mercoledì 24 dicembre 2008

Buon Natale e Felice Anno Nuovo


“Mi piace pensare che il Natale riesca a cancellare le incomprensioni,
l'indifferenza, la cattiveria che purtroppo caratterizzano la vita di molti,
lasciando posto ad una grande apertura di cuore”.


Buon Natale e Felice Anno Nuovo a tutti voi ed alle vostre famiglie.


Adelpor

giovedì 18 dicembre 2008

Adelpor - cambio grafica


Si informa che solo per il periodo Natalizio la grafica del blog subirà delle variazioni.


Adelpor

mercoledì 10 dicembre 2008

Frecciargento in quattro ore da Lamezia a Roma


Treno o aereo per Roma? Bisogna farsi bene i conti. Perchè adesso c'è Frecciargento, il nuovo treno superveloce che da Lamezia Centrale alla stazione Termini impiega 4 ore. Con costi dimezzati rispetto ad un volo Alitalia, la compagnia che dall'aeroporto lametino ha il monopolio per Fiumicino.
Il supertreno Etr 600 ieri mattina è stato presentato dai vertici regionali di Ferrovie dello Stato. Rosso e argentato, era fermo sul primo binario della stazione di Lamezia Centrale. Si stanno effettuando le tratte di collaudo, nient'altro che prove tecniche di viaggio, per sapere se davvero in 3 ore e 59 minuti s'arriva nel cuore della Capitale. Così come accade per Bari, Verona, Venezia e Genova. Come dire: Lamezia e la Calabria per una volta viene trattata come il resto d'Italia, e non da regione di serie C.
Luigi Brugnano, responsabile marketing di Trenitalia per la Calabria, è stato chiaro: il viaggio è comodo, le poltrone sono spaziose e reclinabili elettronicamente, ognuno ha il suo tavolino, una spina per attaccare il caricatore del telefonino, un Mp3 o il notebook, e c'è anche la connessione Wi-fi che senza fili fa navigare su Internet. Ed anche spazi sufficienti per i bagagli, un bar con annesso self service, e spazi adeguati per i disabili.
Il primo viaggio è fissato per domenica prossima alle 8.01 con arrivo a Termini a mezzogiorno in punto, giusto in tempo per sentire le campane della vicina Basilica di Santa Maria Maggiore. Il treno di ritorno parte alle 17 da Roma per essere a Lamezia alle 20.59. Se si ha qualcosa di rapido da sbrigare, una visita medica o lo shopping tra Via Nazionale e Via del Corso, si può anche pensare di andare e tornare nella stessa giornata. Perchè in questo caso c'è un'offerta di Trenitalia che invoglia: 71 euro andata e ritorno in seconda classe, e 103 euro in prima (sempre a/r). Il biglietto di sola andata invece è di 48 euro in seconda, e 70 in business. La differenza tra le carrozze? È minima: un po' di cura in più negli arredi in prima classe, e le vetture sono quelle di testa più vicine alla stazione d'arrivo.
Rispetto all'Eurostar che c'è stato finora, e rimane in esercizio, si risparmia un'ora di viaggio fino a Roma. Con un carico non eccessivo sul biglietto.
Fare i conti col portafoglio non è proprio il caso se si mettono a confronto questo nuovo Eurostar Fast e un Md-80 che vola dall'aeroporto. Bisogna però confrontare i tempi. Perchè è vero che in meno di un'ora si arriva a Fiumicino in aereo, ma è anche vero che bisogna arrivare un'ora prima del volo per fare il check-in. E col volo alle 6.45 bisogna tirarsi giù dal letto all'alba. Poi bisogna fare i conti col bagaglio: se c'è solo quello a mano il problema non si pone, ma se si deve imbarcare una valigia all'arrivo sarà obbligatoria un'estenuante attesa ai nastri che si trascina mediamente oltre la mezz'ora. L'ultima considerazione è l'arrivo a Fiumicino, che non è Roma. Per raggiungere la stazione Termini bisogna saltare sul trenino (15 euro), e ci s'impiega mediamente oltre mezz'ora. A meno che non si scelga un taxi, assai più costoso (minimo 50 euro) ma non altrettanto rapido per arrivare in centro di primo mattino.
Tutto ovviamente dipende dalle possibilità economiche di ognuno, ma anche da ciò che si deve fare a Roma. Comunque un treno così veloce come Frecciargento è un evento davvero storico per la Calabria. Solo tre le fermate fino alla Capitale: Paola, Salerno e Napoli. Viene un po' da sorridere se si pensa ai vecchi Espressi che fermavano dovunque ci fosse una stazioncina sperduta.
Qualche differenza si noterà ancora tra la Calabria e il resto dell'Europa, di cui ogni tanto qualcuno ricorda che ne fa parte: fino a Napoli il treno correrà su binari "normali", poi fino a Roma avrà una marcia in più sulla nuova linea ad alta velocità dove potrà toccare anche i 250 orari. Questo grazie all'assetto variabile del nuovo Eurostar Fast. Più che un supertreno è un riscatto per una regione da troppo tempo ai margini.
Nella stazione di Lamezia Centrale sono in corso lavori per la sistemazione di un nuovo impianto elettronico d'informazione per i passeggeri. Presto verranno completati i lavori, assicura Angelo Calluso, direttore compartimentale movimento di Rfi a Reggio Calabria. «Non più d'un paio d'anni fa la stazione fu sottoposta ad un restyling», ha detto Calluso, «ma ci siamo resi conto che l'atrio della struttura è angusto. Abbiamo l'intenzione di ampliarlo e renderlo più confortevole, ma siamo ancora ad un'idea, perchè il progetto non l'abbiamo approntato».
Altri interventi sono in programma nella stazione, come la dotazione di ascensori per i disabili, in modo da eliminare le barriere architettoniche che ancora non rendono fruibile la stazione ai portatori di handicap. Infatti i sottopassi per raggiungere i diversi binari sono percorribili soltanto ttraverso le scale. Un limite spesso lamentato dalle associazioni assistenziali per le grandi difficoltà incontrate dai disabili che vogliono viaggiare in treno. Tra l'altro l'Eurostar Fast ha una carrozza dotata di carrello elevatore mobile per l'ingresso delle carrozzine di disabili, una struttura meccanica incorporata ad una delle porte d'accesso. Che però diventa inutile nel caso in cui il disabile non può raggiungere il treno. Da qui la soluzione indicata dal responsabile di Rfi in Calabria.

