lunedì 23 febbraio 2009

"Fuggire dalla Calabria. Perché"

Nello splendido scenario dello stabilimento V.I.P. Sporting Club di Isca sullo Ionio (CZ) si è svolto l’incontro organizzato dall’Associazione Internazionale Calabresi nel Mondo dal titolo “Fuggire dalla Calabria. Perché”.

La cornice del Mar Jonio ha fatto da sfondo ad una nutrita ed interessata presenza di pubblico che ha partecipato al dibattito che si è sviluppato dopo la presentazione del libro di Nicola Giovanni Grillo “Fuggire dalla Calabria. Perché” edito da Geva edizioni alla presenza dell’autore stesso.

Il libro dal forte tratto autobiografico è il racconto della storia di un calabrese che dopo la laurea tenta di rientrare in Calabria e che a causa della sua scarsa duttilità ad adattarsi ad una realtà opaca e conservatrice vive un’esperienza professionale fatta di condizionamenti ed intimidazioni che alla fine lo costringono a lasciare per sempre la propria terra. Per l’autore questo libro non è un invito a gettare la spugna, ma aiuta a creare la consapevolezza delle mille difficoltà che attanagliano la Calabria. Grillo ha concluso con un invito agli amministratori presenti alla manifestazioni ad essere la speranza ed il nostro futuro

ImageppLa serata è stata allietata dal noto cantastorie calabrese Rocco Jenco che si è esibito con due brani dal titolo “Chista terra simu Nui” e “La storia di Gioacchino Murat”.

La manifestazione di Isca- ha detto l’avv. Gennaro Maria Amoruso dell’associazione promotrice e segretario nazionale dell’U.N.A.I.E.- ha rappresentato un notevole momento di riflessione e di dibattito per il nostro sodalizio. La Calabria continua a pagare il prezzo di ritardi strutturali, siamo una regione a forte vocazione migratoria, il tasso di emigrazione è tornato ad essere quello di qualche decennio fa, oggi partono non solo i lavoratori dell’industria ma anche quelli del terziario. Una vera e propria emorragia colpisce coloro che si sono laureati presso gli atenei calabresi, che la Calabria non riesce ad assorbire nel mondo del lavoro. Consideriamo questa situazione un’ emergenza nazionale che colpisce la nostra terra con la stessa violenza dei roghi estivi, oggi viviamo non solo la cosiddetta “fuga di cervelli” ma subiamo un vero e proprio impoverimento di capitale umano e culturale. Tutti gli investimenti nella cultura e conseguente “produzione” di laureati che poi viene assorbita da altre regioni si rivelano improduttivi per la Calabria. In tutto questo scenario risulta sconcertante il silenzio delle istituzioni locali in merito a quelle che potrebbero essere le misure per fermare questa emorragia di cervelli, ma soprattutto verso la predisposizione di serie e strutturate “politiche del rientro”, intese non solo come la possibilità di rientro fisico dei tantissimi calabresi sparsi per il mondo, ma anche con l’attivazione di un significativo circuito di scambio di esperienze e di incontro fra le professionalità, molte delle quali di grande eccellenza, che vivono fuori dalla regione d’origine. Tutto questo potrebbe facilitare nuove iniziative imprenditoriali verso la Calabria e l’attivazione, per mezzo dei calabresi nel mondo di nuovi mercati per le imprese calabresi. Per questi motivi chiediamo all’Ente Regione l’attivazione di un tavolo permanente che si occupi di “politiche del rientro” e che coinvolga non solo gli attori istituzionali come enti, sindacati ed imprenditoria, ma che sappia recepire i suggerimenti che arrivano da quel vivo e variegato mondo rappresentato dall’associazionismo in emigrazione. Siamo certi che solo una precisa e forte strategia da parte della politica regionale può creare un circolo virtuoso che aiuti la Calabria ad uscire dal suo buio ed a porsi con grande attenzione verso il mediterraneo. La nostra associazione, impegnata sin dal 1982 nel settore dell’emigrazione, vuole essere un’ attrice sociale in primo piano nella proposta di soluzioni a questi problemi.

