronte bisogna rifletterci e vergognarsi!!! Ma non fermiamoci troppo su questo aspetto, altrimenti sminuiremo il risul­tato straordinario di tutti i ragazzi che van­no elogiati per l’impegno che hanno messo in fase di preparazione e anche nelle partite. Al di là della delusione per il mancato ingresso in semifinale, devo dire che mi ha fatto piacere che la gente si sia divertita e abbia adot­tato con simpatia questa squadra, che solo in questa rassegna può farsi apprezzare. Ai ragazzi bisogna augurare comun­que di fare una buona carriera nel calcio pro­fessionistico, se lo meri­tano, ma non sarà faci­le.


martedì 6 ottobre 2009

Proteste per la chiusura dell'ufficio Pt ?!?

ANGOLI - Stampante rotta, poste chiuse. E' l'amara realtà che si sta verificando da circa tre settimane ad Angoli, piccola frazione di montagna del comune di Serrastretta nota, in modo principale, per la sagra della castagna. L'ufficio postale ha abbassato le saracinesche per l'interruzione della macchina necessaria al rilascio delle ricevute e all'attestazione di qualsiasi operazione.
Innumerevoli i disagi provocati all'utenza di una zona popolata da numerosi anziani, costretti a viaggiare su strade serpeggianti per il semplice pagamento di una rata o, ancora, per inviare una raccomandata. La situazione mercoledì scorso ha provocato lo sdegno dei residenti, molti dei quali hanno manifestato occupando la sede dell'ufficio postale. Anziani, donne, uomini e bambini, chi armato del libretto della pensione e chi altro della tessera elettorale, ha chiesto chiarimenti agli addetti ai lavori e fatto conoscere il proprio malessere per la chiusura prolungata dell'esercizio pubblico, che alza strani dubbi.
«Ci sembra veramente esagerato – hanno dichiarato i manifestanti – che siano indispensabili, a questo punto, più di tre settimane per riparare una stampante. Crediamo, invece, che la circostanza nasconda ben altre intenzioni, come la chiusura definitiva dell'ufficio postale, altrimenti si sarebbero previste soluzioni alternative».
L'agitazione, se non altro, ha ottenuto un primo piccolo, ma significativo risultato: un funzionario di poste italiane è giunto sul luogo per incontrare i dimostranti. Il dirigente ha illustrato la situazione, i motivi del ritardo che si sta verificando e, soprattutto, ha avviato le procedure per una celere risoluzione del problema.
«Ci è stato detto – hanno spiegato i cittadini – che il 2 ottobre si sarebbero presi opportuni provvedimenti per riaprire a breve la sede postale che serve la nostra comunità e le tante località limitrofe».
Accanto al funzionario di poste e telecomunicazioni sono intervenuti anche i carabinieri della locale compagnia, più che altro per le formalità di rito visto che la protesta si è mantenuta su livelli democratici e civili. Ma la paura tra i residenti non è del tutto scomparsa, nonostante le rassicurazioni ricevute dal dirigente.
«In precedenza – hanno detto gli abitanti – alcuni di noi hanno sollecitato la riapertura dell'importante ufficio, venendo in tal senso spesso e volentieri garantiti. Nulla, però, è accaduto in queste tre lunghe settimane. Non vorremmo restare nuovamente delusi, poiché la stagione delle piogge è imminente ed i disagi potrebbero ben presto aumentare».
Gli intoppi iniziali dall'improvvisa chiusura della filiale sono stati anche superati in virtù della presenza dei turisti che, provvisti di auto, hanno fatto da navetta sopperendo agli scarsi collegamenti viari. Molti residenti, soprattutto anziani, hanno affidato le proprie incombenze a persone che ritornano nella frazione di Serrastretta soltanto nel periodo estivo. Quando però, le vacanze sono terminate, il problema dell'isolamento che generalmente accomuna i paesi di montagna ha fatto emergere, in tutta la gravità, il disagio provocato dall'improvvisa interruzione del servizio postale.
«A lamentarsi – precisano gli abitanti – non sono soltanto persone senza un mezzo di trasporto, ma anche i proprietari delle attività commerciali costretti a ritagliarsi un po' di tempo per recarsi, quasi quotidianamente, al più vicino ufficio per operazioni di poca consistenza. Tale mancanza pertanto, contribuisce ad emarginare i paesi dell'entroterra e ad indebolirne le già fragili economie».
Sono una serie di preoccupazioni esposte durante la giornata di protesta «che – hanno fatto sapere i manifestanti – se necessario continuerà fino a quando sarà presa una soluzione comune che soddisfi le nostre esigenze».
Senza posta, dunque, Angoli si sente più isolato. «Riteniamo il servizio – spiegano gli angolesi – fondamentale per mantenere in vita le realtà esistenti, non è semplicemente un fatto di comodità. Anche le manifestazioni per esempio, che aggregano giovani e fungono da attrattiva, importanti o meno che siano, potrebbero subire delle ripercussioni. A tali iniziative non dobbiamo e possiamo rinunciarci, perché promuovono il territorio ed i talenti».
Il pensiero volge subito alla sagra della castagna, che si tiene nel mese di novembre, e che nel 2008 ha tagliato il traguardo della 19. edizione, divenendo un momento espositivo e degustativo di notevole importanza. Dietro la celebrazione del frutto c'è un fitto lavoro di comunicazione e divulgazione che l'assenza di un ufficio postale renderebbe complicata. Così come tante altre attività, pubbliche e private, che necessitano di un'informazione puntuale, tanto a ricevere quanto a spedire.