Fonte: Gazzettadelsud.it
Autore: Vinicio Leonetti

L'importanza di donare gli organi

"Con Letizia nel Cuore" è l'iniziativa sul tema della donazione degli organi attraverso cui Proitalia vuole promuovere ogni anno il problema della donazione degli organi e il sistema dei trapianti, perché significa speranza di vita. «Un gesto», è stato detto in quest'occasione, «che rappresenta il dono più prezioso che un uomo possa fare ad un altro uomo, perché oltre al sublime gesto d'amore che si compie, si permette ad altre persone di continuare a vivere, e può aiutare i familiari ad affrontare la separazione da un proprio caro con più forza e serenità con la consapevolezza di aver salvato altre vite umane.
Questa seconda edizione del concorso, che ha interessato le scuole di primo e secondo grado della Calabria, è stato organizzato al Centro agroalimentare dalla Proitalia, e più precisamente dal dipartimento cultura e donazione degli organi il cui responsabile è Sebastiano Senese, papà di Letizia, ragazza a cui è intitolato il concorso. La sua famiglia infatti fece l'importante scelta di donare gli organi.
Le conclusioni sono state tratte da Pellegrino Mancini, coordinatore regionale per i trapianti. I lavori del convegno sono stati coordinati dal giornalista Ugo Floro. La premiazione prevedeva l'assegnazione di tre borse di studio per i primi tre classificati dei vari ordini di scuola: 500 euro per il primo classificato delle superiori, 350 euro per il primo classificato delle medie, e 250 euro per il vincitore delle elementari. Inoltre un pendente in oro creato artigianalmente dall'orafo lametino Giovanni Costantino: un cuore con inciso dentro un altro piccolo cuore, come simbolo del donare, è stato assegnato ai secondi e terzi classificati dei tre ordini di scuola.

