domenica 12 aprile 2009

Sicurezza nei cantieri: lavorare sicuro per vivere sicuro


Negli ultimi anni, il problema della sicurezza negli ambienti di lavoro è stato uno degli argomenti di maggiore impegno per le imprese ed oramai sono veramente pochi che continuano a sottovalutarlo.

Ma purtroppo a volte non è così...

La strage dell’acciaieria ThyssenKrupp di Torino ha il pregio di aver riaperto in modo forte il problema della sicurezza sul lavoro. Un tema scottante difficilissimo, ma soprattutto dove in gioco c’è una cosa troppo importante per farne della retorica: la vita!

Purtroppo la tenaglia dei costi, il valore della vita, l'utile aziendale è diventata un groviglio inesplicabile di condizioni. Spesso però a rimetterci è il valore della vita. Forse non è il caso dell’azienda torinese, in quanto grande gruppo, soggetto a controlli, certificazioni e che sicuramente non cercava di trarre profitti dall’economia della sicurezza lavoro.

Secondo Marco Vitale del "Sole 24 Ore", quattro sono principalmente i soggetti imputabili delle morti sul lavoro:

  • qualità ed il senso di responsabilità del management e degli amministratori;
  • i sindacati;
  • controlli insufficienti;
  • leggi.

Un articolo ben fatto e semplice da leggere per capire l’impressione di chi nel campo “di guerra” ci vive!

Ne riportiamo la conclusione dell’articolo:

"...Ma la battaglia si vince e si perde sui primi due fronti: maggiore senso di responsabilità di amministratori e manager per sviluppare nell’azienda una cultura della sicurezza e maggiore e più tempestiva attenzione da parte del sindacato."


Accuse forti, e forte senso di responsabilità a tutti i livelli aziendali.


Secondo "il Velino", queste sono le cause principali degli incidenti sul lavoro e le mancanze trovate dai controlli statali:


"Insufficiente equipaggiamento per il pronto soccorso, impianti elettrici non a norma, mancato utilizzo del materiale antinfortunistica come caschi, mascherine, guanti, occhiali di protezione."

In conclusione punterei sul fatto di un problema culturale, che parte dai vertici politici fino alla nostra coscenza. Striscia ha scoperto appalti statali non a norma, cantieri senza sicurezza e operai senza elmetti e abbigliamento a norma. Ogni giorno siamo circondati da cantieri, e in prima persona garantisco che gente sul tetto priva di alcuna sicurezza se ne vede continuamente: forse basterebbe una semplice comunicazione o una migliore formazione ed una presunta morte si potrebbe evitare.

Ma fortunatamente esportiamo una faccia pulita della sicurezza nel mondo...

Infatti la Techint, dopo aver raggiunto tra 1996 ed il 2008 21 Milioni di ore senza incidenti in Nigeria presso il piu’ grande progetto di liquefazione del gas al mondo (NLNG Bonny Island), progetto dove operavano 40 diverse nazionalita' di cui ben 9 solo in Techint.

Nel giorno 27 Marzo 2009 nel cantiere Methanol Plant di Damietta (Egitto) dove e’ EPC Main contractor ha raggiunto il ragguardevole traguardo delle 8.000.000 di ore lavorate senza infortuni.

Questo significativo traguardo oltre a dare credibilitá al lavoro che Techint svolge in questo progetto e anche motivo di soddisfazione per i lavoratori che da ben 547 giorni consecutivi tutte le sere tornano a casa in ottime condizioni di salute riabbracciando la famiglia che avevano lasciato la mattina o all inizio della settimana. La famosa pallina rossa fra le tante bianche non è stata pescata ed il lungo periodo senza infortuni sta a significare che la diminuzione consistente del rischio è stata ottenuta grazie ai progressi fatti da Techint nel campo della sicurezza in cantiere, e questi si chiamano Induction , training specifici per attivitá ,applicazione di procedure, emissione di nuove procedure, controllo capillare di PPE ed equipaggiamenti, monitoraggio delle attivitá, ma soprattutto creazione della cultura di sicurezza e motivazione al miglioramento continuo.