giovedì 10 settembre 2009

2 anni insieme

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Il piacere di vivere è fatto anche di piccole cose... come poter iniziare un’altro anno insieme sul nostro blog che merita di essere festeggiato tutti i giorni! Che sia il più bello di quelli fino ad ora trascorsi e il primo di tanti altri fantastici e dai desideri esauditi. Oggi è per noi un giorno davvero particolare: ci ritroviamo più esperti di ieri, dell'altro giorno, della scorsa settimana... ci ritroviamo con 1 anno di più. Questa giornata spero sia una di quelle che non si dimentica... Con un sorriso auguro al nostro blog un buon compleanno!



martedì 8 settembre 2009

Sagra dell'Olio

Migliuso, 29 Agosto 2009, SAGRA DELL’OLIO

Suscita buone sensazioni l’appuntamento di fine estate a Migliuso, la sesta sagra dell’olio, organizzata dall’associazione il Miglio. Presenti al convegno l’imprenditore lametino Dott. D’Ippolito che ha illustrato la sua opinione sullo sviluppo olivicolo nelle nostre zone: “la commercializzazione del prodotto deve essere fatta in modo serio,l’associazionismo è un ottimo passaggio, ma non basta, l’agricoltore deve esser bravo ad associare il giusto prezzo alla giusta qualità del prodotto”. Prezioso è stato l’intervento del presidente del C.I.O.C. (N.d.R.: Consorzio Interprovinciale Olivicolo Calabria) Felice Nanci: “Il comune di Serrastretta è uno dei sei comuni associati al CIOC, e ciò è molto importante, affinché cresca nel comune una forma di associazionismo, corsi di formazione professionale e altre iniziative per implementare l’imprenditoria locale. L’olivo in Calabria è in fase di abbandono, ma non sarà mai abbandonato del tutto. Ciò succede anche e soprattutto per cause burocratiche, che molte volte non agevolano il lavoro degli imprenditori, anche a causa delle lungaggini legislative. Una forma di aiuto che offre il CIOC è l’assistenza tecnica agli imprenditori, svolgendo fra l’altro un monitoraggio sugli oliveti e consigliando se e quando intervenire con trattamenti sul prodotto, tutto ciò solo se strettamente necessario. La Calabria deve puntare sui mercati di nicchia, andando verso la qualità, in modo da combattere la globalizzazione. Molto importante è anche la tracciabilità del prodotto. Il buon associazionismo può portare ad un marchio di qualità unico, in modo da creare un buon impatto anche sul marketing del prodotto.”

Da segnalare inoltre l’intervento al convegno del Sindaco di Serrastretta Renato Mascaro, Franco Fazio per la Coldiretti, e l’assessore alle politiche sociali Franco Cantafio, il quale ha fatto le veci di casa ed ha funto anche da moderatore. Chiude il convegno la presidente dell’associazione Il Miglio, Rosamaria Vescio, con un appello ed un’esaltazione dell’olio locale, come vera risorsa del paese. Presenti all’evento molti stand, tra i quali ha creato entusiasmo lo stand dell’artigiano Pino D’Amico di Miglierina, scultore del legno d’olivo. Inoltre presenti lo stand dell’azienda agricola fratelli Vescio, lo stand dell’azienda dell’imprenditore agricolo Domenico Fragale, già socio del CIOC, lo stand della lavorazione Infissi di Agostino Vescio e lo stand del miele dell’apicoltore Francesco Cianflone di Cancello. Ha allietato la serata il cantante Max Lo Turco, dunque l’evento ha offerto, oltre all’intrattenimento di carattere culturale quale il convegno, anche un intrattenimento musicale e gastronomico, con degustazione di prodotti tipici del posto. L’associazione Il Miglio ringrazia il comune di Serrastretta e la Regione Calabria per il patrocinio offerto.

Posted by giuseppe cantafio on agosto 31st, 2009


martedì 1 settembre 2009

Riunione MAC 3

ASD MAC 3


CONVOCAZIONE RIUNIONE


A seguito dell’ultima riunione svolta lunedì u.s. che ha visto la

partecipazione di un bel gruppo di persone volenterose, si è deciso

di fondare la nuova società sportiva, pertanto siamo lieti di invitare

altre persone che vogliono far parte del direttivo presso il campo

sportivo di MIGLIUSO, in tale occasione verrà definito il direttivo

della stessa

.

lunedì 7 settembre 2009

ore 21,00


Vista l’importanza dell’evento, e dei punti all’ ordine del giorno si prega di non mancare.

