venerdì 25 gennaio 2008

Un pezzo di storia di Migliuso

Per chiunque ha vissuto a Migliuso rileggere questo post sara' come ripercorrere con la mente gli anni della gioventu', gli anni spesi tra il platano, le scalinate della chiesa, la bottega e il campetto della Vallarella. Forse ai piu' sembreranno futili racconti, roba di altri tempi di cui e' meglio non parlare ma cio' che importa veramente e' che questa e' la nostra storia e sebbene fatta di poco per noi restera' sempre nei nostri pensieri.

Il vecchio platano e la bottega di mastro peppe


"dedicato ai vecchi amici che insieme a me sono cresciuti sotto il platano in piazza, ovunque essi siano adesso..."














la vecchia bottega di mastro peppe era un posto unico al mondo... era un luogo che c'era e che adesso non c'è più... era difronte casa mia, ma adesso nemmeno quella è più casa mia... ci siamo trasferiti che avevo più o meno undici anni, non ricordo di preciso... ma ricordo perfettamente i primi giorni nella nuova casa: solo, spaesato, non conoscevo nessuno nel nuovo paese e sentivo fortemente la mancanza degli amici d'infanzia... quelli che avevo lasciato lì, a soli due chilometri di distanza, ma per un bambino due chilometri possono sembrare una distanza enorme. Così la mattina mi svegliavo presto, indossavo le mie vecchie scarpe (aperte sulla punta per via dei calci al pallone), una tazza di latte e fette biscottate, un bacio alla mamma e via, in cammino verso il mio vecchio paese... ne sentivo il bisogno, la nostalgia... certe notti nemmeno riuscivo a chiudere occhio, stavo nel letto, stringevo le coperte e fremevo attendendo l'arrivo del mattino per tornare dai vecchi amici che mi aspettavano sotto al platano... già, il vecchio platano! Forte e robusto, vecchio di mille anni, noi eravamo convinti che fosse lì da sempre, dal principio della terra! Era il nostro punto di ritrovo, la nostra base, la nostra protezione... e poi c'era la bottega di mastro peppe, col suo odore di pane caldo, di sarde e di mortadella... noi ragazzi andavamo sempre lì per aiutarlo sapendo che dopo ci avrebbe regalato un panino con mortadella e una gazzosa a testa... lo aiutavamo a scaricare e caricare il camion, a portare la spesa a domicilio, a sistemare in ordine le bombole del gas... per noi era come un vero lavoro, un impegno per tutta l'estate, quando le scuole erano chiuse... quanto ci sentivamo importanti coi nostri calzoncini corti e le ginocchia sbucciate e con 100 lire in tasca eravamo i padroni del mondo! Io poi ero il più fortunato perchè abitavo proprio lì, ci separava solo la strada. Ero sempre il primo ad arrivare e l'ultimo ad andare via... che poi dovevano venire sempre i miei a chiamarmi all'ora di cena perchè, se fosse dipeso da me, sarei rimasto a dormire in bottega attaccato al vecchio flipper. Era la classica bottega di un tempo, con l'intonaco ingiallito dal fumo, con l'insegna del telefono gialla, con la scritta "Sali & tabacchi" all'esterno, con la vecchia cabina telefonica che era anche il centralino del paese... lì arrivavano tutte le telefonate per tutti quelli che, come la mia famiglia, all'epoca non avevano il telefono in casa... e mastro peppe ogni volta che arrivava una telefonata, doveva recarsi a casa di qualcuno per avvisarlo e invitarlo ad andare a rispondere (comare pina, vieni che al telefono c'è tuo zio dall'australia ecc)... a casa mia, oltre che per le telefonate, venivano sempre a chiedere in prestito un apriscatole per aprire le latte di sardine sottosale... loro ne compravano di nuovi, ma gli si rompevano sempre e così utilizzavano il nostro che era indistruttibile... nella bottega di mastro peppe si trovava di tutto, anche le cose più impensabili... tutta la merce era esposta su vecchi scaffali, senza una vera logica, e nessun oggetto era bene in vista... così,capitava di trovare i quaderni per la scuola accanto al veleno per i topi o le caramelle vicino al proraso... ma