Pensiamo che sia necessario continuare su questa strada creando e sviluppando quei bagagli di esperienza e conoscenza personale che consentano di raggiungere traguardi di eccellenza che devono diventare sempre di più patrimonio condiviso da tutti, rigraziando tutti (management, supervisori e lavoratori) per il supporto e la collaborazione.


In questo grosso risultato emerge il nostro orgoglio "migliusese".



Antonino Della Porta

mercoledì 8 aprile 2009

Terremoto in Abruzzo

Eroi e vecchi camion, le due Italie

Fantastica dedizione e piccoli egoismi, i contrasti (storici) di un Paese in emergenza

Il caposquadra dei pompieri Marco Cavagna ci ha lasciato la pelle, nel tentativo di salvare quella degli altri. Era partito coi colleghi da Bergamo per L'Aquila all'alba. La sera era già al lavoro tra le rovine della città fantasma. Una fitta e si è acca­sciato. C’è da sperare che almeno l’ambu­lanza fosse in ordine. Perché, insieme con tanti eroi ricchi di coraggio e generosità come lui, i vigili del fuoco arrivati da tutto il Paese sono stati costretti a portare in Abruzzo anche vecchi camion scassati.

Bestioni appesan­titi da venti anni di servizio o ancora di più. Che a volte, dopo un rantolo del mo­tore, si sono fermati in autostrada e, co­me certi muli di una volta, non han volu­to saperne di ripartire. Eccole qui, le due facce dello Stato sul fronte di quella che Guido Bertolaso ha chiamato «la tragedia del millennio». Due facce complementari, come tante volte accade. Da una parte l’Italia dei ve­tusti «Fiat Om 90», «AF Combi» o «APS Eurofire» in servizio dai tempi lontani in cui il centravanti della nazionale era Paolino Rossi, carrette di lamiera che do­po essere state lasciate «dieci anni nei ca­pannoni » (parole di un comunicato uffi­ciale del sindacato di base Rdb-Cub) so­no finite «fuori uso per problemi di ribal­tamento e rotture ai supporti del serbato­io dell’acqua» e abbandonate lungo il percorso.

Dall’altra l’Italia che nel giro di poche ore, in condizioni di assoluta emergenza, riesce a portare a L’Aquila un camion di computer nuovi di zecca, subito allacciati da una squadretta di si­stemisti per allestire una centrale operati­va d’avanguardia. E non puoi arrabbiarti con la prima Ita­lia senza guardare con ammirazione quel­­l’altra. Non puoi sentirti orgoglioso di co­me sgobbano i carabinieri e i poliziotti, le guardie di finanza e i forestali e tutti gli altri senza ribollire d’insofferenza a guardare la mattina, tra le macerie di On­na, la delusione dei volontari della Prote­zione civile del Friuli, che sono venuti giù coi loro cani e le loro tende e le loro attrezzature e stanno lì impotenti nelle loro divise nuove di zecca che non riesco­no a sporcare: «Sono già le dieci, siamo qua da ieri sera e nessuno ci ha ancora detto come possiamo renderci utili. Che modo è?».

È l’Italia. La «nostra» Italia. Piccoli ego­ismi e fantastica dedizione, efficienza e sciatteria, ripiegamenti individualisti e straordinario altruismo di uomini e don­ne accorsi da tutte le contrade a dare una mano. Nonostante le paure per uno scia­me sismico che pare non finire mai. I ca­ni, nel centro del capoluogo, sono nervo­si. Sembrano sentirli prima, loro, gli scrolloni della terra. Gli esperti dicono che è così da sem­pre. Che secondo Diodoro Siculo, pochi giorni prima che un sisma annientasse la città greca di Elice, nel Peloponneso, nel 373 a.C., i ratti e le donnole e i serpenti avevano abbandonato la città. E che tre giorni prima della spaventosa scudiscia­ta che qualche tempo fa sconquassò la ci­nese Mianzhu uccidendo duemila perso­ne, migliaia di rospi in fuga si erano ri­versati per le strade. E che gli etruschi, per capire, guardavano le vipere. Come noi oggi, mentre i sismologi si avventura­no tra i diagrammi, ci accorgiamo di but­tare un occhio, inquieti, su ogni bastardi­no che scodinzola tra i cornicioni sbricio­lati. Mentre una Volante passa per il cor­so principale con l’altoparlante a tutto volume per cacciare i rarissimi passanti che affrettano il passo: «Via da queste strade! Via da queste strade!».