ImageIl dibattito moderato dal Prof. Sergio Scicchitano, docente di presso l’Università Tor Vergata di Roma e consigliere di Amministrazione Anas, che ha evidenziato le difficoltà e lo stato di disagio dei giovani laureati ed il forte scollamento tra il mondo universitario e quello del lavoro, giovani che considerano la fuga dal proprio paese come l’unica alternativa rimasta. I problemi esistono, ma noi calabresi non dobbiamo attendere l’intervento dello Stato per far rinascere la nostra terra, non ci dobbiamo rassegnare alla situazione attuale e soprattutto dobbiamo imparare a camminare con le nostre gambe.

Si sono poi succeduti gli interventi di qualificati relatori.

Pierfrancesco Mirarchi, sindaco del Comune di Isca sullo Ionio, ha rimarcato il dovere civico di ogni calabrese che ha il dovere di fare qualcosa di importante per la propria terra per farla crescere e per aiutarla. La nostra è una terra che vive di grandi contraddizioni che però deve smettere di piangersi addosso. Oggi c’è una classe dirigente di giovani sindaci che cerca di far spirare un vento nuovo, qualcosa sta cambiando, ma servono risposte concrete ed una classe politica nazionale che sia intelligiente e che sappia ascoltare i bisogni veri dei cittadini.

Ha portato il saluto dell’amministrazione provinciale di Catanzaro l’assessore alla pubblica istruzione Giacomo Matacera, il quale ha sottolineato come l’emigrazione è la piaga madre della nostra regione, parafrasando il testo di una canzone tradizionale ha raccontato la disperazione di una madre che ha visto il proprio figlio emigrare e non tornare più. Come rappresentante delle istituzioni c’è l’impegno per creare le condizioni affinché i calabresi tornino, perché la Calabria sana si ribelli a condizionamenti di ogni genere.

Giuseppe Cosentino dell’Associazione Romana Andreolese (A.R.A.) ha sottolineato come incontri come questo sono un arricchimento culturale, un momento per riflettere e ripercorrere le proprie esperienze personali che hanno portato fuori dalla Calabria tanti calabresi. L’impegno delle associazioni in emigrazione è stato quello di custodire, mantenere vivi e tramandare i valori della nostra terra, oggi ci dobbiamo impegnare per la fase successiva quella di fare in modo che le esperienze e le professionalità raggiunte fuori vengano messe a servizio dei paesi d’origine in modo da aiutare queste realtà.

Michele Drosi, sindaco del comune di Satriano, il quale ha invitato i calabresi ad osare di più, sia come amministratori, ma soprattutto come cittadini, perché classe politica è la sintesi di quello che gira nella società. Le riflessioni sulla Calabria mi portano a dire che dobbiamo cambiare approccio con i problemi, la società civile si deve scuotere, deve vivere guardando alle regole sapendo che ci sono dei diritti e dei doveri. Dobbiamo dunque modificare il nostro ragionamento ed il nostro approccio ai problemi del sud perché conosciamo tutta la storia di interventi straordinari per la nostra regione fatto di finanziamenti a pioggia che hanno creato tante cattedrali nel deserto senza produrre alcuna ricchezza ed occupazione.

Natale Giaimo, assessore ai trasporti della provincia di Catanzaro ha definito particolarmente stimolante il dibattito promosso dall’associazione Internazionale Calabresi nel Mondo. Il problema dei giovani che vanno lontano dalla Calabria a studiare e che poi restano fuori è molto sentito, molti non rientrano perché raggiungono posti di eccellenza. Spesso la classe politica porge al calabrese facilitazioni assistenziali molte volte non dovute invece di predisporre occasioni di sviluppo e di ricchezza, per cambiare la nostra terra deve cambiare il modo di ragionare della classe politica tutta

Pino Soriero consigliere di ammistrazione dello Svimez e presidente dell’Associazione “Il Campo”, ha definito l’incontro una serata di grande emozione perché il tema tocca un modo di essere del calabrese, un modo di vivere la Calabria difficile e complesso. Serve un livello più alto di coscienza su temi come quelle del libro di Grillo che definisce “un pugno nello stomaco”. Occasioni come queste ci devono stimolare a far crescere una coscienza più alta contro la rassegnazione al degrado ed all’intervento violento della delinquenza organizzata. Chi ha a cuore una certa immagine della della nostra terra non si rassegni ad una logica feudale che la Calabria moderna rifiuta, serve quella spinta di forze giovani che non vogliono rassegnarsi.