Questi i premiati: Scuola Elementare – I Cl. Roberta Lupia Calmieri I Circolo di Lamezia Terme; II Cl De Fazio Alisea Ist. Comprensivo San Pietro a Maida; III Cl. Caterina Gualtieri Istituto Comprensivo di San Pietro a Maida – Scuola Media: I Cl. Ruscio Maria Elisa Media "Ardito" di Lamezia Terme; II Cl. Mascaro Emanuela, Tomaino Antonella, Torchia Antonella, e Torchia Martina Scuola Media Migliuso-Serrastretta; III Cl. Luciano Scambia Scuola Media "Ardito" di Lamezia Terme – Scuola Superiore – I Cl. Mercuri Ilaria Liceo Classico "F. Fiorentino" di Lamezia Terme; II Cl. Naso Concetta Itis di Oppido Mamrtina; III Cl. Ilaria Perri Liceo Cassico "F. Fiorentino" di Lamezia Terme.

Un riconoscimento è stato assegnato al primo circolo di Lamezia che ha partecipato in maniera più numerosa a questa seconda edizione del concorso.
A tutti i partecipanti è stato consegnato un attestato di partecipazione. Una targa è stata consegnata alla famiglia Senese da parte dell'Aido, l'Associazione donatori d'organi.

Fonte: Gazzettadelsud.it

sabato 6 dicembre 2008

Il recupero della pera viteralese

aiellofrutta.jpg












L'importanza di un lavoro quotidiano teso a cavar fuori il vero e unico "petrolio" della Calabria: la genuinità di prodotti speciali, i loro sapori, odori e colori, la salvaguardia di tradizioni ultramillenarie, la valorizzazione di esperienze gastronomiche tramandate nei secoli.