Il gran Sas­so, lassù in alto, domina severo. L’impre­sario edile Bruno Canali, ai margini di quella Onna in cui le ruspe scavano sol­chi tra le montagne di macerie per rico­struire il tracciato delle vecchie strade, mostra il suo villino: «Non c’è una cre­pa». Spiega che l’ha costruita seguendo «tutti i criteri antisismici». A pochi me­tri, le altre case si sono sgretolate. Da lui non è caduto un soprammobile. Come fai a non arrabbiarti, a guardare le foto­grafie della biblioteca della scuola ele­mentare crollata a Goriano Sicoli o, peg­gio ancora, dell’ospedale (l’ospedale!) dell’Aquila? Sono anni che si sa come si dovrebbe costruire, nelle aree a rischio. Non sono serviti a niente la durissima lezione del terremoto ad Avezzano né gli avvertimenti degli esperti che da decen­ni ricordano come le zone più esposte si­ano quella a cavallo dello Stretto di Mes­sina, la Sila in Calabria, il Forlivese, la Garfagnana e la Marsica né il disastro di qualche anno fa in cui morirono i piccoli di san Giuliano. A niente. «Dopotutto non è la natura che ha ammucchiato là ventimila case di sei-sette piani», disse furente Jean-Jacques Rousseau a proposi­to del catastrofico terremoto di Lisbona del 1755. L’uomo non può sfidare impu­nemente la natura: questo voleva dire. Non può contare, spensieratamente, so­lo sulla buona sorte. Eppure così è sempre stato, da noi. E decine di migliaia di persone hanno con­tinuato ad ammucchiarsi disordinata­mente intorno al Vesuvio nonostante sia­no passati solo pochi decenni dall’ultima eruzione del 1944 quando la gente pazza di paura prese a girare con la statua di San Gennaro perché fermasse la lava già bloccata quarant’anni prima dal santo a un passo da Trecase. E migliaia di sinda­ci e assessori e vigili urbani hanno chiu­so gli occhi per anni sul modo in cui, an­che nelle zone più pericolose, venivano tirati su spesso con cemento scadente e piloni gracili i condomini e le scuole e gli edifici pubblici. Per non dire di chi aveva le responsabi­lità più gravi. «Mai più», aveva giurato Silvio Berlusconi nel novembre del 2002, dopo la tragedia di san Giuliano di Pu­glia. Sono passati più di sei anni, da allo­ra. Ma, come accusava ieri mattina Il Sole 24 ore, il varo delle nuove regole si è via via impantanato di ritocco in ritocco, di rinvio in rinvio, di proroga in proroga. Colpa della destra, colpa della sinistra. Ba­sti ricordare che fu solo la Corte Costitu­zionale, tre anni fa, tra i lamenti e gli stril­li dei costruttori («Siamo molto preoccu­pati per il rischio di paralisi nei cantieri, si potrebbe bloccare l’edilizia!») a blocca­re una legge troppo permissiva della Re­gione Toscana spiegando che no, «in zo­na sismica, non si possono iniziare i lavo­ri senza la preventiva autorizzazione scrit­ta del competente ufficio tecnico».