Sono seguiti poi gli interventi del prof. Pietro Nocita, docente universitario a Roma, di Matteo Caridi, avvocato in Catanzaro, di Caterina Marceca dirigente scolastico, dell’attore Mario Bombardieri e di Francesco Trimboli in rappresentanza delle associazione Calabresi di Milano.

Particolarmente gradito e condito da una punta di commozione è stato l’intervento telefonico di Pasquale Néstico da Philadelphia U.S.A., presidente di Filitalia International e membro del Consiglio Generale degli Italiani all’estero (CGIE). Néstico originario di Isca sullo Ionio si è complimentato con l’associazione per l’incontro organizzato ed ha sottolineato il fatto che in un mondo globalizzato anche da lontano si possono seguire le vicissitudini ed i problemi che assillano la nostra amata Calabria e come emigrati ci sentiamo partecipi e soffriamo con voi. Allo stesso modo ci sentiamo anche partecipi alle conquiste e dei passi avanti che la nostra pur travagliata Regione sta facendo, con la speranza che un domani, non lontano, la Calabria possa diventare la Florida d’Europa.

Redazione Calabriamondo.it

Scritto da Gennaro Maria Amoruso

sabato 21 febbraio 2009

Gastronomia calabrese

CARNE DI MAIALE A SOFFRITTO
(suffrittu i carni i maiali)


Tempo di preparazione: 60'
Livello di difficoltà: 3

Ingredienti
:
1 kg. di carne di maiale grassa e magra
1 peperoncino
1 grossa cipolla di Tropea oppure
1 mazzetto di cipolline fresche
1/2 bicchiere di vino rosso
strutto, sale e pepe nero q.b.

Preparazione
:
Tagliate la carne a pezzetti piccoli, metteteli in una padella, aggiungete lo strutto e ponetela su un fuoco basso.
Fate cuocere mescolando e quando il soffritto comincia a rosolare, versate il vino, coprite con il coperchio per qualche minuto e poi lasciatelo evaporare a pentola scoperta.
Affettate la cipolla a fette sottili ed aggiungetela alla carne.
Salate, mettete il peperoncino intero e fate cuocere fino a quando la cipolla non si sarà ben amalgamata alla carne.

Bevanda d'abbinare
:
Savuto Rosso
Vitigni: Gaglioppo 45% - Greco nero 15% - Magliocco 15% - Nerello 25%
Produttore: Cantine Odoardi (CS)