Viene ancora dalla terra il richiamo che porta la campagna “Consuma e spendi calabrese” sulle montagne dell’entroterra, in mezzo ai frutteti e agli orti di un’azienda agricola trasmessa di generazione in generazione che sia chiama “Frutti Antichi”. E torna a parlare di vere e proprie prelibatezze, la campagna lanciata per promuovere il valore di tesori nascosti e, purtroppo deperibili e spesso a rischio di estinzione, poiché il prezioso bottino che brilla al sole di montagna non è fatto di monete, ma di frutti della terra. E anche il tempo ha un valore a parte, qui. Siamo a Viterale, contrada del comune di Serrastretta (Cz), pochi chilometri sotto il Passo Condrò (1.050 m. slm), da sempre dedita all’agricoltura, alla raccolta delle castagne, all’allevamento dei maiali. Angelo Aiello si occupa di tutto, degli orti e dei suoi frutteti, e inizia in questi giorni la preparazione di un’insalata che sarà servita sulla tavole del suo agriturismo a dicembre. Proprio come si faceva una volta. Mette insieme in una damigiana, con aceto di vino e acqua, cipolle rosse, pomodori verdi, “quelli tondi buoni per fare la salsa” e pere. Ma sono pere speciali: «E’ il pero viteralese, detto anche pero saverotto (dal soprannome di colui che, probabilmente, lo innestò per primo, ndr), un albero che si trova solo qui, su questa montagna, in tutto il comprensorio ce ne saranno una ventina di piante - spiega il produttore -. E’ un frutto per sua natura biologico, respinge i trattamenti chimici, poiché il primo innesto fu fatto, all’inizio del ’900, su un pero selvatico e ha conservato questa suo “Dna selvaggio”. Il problema è che le sue produzioni non sono abbondanti ed è anche molto sensibile ai cambiamenti climatici». La pera viteralese ha un gusto dolce ed una consistenza granulosa, ma anche la colorazione e la maturazione sono particolari: «Si raccolgono quando sono ancora verdi e si lasciano a maturare nella paglia fino al raggiungimento di un colore giallo paglierino all’esterno. All’interno, invece, sono bianche e c’è una fase precisa in cui il cuore del frutto comincia a cambiare colore: in questo preciso momento il frutto dà il massimo del gusto, poi comincia a diventare come si dice nel dialetto locale “fhicatiellu”, cioè assume quella colorazione marrone che sta a significare che il frutto è passato». Quando la si mette nella damigiana la pera viteralese è ancora coperta dalla sua buccia: solo tre o quattro mesi dopo, nel mese di dicembre, nel periodo in cui in azienda si uccidono i maiali allevati dal produttore e si mangia la carne fresca, gustosissima e notoriamente grassa, si toglie il preparato dalla damigiana, lo si lava con l’acqua e si condisce per servirlo: «Quando vengono gli ospiti (solo su prenotazione, ndr) nel periodo invernale servo loro soffritto di maiale o “frittule” e l’insalata di pere viteralesi, cipolle, peperoni con l’aggiunta di fettine di mele del mio frutteto tagliate al momento, il tutto condito con un filo di olio extravergine d’oliva: un insieme eccezionale dal gusto agrodolce, si sprigiona un profumo che non può essere descritto, proprio come vuole la più semplice tradizione contadina delle nostre montagne», racconta l’appassionato produttore, che con i frutti della sua azienda agricola porta avanti l’agriturismo il “Vecchio Casale”. Pasti semplici, come quelli preparati un tempo, ma ricchi di storia, di sostanza e di lavoro alle spalle, che in passato non lasciavano mai il contadino a digiuno, anche nei periodi più duri, e di cui oggi si rischia di perdere memoria: «Ricordo mio nonno, e poi mio padre e mia madre, andare al mercato di Nicastro negli anni ’50: le pere e le mele “de ‘a muntagna” dicevano, andavano a ruba, la gente veniva apposta da Vibo, il prodotto si vendeva e chi conosceva quel frutto voleva quello e quello soltanto».
aiellopomodori.jpgOggi la storia, o forse meglio la sorte, di questi frutti e di queste produzioni sembra essere segnata da un triste epilogo, che solo la consapevolezza degli appassionati e le scelte degli amanti della terra e dei suoi tesori può cambiare: «Il consumatore può fare tanto: se richiede prodotti di qualità, chi produce continuerà a produrre qualità, altrimenti siamo destinati a sparire». Il mondo della qualità, insomma, salvato dal consumatore. E continua a raccontare delle specialità della terra e di come arrivano in tavola, Aiello: «Quando si accende il camino, d’inverno, metto a bollire le castagne che produco io stesso e le pere viteralesi: un tempo probabilmente questa pratica era dovuta al fatto di recuperare l’acqua di cottura con una sola bollitura, e castagne e pere costituivano un pasto completo. Io, dopo aver cotto i frutti, li scolo, sbuccio e taglio le pere a fettine, li cospargo del succo caramellato e li servo insieme, come dessert». E sempre a base di frutti biologici sono le marmellate di corniole che proprio in questi giorni le due signore che aiutano in cucina il produttore preparano per le crostate caserecce. Ma la passione che traspare dai racconti del titolare dell’azienda agricola si stempera poco dopo, a sera, passeggiando fra i frutteti carichi di mele antistanti la sua tenuta agrituristica: «Fa freddo, troppo freddo per essere in settembre, e ha piovuto troppo poco, questa temperatura fa male alle castagne, sarà sicuramente una cattiva annata. Già negli anni passati un chilogrammo di castagne si è venduto a 30 centesimi, quest’anno sarà anche peggio». A preoccuparlo ancora di più sono gli ortaggi che, quando superino le quantità utilizzate per l’agriturismo, il produttore vende all’ingrosso o ai mercati locali: «E’ incredibile come siano bassi i prezzi a cui riusciamo, quando riusciamo, a vendere i prodotti: durante l’estate ci sono stati giorni in cui abbiamo venduti i pomodori a 20-30 centesimi al chilogrammo, da non riuscire a ripagare nemmeno i costi di produzione. Un tempo il contadino era ricco, oggi si rischia di non riuscire ad arrivare a fine mese se non si hanno altri redditi, allora mi chiedo - continua il produttore - che cosa si vuole fare di noi piccoli agricoltori?». «Viviamo e operiamo in montagna e abbiamo prodotti buoni perché li produciamo a condizioni pedoclimatiche tali da offrire caratteristiche uniche, ma affrontiamo anche disagi e problemi unici. Le produzioni non sono elevatissime e se il clima, come quest’anno, ci danneggia, vanno perduti i raccolti. Chi dovrebbe indirizzarci, sostenerci e guidarci che cosa fa? Le banche ci stanno con il fiato sul collo e non si vive di sole sagre, c’è bisogno di meccanismi corretti, che mettano in relazione produzione e mercato e che sappiano tutelare le coltivazioni montane. Abbiamo tutti le stesse ricchezze e gli stessi problemi - continua Aiello - lo sanno le associazioni di categoria, lo sanno i politici: non se ne stiano chiusi negli uffici e vengano a vedere di che cosa ha bisogno chi vive di terra oggi, o tra qualche anno nessuno più potrà permettersi “il lusso” di fare l’agricoltore». Considerazioni, suggerimenti, indirizzi che “Consuma e spendi calabrese” costantemente ribadisce, dando voce a chi opera fra mille difficoltà, ma con determinazione, nell’attesa che qualcosa cambi, dal basso, come sta cercando di stimolare questa campagna, risvegliando la sensibilità del consumatore calabrese e la sua attenzione per la qualità; ma anche dall’alto, toccando le corde di quanti ancora credono nella politica come servizio alla comunità. «Non facciamo perdere prodotti su cui altre regioni hanno costruito ricchezze - esorta il produttore - e su cui la nostra può agire, difendendo tipicità, qualità e territorio: troviamo il modo per far sì che chi ama la terra possa restare alla terra e chi voglia consumare qualità possa ancora trovarla».