Ed è sbalorditivo, oggi, tornare indie­tro soltanto di qualche giorno. E trovare la conferma che mai, prima dell’apocalis­se di lunedì notte, erano state nominate parole come sisma o terremoti nella pro­posta edilizia del governo alle Regioni del giugno scorso, mai nella prima bozza di un mese del «piano casa», mai nell’in­tesa del 31 marzo. Mai. Oggi Claudio Scajola detta alle agenzie che il piano ca­sa «dovrà essere utile anche per le prote­zioni antisismiche» e il nuovo documen­to dato alle Regioni, ritoccato l’altro ieri in tutta fretta, ha un «articolo 2» nuovo nuovo. Dove si spiega, sotto il titolo «misure urgenti in materia antisismica» che «gli interventi di ampliamento nonché di de­molizione e ricostruzione di immobili e gli interventi che comunque riguardino parti strutturali di edifici, non possono essere assentiti né realizzati e per i mede­simi non può essere previsto né conces­so alcun premio urbanistico sotto alcuna forma ed in particolare come aumento di cubatura, ove non sia documentalmente provato il rispetto della vigente normati­va antisismica».

Evviva. Ci sono voluti i lutti di Onna e la distruzione dell’Aquila e quelle file di bare allineate, però, per cambiare il testo originale dato alle Regioni solo una setti­mana fa. Dove l’articolo 6, precipitosa­mente soppresso dopo il cataclisma abruzzese, era intitolato «Semplificazioni in materia antisismica». Meglio tardi che mai. Purché fra una settimana, un mese, un anno, non torni tutto come prima. C’è un Galiani che for­se Berlusconi non conosce. Si chiamava Ferdinando e non Adria­no, aveva una «elle» sola, vestiva l’abito da abate ed era un dotto economista. Dis­se: «Molte volte le calamità distruggono le nazioni senza risorgimento, ma talvol­ta sono principio di risorgimento e di riordinamento di esse. Tutto dipende da come si ristorano». Sarà il caso di ricor­darlo.

Gian Antonio Stella
08 aprile 2009

Fonte: Corriere della Sera

martedì 7 aprile 2009

TERREMOTO ABRUZZO: ESPRIMIAMO CORDOGLIO E SOLIDARIETA'


A nome di tutta la comunità di Migliuso e dei nostri utenti e lettori, vogliamo esprimere il cordoglio e la solidarieta' a tutta la popolazione Abruzzese così duramente colpita dalla tragedia del terremoto.

SPETTACOLO: Il più grande teatrotenda italiano ospiterà Gianni Morandi

Lamezia Terme - Sarà il più grande teatro mai allestito in Calabria quello che ospiterà i due concerti di Gianni Morandi dei prossimi 8 e 9 maggio, unici in questa regione del colossale tour "Grazie a tutti". L'imponente struttura - si legge in una nota - sarà montata nel parcheggio del Centro Commerciale Due Mari a Maida, lungo la superstrada Lamezia-Catanzaro.
«Si tratta dell'unica area attrezzata di oltre diecimila metri quadrati baricentrica rispetto al resto della regione capace di ospitare l'evento», secondo l'organizzatore Ruggero Pegna. Che aggiunge: «I posti, circa 3.000 a sera, sono tutti a sedere e numerati, suddivisi in due settori: poltrona euro 40.00 e tribuna euro 30.00. Anche la tribuna avrà normali seggiolini per ogni spettatore. Il Teatro sarà dotato di ogni servizio e comfort, a cominciare da regolari bagni allacciati alla rete fognante, a rete idrica ed elettrica. A disposizione di tutti gli spettatori ci sarà anche l'enorme parcheggio attrezzato del Centro Due Mari.
Il palcoscenico rotondo, di sei metri di diametro – conclude Pegna – è sistemato al centro del Teatro, senza ostacoli per la visuale, per cui la visione e l'acustica sono perfetti da ogni posizione dei posti».
L'intero allestimento, che arriverà trasportato da circa 20 Tir e che richiede una settimana di montaggio coinvolgendo oltre 100 persone, inizierà il primo maggio. Già confermati pullman da ogni angolo della regione. Nello spettacolo, prodotto da Ballandi Spa e Mormora Music, Gianni Morandi, solo con la sua chitarra, sarà a diretto contatto con il pubblico per oltre 2 ore e mezza, per cantare insieme con gli spettatori ogni sera 40 brani, molti dei quali contenuti nel triplo Cd «Grazie a tutti», prima vera raccolta delle sue più importanti canzoni, che ha venduto oltre 300.000 copie, nonchè alcune novità tratte dalla nuova tripla raccolta «Ancora... Grazie a tutti» uscita lo scorso 3 ottobre. «Fatti di Musica Radio Juke Box 2009», la rassegna del miglior live d'autore diretta da Ruggero Pegna dopo la trionfale apertura con Fiorella Mannoia, assegnerà a Gianni Morandi il secondo «Riccio d'Argento» di questa XXIII edizione.
L'Oscar della musica dal vivo italiana, creazione del celebre orafo Gerardo Sacco consegnato in questi anni ai più prestigiosi autori, tra cui Fabrizio De Andrè, Gino Paoli e Paolo Conte, sarà consegnato a Gianni Morandi con la seguente motivazione: «Per le incredibili emozioni trasmesse in oltre quarant'anni con le sue canzoni, il suo stile ed i suoi concerti. Uno straordinario successo popolare capace di trasformare ogni suo appuntamento dal vivo in un evento di straordinario impatto emotivo e coinvolgimento collettivo per un pubblico di tutte le età».