Fonte: Cucina Calabrese di Grazia Furferi

Dialogo tra un Emigrante e la Calabria

Dialogo tra un Emigrante e la Calabria
I parte
Sul treno diretto al nord, dal finestrino del vagone di seconda classe, Antonio Cristofalo osserva il paesaggio che sta abbandonando. Una donnina grassoccia siede innanzi a lui: ha i capelli neri, gli occhi castani e la pelle olivastra.
È in abito scuro e stringe tra le dita la coroncina del rosario. Dopo qualche ora di viaggio estrae dalla borsa due pagnotte imbottite e ne offre una al giovane Antonio.
- Prendete, questo pane è buono, dentro c'è salame casereccio. Abbiamo ucciso il maiale a gennaio, ed è ben stagionato. L'aria nostra ha balsami che giovano alla salute degli uomini e delle bestie. Sentite il fischio del treno? Mi porta lontano con i ricordi. Ho incontrato altri come lei. Dal viso e dalle mani leggo che è un contadino in cerca di un buon salario, capace di darle la possibilità di ricomprare la terra dei suoi avi o di ridare la luce al suo sguardo spento.
Lei però non farà più ritorno. Da giovane deluso dice addio ai luoghi della memoria.
- Signora, lei vede queste lacrime? Vengono dall'intimo: le dedico al caldo sole, ai verdi colli, ai deserti monti. Al piccolo paese costruito su un'aspra roccia.
- Quanta melanconia! Lei deve destarsi e seguire la sua strada. Nelle terre del nord troverà la prosperità. Avrà un lavoro e non patirà la fame. Potrà gustare pane bianco, e viziarsi un po'. Potrà comprare abiti nuovi e gettare via i vecchi stracci. Acquisterà, finalmente, scarpe, sciarpe, guanti... Dimenticherà lo stato deprimente, di miseria e rassegnazione.
- Le vostre parole non mi riguardano perché porto con me, in questa valigia, il ricordo di un mondo stigmatizzato. Ogni volta che la nostalgia sarà mia compagna l'aprirò e prenderò coscienza delle mie origini.
- Quanta solerzia! Quanto orgoglio! Forse non sa che i ricordi sono nemici che espugnano le fortezze!? E allora mi dice cosa rapisce del suo paese? E cosa dovrebbe rammentarle?
- Ecco, questo è un lembo delle mie fasce, il ricordo di un'antica tradizione.
Appartengo ai non abbienti, alla classe dei garzoni. Porto con me le memorie degli affanni e dei malanni: un tozzo di pane raffermo, un pezzo di formaggio, una bottiglia di vino ed un vasetto di grasso di maiale.
- Cosa ne vuole fare? Li butti via e si libererà delle ultime vestigia della Terra che abbandona. Mi ascolti e non si pentirà.
- Giammai! Mai dimenticherò.
- Smarrisca i ricordi. Li abbandoni su questo treno. Ciò converrà alla sua immagine, oppure lassù saggerà la tribolazione dell'emarginazione. Sarà un diverso, un meridionale, a causa della sua favella, del colore della sua pelle.
Avvertirà tanto male e sarà costretto a ritornare al paesello e il suo onore ne soffrirà.
- Tacete. Riscatterò l'immagine della Terra mia. Viva la Calabria, griderò, ovunque mi troverò. Tutti dovranno sapere che noi, certamente gente semplice, non siamo però incontinenti, fannulloni e nullatenenti. Siamo un popolo fiero, capace e intelligente.
- Lei parla bene, ma s'illude se crede in ciò che dice. Purtroppo ritornerà come fan tanti, ma a portare discordia tra gli abitanti. Sono sicura che lei è un giovane onesto, ma io conosco la vita, l'animo umano e soprattutto il cuore dell'emigrante. Il tempo saprà darmi ragione...

II parte
Un treno a lunga percorrenza. Un signore distinto ritorna alla sua terra natia.
È un viaggiatore di prima classe che, rotolando la sigaretta tra le dita, guarda distrattamente dal finestrino. Una signora anziana gli si siede accanto.
La donna lo guarda e tendendogli la mano gli offre una pagnotta di pane.
- Vuole un boccone?
- No grazie, non ho appetito.
- Vedo. È in carne lei. Si ricorda di me? No, certamente no. Ne è passato di tempo ed altre cose occupano la sua mente.
- Non capisco di cosa parlate. Inoltre non vi conosco signora, non rammento il vostro volto.
- Non ha importanza. Sono una madre e come tale sono abituata all'indifferenza dei miei figli. Partono e tornando vedono in me solo un viso anonimo, stanco, scialbo e spigoloso.
- Sono desolato, non ho alcun legame con voi. Sono in viaggio verso sud: vado a cercare moglie.
- Perdoni la mia curiosità: perché un bel giovane come lei ha bisogno di tornare in Calabria per trovare l'amore?
- Voglio una compagna illibata. Il mio ambiente di lavoro offre solo donne poco serie.
- Forse son solo donne emancipate e disinibite. Quale miglior complice? Oppure preferisce un essere taciturno ed eternamente consenziente? Figliolo, ho la certezza che quel che cerca ed è sicuro di trovare, affannosamente dovrà inseguire...
L'uomo non risponde e volge lo sguardo altrove. La signora continua a parlargli.