Tanti frutti preziosi, che recuperano tradizioni e sapori antichi
L’azienda agricola “Frutti Antichi” ha fatto del recupero delle tradizionali specie da frutto del luogo uno dei capisaldi della sua attività agricola. Dedica gran parte delle sue attenzioni agli innesti, tenendo conto dei consigli della luna: «E’ il calendario lunare che seguiva mio nonno a scandire ancora oggi i tempi dei raccolti e degli innesti: quando la pianta è a riposo, dormiente, cioè a gennaio, si tagliano le cosidette “marse”, l’estremità più giovane del ramo e si mettono a riposo; una volta si interravano per conservarle, oggi si mettono anche in frigorifero, e si aspetta la prima decade di marzo per innestare. ortaggiantichi.jpg“Innestamu a San Giuseppe”, si diceva in passato, perché in quel periodo la pianta si risveglia e riconosce l’innesto come suo». Insieme al pero viteralese, Aiello nei suoi frutteti raccoglie *pirajne, mele coccio, annurca *e *limocelle*, altre quattro specialità rispettivamente di pera e di mele tipiche della zona. Ma non vive, ovviamente, di sola tradizione l’agricoltore di Serrastretta, che raccoglie, a partire dai primi di ottobre, mele golden delicius, stark rosso, renette, cera e zucchero e cannella. «Le mele prodotte in montagna sono buone, non perché sono mie o perché ci passo la cera: sono migliori per il solo fatto di essere prodotte qui». Oltre alla frutta, Aiello produce ortaggi di stagione: quasi tutti impiegati nella gestione dell’agriturismo, per preparare salsa di pomodori, sottaceti, giardiniere, rimangono per la vendita esterna pomodori Belmonte, Sammarzano e Tondo liscio. «Quello che posso garantire ai miei consumatori - ci dice - è una carta d’identità completa dei prodotti che coltivo su queste montagne, in tavola come nelle cassette che vendo qui in azienda o al mercato. E’ questo il nostro punto di forza, ciò che ci distingue da chi produce sui bordi delle autostrade. Ed è questo che chi vuole davvero salvare i piccoli produttori locali deve capire, operando di conseguenza».

Rosalba Paletta


Nella foto in alto Angelo Aiello nel suo frutteto di contrada Viterale, a Serrastretta

Nella foto al centro Angelo Aiello con in mano due pomodori di Belmonte prodotti nella sua azienda

Nella foto in basso alcuni degli ortaggi prodotti nell'azienda agricola di Viterale

(Pubblicato su "Il Domani" dell'11 settembre 2007)

martedì 2 dicembre 2008

Il nuovo aeroporto di Lamezia Terme

Il nuovo aeroporto di Lamezia Terme
(clicca sopra per vedere l'immagine)


Avveniristico, originale e ‘biotech’. Le principali caratteristiche del progetto premiato”

Ha la forma di un ciottolo levigato e arrotondato dal lavorìo dei fiumi e ammorbidito dalle onde del mare (chiaro ossequio e metafora al viaggionel Mediterraneo) il nuovo aeroporto di Lamezia Terme disegnato da “Engco” (capofila del raggruppamento di imprese che vede affiancate “Air Support”, “Promoproject” ed i professionisti Giorgio Papa, Sergio Rotella, Francesco Schioppa). E proprio come un ciottolo, come un’architettura naturale che non oppone resistenza alcuna al territorio, ma ne fa quasi parte, il nuovo scalo si proporrà agli occhi dei viaggiatori calabresi.