sabato 4 aprile 2009

Poesie Calabresi: "I discursi da vrascera"

Cosenza, Palazzo Arnone - Venerdì 3 aprile 2009 – Ore 17.30

Venerdì 3 aprile prossimo a Cosenza, alle ore 17.30, presso il Salone delle Conferenze di Palazzo Arnone, sede della Soprintendenza BSAE della Calabria e della Galleria Nazionale di Cosenza, sarà presentato il volume di poesie, disegni e musiche di Francesco Pallone dal titolo I discursi da vrascera – Poesie Calabresi (Nuova Editoriale Bios).
L’iniziativa sarà introdotta da Fabio De Chirico, Soprintendente per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Calabria, che ha condiviso la necessità della riscoperta e della valorizzazione delle antiche tradizioni che contraddistinguono in maniera mirabile la nostra Regione.

Interverrà, inoltre, Nella Mari, storico dell’arte direttore coordinatore della Soprintendenza BSAE della Calabria, che presenterà il volume ponendo l’attenzione sul ruolo strategico che riveste il ricco patrimonio etnoantropologico della Calabria con particolare riguardo alla poesia in vernacolo.
I lavori saranno condotti da Francesco Errante, noto per la sua poliedricità e calabresità.
Le conclusioni saranno tratte da Ernesto Corigliano, avvocato, politico e giornalista.

Daranno un tocco di originalità e di presenza scenografica agli austeri locali di Palazzo Arnone la proiezione dei disegni e le musiche presenti nel testo che saranno eseguite da un ensemble di rilievo costituito da Giuseppe Pallone (mandolino e mandòla), Checco Pallone (chitarra classica e tamburo a cornice) e Maria Rosaria Bianco (voce).

Poeta-ingegnere originario di Mangone, Francesco Pallone in questa nutrita raccolta delle sue poesie, tutte in dialetto, ripercorre, attraverso il filtro suggestivo ed evocativo della vrascera, il braciere, elemento aggregante, scrigno della memoria e spazio fisico attorno al quale vive e agisce la comunità-paese, riti di una Calabria legata alla sua storia e al senso della famiglia nella tradizione di ieri e nel mutamento repentino dell’oggi.
Francesco Pallone ama fare arte a 360 gradi: così nel volume sono racchiuse le partiture musicali di due romanze, sotto il titolo E musiche e papà dedicate al padre, intenditore e maestro di musica, e di venti canzoni raggruppate sotto il titolo di Cantamunille sunannu.

Sparsi ancora nel volume trentotto disegni, schizzi e bozzetti, dettati dalla visione di luoghi assai cari e di particolare bellezza al fine di eternare fontane, viuzze, alberi secolari di Mangone e Cerisano.