- Voglio essere indiscreta mio bel giovane: mi dice quali sono le sue intenzioni?
- Signora io ho lavorato tanto e con sacrifici ho acquistato una casa grande e capiente.
- Lei allora ripartirà; non rimarrà dunque al natio campo?
- Giammai! Non ricordo che stenti e tristezza della mia ventura passata. Ora conduco vita nuova. Per quale ragione ritornare a vivere sacrificandomi per un salario che apre le porte alla miseria?
- Le assicuro che il nome Calabria non vuole significare solo persistenze, ma anche cambiamenti.
- Signora, voi non potete comprendere. Porto con me, in questa valigia, il segno del progresso: vengo da una Terra dove non esiste pane conservato per quindici giorni e poi trangugiato. Mai più grasso per cucinare, ma oli vegetali.
- Figliolo, non disprezzi il suo seme. Non si abbandoni al desiderio del ripudio. Lei è calabrese.
- Oh, ma io amo la mia Terra: il caldo sole, le acque cristalline, i peschi in fiore... È la gente che io detesto, ostinata a vivere nella totale ignoranza, nella sola tradizione.
- Conservano se stessi, il passato, i luoghi della memoria. Non trova che tutto ciò sia lodevole?
- Il tempo in quelli si è fermato. Alcuni hanno cercato di liberarsi dalla rozzezza del quotidiano, ma in sostanza, nonostante la loro fatica, rimangono degli inetti. C'è ancora chi vive in catapecchie, accanto all'ovile, respirando l'aria impregnata di cattivi odori che gli animali e i loro escrementi emanano.
Certamente la gente che vive in città e studia è migliore, ma di quanto?
- Lei ha una visione distorta della realtà. Calabria non è sinonimo d'acquiescenza.
- Vorrei rimanere, vorrei mantenere le promesse fatte al mio cuore, ma riparto perché credo che qualcosa di malsano regni nelle persone che rimangono.
- Allora le chiedo solo un servigio: una preghiera per la sua terra.
- Pregare? Solo chi è rimasto è obbligato a farlo.
- Sono indignata per la sua ostinazione, tipica certo di un calabrese, ma ora le chiedo e non pretendo una risposta: è forse un eroe colui che si diparte, o è solo un povero diavolo che fugge dalle fiamme del suo inferno?
L'anziana donna non attese risposta, prese con sé il suo vecchio scialle e scese dal treno. Dal finestrino richiamò l'attenzione del suo antico interlocutore: -
Figliolo, non m'inganno, non sono un falso profeta. Ciò che mi dice suona come una vecchia canzone. Inutile sperare. Son solo una madre acerba! Chi parte non tornerà.

Eugenio Feraco


domenica 15 febbraio 2009

Festa dei CALABRESI nel MONDO

A FRASCATI LA FESTA DEI CALABRESI NEL MONDO




Sabato 1 marzo, si svolgerà a Frascati (Via R. Margherita 35, ore 13,00), l’evento “Puntaeacapo fest 2008 “La Calabria che vorresti!”, terza edizione della giornata popolare dedicata alla cultura calabrese e alla integrazione con altre culture regionali. Lo ha reso noto il Coordinatore Antonio Lampasi: "Consapevoli di rappresentare tanti piccoli pezzi di Calabria, disseminati per tutto il mondo, ci ritroveremo tutti insieme per una festa all’insegna del divertimento e della “calabresità”. Al gruppo che ha sede a Roma, si uniranno oltre alle rappresentanze del Sud e del Nord Italia, quelle di tutta Europa affascinate dalla cultura e dalle tradizioni popolari Italiane. Il messaggio che vogliamo diffondere è quello di “una Calabria diversa che si confronta alla pari con le altre realtà presenti nel mondo”".

Il programma della giornata prevede:

1) saluti del Comitato Organizzatore;

2) presentazione del progetto “La Calabria che vorresti” (lancio della nuova cartolina dedicata alla promozione culturale della nostra Regione, ideata dal gruppo Puntaeacapo con la collaborazione dagli alunni dei Licei Artistici delle 5 Province Calabresi.

