lunedì 5 aprile 2010

Lettura consigliata: Sicurezza e Territorio


 

La Calabria è una regione estremamente fragile. Lo è sempre stata e lo diventa ogni giorno di più.
I disastri ambientali si susseguono ed il dissesto interessa ormai l’intero suo territorio causando morti, danni incalcolabili, disagi ed isolamento.
In buona parte le cause oggettive del disastro risiedono essenzialmente nella storica “debolezza” della pianificazione e nella errata gestione delle trasformazioni territoriali.

I problemi infatti hanno avuto origine proprio laddove si è scavalcato il piano per andare in deroga, laddove prescrizioni a monte, e controlli, in itinere ed a valle, non sono stati attuati o rispettati.
Se a questo si aggiunge la “pericolosità di base” che il territorio ha come sua disgraziata dote ecco delineato il quadro che è sotto gli occhi di tutti.

Si è edificato per decenni e si edifica ancora oggi senza tener conto dei criteri imposti dalle leggi nazionali. Nessuno protesta contro il fatto che il 95% dei progetti in Calabria non è sottoposto a controllo. Una situazione paradossale se si pensa che il Piano per l'Assetto Idrogeologico (che si è limitato però ad analizzare) ha evidenziato che il 68% dei Comuni calabresi ha almeno un'area R4, cioè di alto rischio dove c'è pericolo di perdita di vite umane.

Tuttavia si continua a edificare e sconvolgere il territorio. Ma non è tutto.

Da anni assistiamo impotenti all’impietoso dramma estivo degli incendi boschivi. Migliaia di ettari di superficie boscata vengono divorati dal fuoco scoprendo così il terreno e consegnandolo alle intemperie senza alcuna protezione. Eppure a fronte di ciò e di una grande potenziale manodopera idraulico-forestale, nel corso dei decenni non è stata mai promossa una forte campagna di rimboschimento che invece avrebbe rappresentato un’ottima difesa dagli smottamenti, dalle frane e dai dilavamenti. E’ notorio infatti che gli alberi e le piante trattengono con le loro radici il terreno e aiutano tra l’altro il defluire delle acque piovane.

Edificazione selvaggia, disboscamento, mancata manutenzione...di chi è la colpa? Cosa fare ora?

Attraverso questa ricerca, che non è da intendere chiusa ma come “opus in fieri”, tento soprattutto di far emergere la necessità di pianificare ed "attuare" una grande opera di risanamento idrogeologico, uscendo dalla continua “emergenza” per entrare in una nuova visione basata sulla “pianificazione consapevole” che indichi con estrema chiarezza che la prevenzione dei rischi è la migliore risposta agli eventi catastrofici ed assumendo la “sicurezza” come condizione necessaria per ogni altra attività che si voglia realizzare sul “territorio”.

L’idea è quella di una rete stabile tra tutti i soggetti coinvolti nella sicurezza del territorio. L’obiettivo di questa integrazione è il "Riordino del sistema della sicurezza territoriale” da realizzare mediante un Piano Strategico che regoli in modo organico i settori della difesa del suolo (assetto idraulico/fiumi, assetto idrogeologico/ frane e difesa della costa) in una ricomposizione unitaria finalizzata a creare un “sistema” funzionale per la sicurezza territoriale.

Ma perché un Piano Strategico? La differenza che intercorre tra la pianificazione strategica ed i tradizionali modelli di pianificazione risiede nella sua dimensione apertamente pragmatica, nella previsione di meccanismi di rettifica continui con la possibilità di ridiscutere le linee strategiche, qualora gli interventi non rispondano a criteri di coerenza ed efficacia, e nella consapevolezza che il Piano Strategico nasce dalla condivisione di una cornice di conoscenza e da un coinvolgimento pieno e responsabile di una pluralità di attori.

Non c’è più tempo, come ha affermato il professor Enrico Costa dopo i tragici fatti dell’autostrada all’altezza di Rogliano, bisogna agire rapidamente e con la consapevolezza che polverizzando ancora ingenti risorse da destinare per affrontare l’emergenza, invece di spenderle e spendersi per cambiare radicalmente il modello culturale vigente, non si uscirà mai dalla logica che ha assunto ad alibi il fatto che in Calabria “esiste” il dissesto e bisogna quasi farsene una ragione.

Se ciò non avverrà non potrà esserci vero progresso e vero sviluppo. Si parla del Ponte sullo Stretto, di Reggio Città Metropolitana, del Porto di Gioia Tauro, della centralità della Calabria nel “sistema Mediterraneo” ma la realtà è che sul nostro territorio un qualsiasi evento meteorologico, pur abbondante, rischia di far diventare la Calabria la terza isola italiana.
Nome: Sicurezza e Territorio
Categoria: Interessi Comuni - Attività
Autore: Federico Curatola
Editore: CITTA' DEL SOLE 
Altra produzione della Collana MAGISTRALIS, diretta dal Prof. Enrico Costa.

Descrizione: DALL'EMERGENZA ALLA PIANIFICAZIONE STRATEGICA

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