Calabria - Vazzano (VV): Manifestazione ambientale "Giochiamo al pulito 2"

VAZZANO (VV) - Si è svolta a Vazzano, l'iniziativa "Giochiamo al pulito 2", la più importante manifestazione ambientale, che coinvolge attualmente 128 paesi in tutto il mondo per un totale di 38 milioni di persone impegnate.
L'iniziativa ha coinvolto circa 100 ragazzi appartenenti alla scuola media ed elementare i quali, armati di kit composto di sacca/zaino, cappellino, guanti, hanno pulito il chiostro dedicato a San Francesco e provveduto a piantumare fiori nelle piazze del paese. Giochiamo al pulito si propone di sensibilizzare l'opinione pubblica sulle problematiche dell'ambiente e dell'ecologia ed in particolare di stimolare i giovani all'amore verso il proprio paese, preservandone il territorio. Alla fine tutti soddisfatti.

Dai bambini sino ad arrivare agli amministratori. Minimo denominatore comune è quello che riguarda la consapevolezza di tutelare il proprio territorio come risorsa e non sfruttarlo incoscientemente. "Siete voi, bambini e ragazzi, il futuro e voi dovete preservare e difendere il territorio attraverso una corretta raccolta differenziata ed un comportamento rispettoso della natura tutta, non semplicemente per vivere nella pulizia esteriore ma anche per evitare il rischio di malattie e problemi annosi come quello dei rifiuti, che fortunatamente non ha interessato la nostra zona grazie all'impegno dell'amministrazione".

A questo punto incalza soddisfatto il sindaco Nino MIRENZI: "Sono molto orgoglioso dell'operato dei bambini in questa seconda edizione di Giochiamo al Pulito, negli anni a venire la partecipazione sarà sicuramente più ampia, è un grande momento di crescita tanto personale che comunitaria". L'Amministrazione Comunale di Vazzano è da sempre impegnata in una politica tesa alla salvaguardia ed alla difesa dell'ambiente e importanti risultati si sono avuti anche in seguito all'introduzione del Nuovo Piano di Raccolta dei Rifiuti a Domicilio che ha portato, in soli 3 mesi, ad una percentuale di raccolta differenziata pari al 25,00% ed a giugno dovrà raggiungere la percentuale del 40%. I ragazzi che hanno partecipato all'iniziativa "Giochiamo al pulito 2" hanno inteso lanciare, con il loro impegno e con il loro entusiasmo, un chiaro e lucido messaggio di amore nei confronti dell'ambiente, cercando di sensibilizzare e coinvolgere chi mostra poca attenzione verso tali problemi, una risposta a coloro che si ergono a paladini dell'ambiente per poi scomparire in occasione di queste importanti iniziative.

Continua il lavoro di stimolo e proposizione in materia ambientale da parte dell’assessorato alle politiche giovanili retto dall’assessore Lina Costa,promotrice dell’iniziativa, la quale ha sottolineato come “l’appassionato intervento dei giovani volontari vuole dimostrare concretamente come ogni cittadino responsabile del decoro della propria città può contribuire a renderla più vivibile e accogliente. Si è proceduto alla pulizia di alcune aree pubbliche. Questo per dimostrare che i cittadini sono pronti a fare la loro parte e si aspettano altrettanto da quanti sono preposti alla cura della città. Siamo tutti consapevoli di come i rifiuti costituiscano un grave problema per noi e l'ambiente.

Per troppo tempo abbiamo voltato le spalle al problema fino ad arrivare a sperimentare momenti drammatici che hanno indignato il mondo intero oltre che noi. C'è ancora molto da fare per giungere ad una situazione di normalità riducendo la quantità di rifiuti prodotti giornalmente attraverso la realizzazione di una vera raccolta differenziata porta a porta, bonificando le aree trasformate in discariche e pulendo puntualmente le strade della città. L'iniziativa "Giochiamo al pulito 2" può essere un momento di riflessione importante per tutti , e un segnale della volontà di cambiare”.

L’assessore alle politiche giovanili
Lina COSTA

Il Sindaco
Nino MIRENZI

"Caro sindaco di Serrastretta perche' non prendiamo spunto da cio' ed organizzziamo anche nel nostro comune nel prossimo anno questa manifestazione?"

Adelpor