3) pranzo con prodotti tipici calabresi e Laziali;

4) esibizione del gruppo “Ventunovu” band Calabrese che da anni porta la nostra cultura folkloristica in tutto il mondo, e i “ Senza terra” band popolare Romana.

venerdì 6 febbraio 2009

Scivola Calabria, scivola

La pioggia degli scorsi giorni ha portato danni e distruzione sull'intero territorio della Regione Calabria. Già si ode l'eco dei rimproveri, delle indagini, delle inchieste e dei rimpalli di responsabilità. “Eventi eccezionali, colpa dell'incuria umana, lassismo della Pubblica Amministrazione”, da un lato. “Colpa della precedente amministrazione, è giunta l'ora di cambiare, promettiamo di mettere mano alla situazione non appena arriveranno altri soldi dal Governo centrale”, dall'altro. In mezzo il cittadino calabrese, in preda ai disagi, alla viabilità impazzita, al rischio di percorrenza di strade impraticabili. 

Di chi è la colpa. Semplice, la colpa è sempre di qualcun altro. La colpa è della politica, sempre più autoreferenziale, sempre più algida e distaccata dalle cose terrene del comune sentire. La colpa è dei politici. Facile, utile e pratico. Già perché dare la colpa alla classe politica attuale è un po' come sparare alla Croce Rossa. Si centra sempre il bersaglio ma non si ferisce nessuno! Anche i politici sono d'accordo nel riconoscere le colpe della politica. Peccato che siano sempre le colpe di qualcun altro. La responsabilità, infatti, è sempre di coloro che ci hanno preceduto, il cui atteggiamento e condotta hanno reso la dimensione dello stato attuale delle cose incolmabile ed irreparabile. Eppure, chi si presenta al pubblico giudizio elettorale, dichiara sempre di poter fare meglio del predecessore. Egli si presenta al voto proprio in ragione dello sfacelo lasciato dalla precedente amministrazione, promettendo in tempi brevi di portare una “ventata di cambiamento”. 

Il fatto stesso di non riuscire a porre rimedio ai danni compiuti in passato sarebbe indice di inettitudine e di inadempimento della promessa elettorale. Ma in Italia, ed in Calabria in particolare, nessuno ci fa mai caso. Propongo, allora, di mettere d'accordo vecchie e nuove amministrazioni e di farla finita con questo sterile dibattito autoreferenziale. Propongo di affibiare la colpa, tutta la colpa, alle amministrazioni future, quelle che verranno. D'ora innanzi la classe politica potrà smettere di combattersi da opposti schieramenti fittizzi e potrà indiduare nel futuro scenario politico il vero motivo del disastro attuale. “Si provino Loro a mettere una pezza sullo schifo che abbiamo ereditato e che non siamo riusciti a sbrogliare...”, ecco una dichiarazione sensata!!! La verità, a mio parere, sta da tutta altra parte. È troppo facile prendersela con la classe politica che se la prende con se stessa. Il cane si morde la coda. 

È troppo facile parlare di stato con la s minuscola quasi a significare che sia altro da noi. È troppo facile. La responsabilità dello stato attuale della viabilità calabrese è, infatti, della pioggia. La pioggia lava via ipocrisie e falsi concetti. La pioggia lascia solo fango, ed il fango ci avvolge tutti. Senza distinzione. Tutti. La deficienza del sentimento sociale è uno dei fattori principali di perdita di collante di una realtà regionale prossima alla regressione allo stato tribale. Nessuno di noi si comporta, si muove, respira, agisce come se fosse parte, come se si sentisse parte di un contesto collettivo e comune. Si agisce per interessi individuali, di gruppo, di clan. 

Proprio in tema di clan, c'è un dettaglio importante che è sfuggito all'attenzione della stampa e dei reporter che hanno invaso la Procura di Catanzaro in occasione dei recenti fatti legati alle indagini del PM De Magistris. Le inchieste “Why not” e “Poseidone” ci hanno dimostrato come la “cupola” che controlla il flusso monetario in Calabria non sia formata da rudi e grezzi boss mafiosi vecchio stampo. Politici, imprenditori e magistrati sono la vera forza trainante del malaffare calabrese. 