loro sapevano dove cercare, qualunque cosa gli venisse chiesta! Alle spalle della bottega c'era il bar, diviso da una parete e da uno strettissimo corridoio comunicante... anche il bar era fornitissimo, ma le bottiglie che si svuotavano prima erano quelle della grappa, dello stravecchio branca, dell'anice e del vecchio amaro silano... l'odore più forte, a parte il nuvolone del fumo delle sigarette che proveniva dai tavoli, era quello del caffè, il caffè Guglielmo... ricordo ancora il rumore del vecchio macinino che s'inceppava sempre e che ricominciava a funzionare a suon di pugni... la sala affianco era adibita al gioco delle carte... quattro o cinque tavoli sempre pieni, interminabili partite a tressette, cappe di fumo di sigarette, posacenere colmi di cicche, bestemmie ad alta voce, risate,l itigi e bevute... era il dopolavoro del paese, il ritovo di chi tornava dal lavoro o dalle campagne e di chi era ormai in pensione e passava lì l'intera giornata, preoccupandosi di impicciarsi di tutto e di tutti. C'era anche una piccola sala giochi, con vecchio flipper ed un bigliardino... per giocare dovevi fare sempre una lunga fila, sempre che i ragazzi più grandi ti permettessero di farlo. La domenica era sacra: alle sei di sera tutti seduti davanti al piccolo televisore per guardare 90' minuto e i gol della giornata di campionato. Una bolgia infuocata, una compilation di "era fuorigioco!","arbitro venduto","portiere di merda" ecc... ma anche quello era un rito, ed era anche sacro, forse lo era più di tutto il resto! Dopo 90' minuto Gregorio, il figlio di mastro Peppe, proiettava le immagini della partita della MAC 3 che aveva ripreso il pomeriggio durante il campionato di terza categoria... erano i primi anni della squadra dei tre paesi ed era seguitissima... I ragazzi più grandi ne facevano parte, e noi più piccoli li invidiavamo vedendoli arrivare a fine partita coi capelli lunghi e bagnati, con la tuta ed il borsone bianco/azzurro, che erano e sono rimasti tuttora i colori sociali... per noi erano dei campioni, degli eroi, e non vedevamo l'ora di crescere per entrare a far parte della squadra... cosa che col tempo è successa ed alcuni di noi ancora militano nelle file dellla MAC 3! Poi tutto è cambiato, la mia famiglia si è trasferita a Cancello... Io, come ho spiegato all'inizio, ho vissuto con tormento il periodo di adattamento nel nuovo paese, ma col tempo mi sono abituato diventandone parte integrante e facendomi nuovi amici... mastro Peppe è morto, la bottega è passata prima ai figli e poi ha cambiato gestione e anche ubicazione... il vecchio campo della "vallarella" dove andavamo sempre a giocare è diventato un cumulo di terra, i vecchi amici si sono sposati e qualcuno è anche emigrato al nord per lavoro...ma d'estate capita di incontrarci quando scendono per le ferie... e ci abbracciamo e ci salutiamo sotto il vecchio platano, che è rimasto lì, forte e robusto come sempre... con qualche anno in più, come noi del resto... ma con mille storie da raccontare... e vedrà crescere una nuova generazione!
Dino Iuliano

2 commenti:

dino ha detto...

prima di tutto grazie per aver pubblicato il mio post...poi,ma non meno importante,per la costanza e l'impegno con cui giorno per giorno aggiorni e mantieni vivo il tuo blog...sarebbe bello se tutti,anche le persone anziane,potessero utilizzare internet e di conseguenza leggere quello che scrivi...qualcuno sorriderebbe,altri si commuoverebbero ricordando i vecchi tempi...continua a scrivere,a ricercare,a divulgare notizie...è l'augurio più grande che possa farti!

Adelpor ha detto...

Grazie per i complimenti ma devo dirti che non e' semplice collimare la mia distanza con l'aggiornamento delle notizie ed a volte non riesco a tenere aggiornato il tutto... mi e' capitato a novembre di avere un periodo buio di quasi due settimane per l'impossibilita' nell'uso di internet ma adesso sto cercando di organizzarmi meglio.