- Eventuali modifiche allo statuto della società sportiva MAC 3;

- Elezione del consiglio direttivo.

lunedì 24 agosto 2009

Triangolare AMICA

Molto rumore si e' sentito nei giorni seguenti al Triangolare AMICA...
Contestazioni e messaggi di vergogna sono rimbalzati su internet e tra le piazze dei tre paesi come se la cosa più importante del torneo fosse solo la rissa tra Migliuso e Cancello...
Certo lo spirito "AMICA" non si incarna in tutti i partecipanti del torneo ed a volte la voglia di conquistare il trofeo e dimostrare che si e' i migliori ci spinge ad una vera e propria battaglia.
Ma dobbiamo ricordarci che "AMICA" oltre ad essere l'acronimo dei nostri tre paesi e lo spirito amichevole che deve aleggiare sul nostro triangolare... e ci sta pure qualche polemica ognittanto ma non si deve mai sfociare in atti di violenza.
Io credo che non si debba vergognare e non si debba infangare chi ha creduto in questo torneo e chi lo ha organizzato anche quest'anno a dispetto di tante persone che vorrebbero solo cancerlarlo perché non sono capaci di rimboccarsi le maniche nella programmazione e nell'organizzazione di un evento sportivo che e' già giunto alla sua decima edizione.
E credo inoltre che ci dovremmo solo vergognare di mostrare, alla gente che ci viene a vedere giocare ed alle persone emigrate che ritornano ogni anno nel loro paese natio, queste scene di violenza del tutto gratuite.
Non voglio aggiungere altro e non voglio creare altre inconvenievoli ed inutili polemiche ma lasciatemi solo dire che la parola "MAI PIÙ..." deve essere un punto cardine nello credo calcistico che governa il triangolare AMICA.
Un mai più che deve essere uno stimolo nella prossima edizione dove se potessi chiedere qualcosa di sicuro chiederei un maggior rispetto verso gli avversari, una maggior correttezza agonistica ed uno spirito più amichevole nelle gare... e sempre per incarnare lo spirito sportivo chiederei che nelle prossime edizioni la compagine biancorossa di Angoli possa avere la meglio sulle altre, visto che da diversi anni non poggia più le mani sulla coppa.

Ma ora cari miei compaesani "Migliusari" godiamoci questa coppa, che resterà sempre con noi, e prepariamoci a vincere ancora...

Onore a Migliuso, ai giocatori gialloverdi ed a chi ha organizzato la festa finale.

Antonino Della Porta

sabato 22 agosto 2009

Triangolare AMICA - MIGLIUSO 2009


TRIANGOLARE AMICA 2009

MIGLIUSO 2009


1° incontro Angoli vs Cancello 1 - 2
2° incontro
Migliuso vs Angoli 3 - 0
3° incontro Migliuso vs Cancello 2 - 1


Classifica:

MIGLIUSO 6 (CAMPIONI)

CANCELLO 3

ANGOLI 0



mercoledì 19 agosto 2009

Triangolare AMICA - MIGLIUSO 2009









MIGLIUSO


convocati per il Triangolare AMICA di giovedi' 20/08/2009

Fazio Felice '72;
Cianflone Alessio;
Mascaro Andrea;
Mascaro Ilario;
Galluzzi Luca;
Lucia Francesco;

Avolio Manuel;

Avolio Pino;

Mazza Saverio;

Albino Antonello;

Mazzei Giuseppe '82;

Mazzei Giuseppe '83;

Scalise Renato Bruno;

Mancuso Antonio;

Mazza Sergio;
Mascaro Michael;
Mete Luigi;
Cantafio Giuseppe U.


All. Lucchino Francesco

ci scusiamo in caso di errori nella lista.

lunedì 17 agosto 2009

X Triangolare AMICA - Migliuso 2009


X TRIANGOLARE AMICA
MIGLIUSO 2009

19-20 AGOSTO 2009

Anche ques'anno le tre compagini di Angoli, Migliuso e Cancello si contenderanno l'ambitissimo trofeo AMICA, giunto ormai alla decima edizione.
L'organizzazione del torneo e della festa finale sarà a cura della popolazione di Migliuso, attuale campione in carica e preparatissimo per la conquista definitiva del secondo trofeo AMICA.
Se la squadra rossoblu di Cancello ha conquistato definitivamente la prima coppa ed in graduatoria si puo' freggiare di 4 titoli complessivi conquistati (tre di cui nella prima coppa ed una nel secondo trofeo), la compagine dei tre colli ha gli stessi titoli conquistati (4) ma ripartiti due nella prima edizione e due nella seconda, quindi in caso di ulteriore vittoria potrebbe conquistare per la coppa per sempre e freggiarsi della stella sulle maglie.


PROGRAMMA:

FEMMINILE
19/08/2009 ore 21,00 presso campetto di calcetto "verde attrezzato" di MIGLIUSO

MASCHILE
20/08/2009 ore 17,00 presso campo comunale di MIGLIUSO