La mafia non esiste, è solo una loro invenzione per giustificare le mancanze ed i ritardi di questa terra. Eppure, nessuno lo dice. La colpa è sempre di qualcun altro. Il clan allargato del malaffare, dunque, è il clan dominante nella struttura tribale calabra. Esso è portatore di interessi propri ed è capace di farsi carico degli interessi dei singoli cittadini questuanti che vengono ad elemosinare il “posto pubblico” per sistemare i propri figli. Diciamo la verità. Ciascuno di noi ha sognato, almeno una volta nella vita, il posto fisso in organico regionale, provinciale, comunale, rionale, circoscrizionale, palazzinaro, etc... L'immaginario collettivo vuole questi lavori improntati ad assenza di responsabilità proprie, stipendio fisso mensile garantito, orario flessibile (nel senso che si lavora quando se ne ha voglia), diritti sindacali di pausa caffé più volte al giorno, ore mattutine dedicate alla lettura del giornale

Una pacchia. Per questo, da buoni cittadini aspiranti anelanti il clan politico-affaristico dominante, ci rivolgiamo speranzosi al ras politicante rionale affinché interceda presso il caporione di zona affinché si rivolga all'attendente del portaborse del tale dirigente o segretario politico per ottenere il tanto agognato posto di lavoro. Ovviamente, i buoni politici non possono far altro che soddisfare queste istanze minute che arrivano dal popolino di cui assumono il ruolo di custode e tutore. Per questo, Essi trascorrono buona parte del loro tempo ad inventarsi nuovi posti di lavoro, nuove collocazioni, nuove poltrone inutili e ridondanti, dove collocare amici, parenti, parenti di amici o amici di parenti o amici di amici o parenti di parenti. 

Questo sforzo di fantasia creativa ha un costo. Il tempo dedicatogli toglie spazio ad altre decisioni meno importanti quali, appunto, quelle relative alla gestione del territorio e della viabilità. Ma non è solo una questione di tempo, è anche una questione di spendibilità di risorse. I finanziamenti di stato devono essere dirottati alla soddisfazione delle esigenze politico-elettorali. Quello che avanza, se qualcosa avanza, potrà essere devoluto ad attività minori e meno rilevanti come le politiche ambientali e del territorio. Tanto la Calabria è bella, una perla tra i mari, di cosa c'è bisogno? Di lavoro, appunto. Ben venga, dunque, il fango, ben venga la pioggia. 

Altri soldi saranno richiesti, altri finanziamenti potranno essere dirottati alla creazione di altre finte occasioni. Altri cittadini questuanti potranno essere allettati con promesse e miraggi. Altre elezioni potranno consumarsi su queste promesse. Spero che il fango ci avvolga tutti, ci renda incapaci di muoverci, ci trascini nell'umido della terra che abbiamo stuprato e violentato. Spero che, presto, ogni singolo calabrese, impantanato ed immobile, sia costretto a guardare negli occhi il suo prossimo, chi gli sta vicino, per leggere nella sua espressione la stessa rassegnata domanda: ma che diavolo stiamo facendo? 

Per quanto tempo continueremo a delegare ad altri la responsabilità del nostro futuro? Prima di ciò, occorre che il calabrese recuperi il sentimento sociale, che si riappropri del pronome personale “noi” al posto del singolare “io” e che per “noi” si voglia intendere anche chi sta fuori dalla cerchia immediata degli interessi di parte. Ma per questo, occorrerà ancora tanta pioggia e tanto, tanto fango. 

Nuccio CANTELMI

martedì 3 febbraio 2009

Messaggio di cordoglio


"Quando una persona ci lascia, 
quando non e' più qui e non possiamo più toccarla,
o sentire la sua voce... 
sembra scomparsa per sempre. 
Ma un affetto sincero non morirà mai. 
Il ricordo delle persone che ci sono state care vivrà per sempre nei nostri cuori: 
più forte di qualsiasi abbraccio, più importante di qualsiasi parola".

A nome di tutti gli ex soci e tutti gli ex giocatori della ASD MAC 3 ci uniamo al dolore che ha colpito la famiglia di  Mazzei Giuseppe per la scomparsa della cara mamma.

Inoltre, vogliamo unirci al cordoglio della famiglia di Gennaro Navigante per la scomparsa improvvisa della moglie pochi giorni fa.