Il progetto di Engco (che prevede la completa sostituzione dell’attuale infrastruttura, insufficiente e tecnicamente inadeguata al cresciuto volume di traffico dello scalo) è stato approvato dall’ultimo Cda Sacal, in linea con il lavoro svolto dalla Commissione di gara per il Concorso di progettazione che ha appunto premiato questo lavoro quale migliore e più confacente soluzione tecnico-architettonica. Sulla base degli esiti del Concorso, il Cda Sacal dovrà adesso procedere all’affidamento della progettazione definitiva della nuova aerostazione e quindi al successivo appalto dei lavori.
L’architettura del manufatto vede un primo involucro in alluminio a curvatura variabile e strutture portanti su una seconda struttura cosiddetta a brise-soleil, che precede e avvolge la prima: “la pelle esterna - spiegano gli estensori del progetto - racchiude la pianta su due livelli atta ad assolvere correttamente a tutte le funzioni di un moderno scalo. Lo spazio è scandito da strutture a vista che in modo ritmico comprendono le grandi pareti in cristallo che delimitano il perimetro e diventano la pelle trasparente dell’intero involucro”.
Quattro “buchi” asimmetrici previsti in copertura, mettono in collegamento esterno ed interno, favorendo l’illuminazione naturale dello scalo. Il colore predominante dell’esterno è il bianco, scelto sia per frenare il calore dei raggi solari, migliorando al contempo i consumi energetici, sia per conferire carattere mediterraneo alla nuova costruzione. La struttura interna è invece in acciaio e vetro, con sistemi di isolamento termico, acustico e di sicurezza.
Decorazioni attinenti alla natura, completano il concept del progetto, rendendolo nel suo complesso originale e di sicuro impatto emotivo. Grande attenzione, inoltre, agli interventi di “lighting” come componente essenziale della stessa architettura e dell’identità strutturale. E tutto progettato secondo avanzati criteri bioclimatici, quindi eco-sostenibili, con sfruttamento di fonti energetiche rinnovabili e impiego di bioedilizia…
La capacità dello scalo sarà di circa 3,5 milioni di passeggeri l’anno, con superfici di grandi dimensioni e standard di comfort superiori. Come detto, saranno comunque facilmente praticabili nuovi interventi di ampliamento: tre sono i piani operativi concepiti con una logica modulare e flessibile, quindi modificabile secondo nuove e future esigenze e in considerazione delle rapidissime e magmatiche trasformazioni del sistema dei trasporti aerei.
“Al di là delle valutazioni estetiche, sempre comunque affascinanti - spiega il presidente di Sacal Eugenio Ripepe - ciò che da principio va sottolineato è che con questa progettazione si abbandona definitivamente la cultura del ‘rattoppo’, della contingenza, dell’emergenza, dei lavori strutturali parziali, destinati comunque ad esaurire in breve il loro contributo. Questa volta è stata data giusta priorità a progetti complessivi, pensati in grande, per cambiare e per durare... Venendo nello specifico al progetto di Engco, ciò che colpisce è la forte identità, la specificità, la volontà di caratterizzare anziché, per così dire, di spaesare, di spersonalizzare. Personalmente credo che un aeroporto non debba essere più un non-luogo, una frontiera, un transito e basta; ma un nuovo spazio della modernità, un luogo di accoglienza e calore, una cerniera che accompagna in un territorio ed in un paesaggio, un crocevia che ha una sua dimensione di orientamento. Le proprietà di un aeroporto sono diventate oramai proprietà del viaggio stesso: e un bel viaggio, come sottolineano i progettisti, fa rima con un buon aeroporto, che deve essere, appunto, funzionale, moderno, comodo e bello. Certo, un grande progetto architettonico è anche sempre una grande scommessa di innovazione, una nuova mappatura dello spazio e del territorio che esige nuove risposte e nuove coordinate. Decisamente meglio, allora, considerando naturalmente scontata la praticità, la funzionalità, l’efficienza, la razionalità della struttura, la prospettiva di un aeroporto radicalmente innovativo e spettacolare: come innovative e spettacolari riescono ad essere (quando ci riescono) le architetture contemporanee”.

r.m.
Fonte: www.sacal.it