venerdì 30 gennaio 2009

Ciao Mino


E' morto un grande calabrese, Mino Reitano 64 anni, si è spento la sera del 27 gennaio 2009 nella sua abitazione di Agrate Brianza, assistito dalla moglie Patrizia (sposati da 32 anni) e dalla figlia Giuseppina Elena Reitano era malato da due anni,  ed era stato sottoposto a un intervento chirurgico un anno e mezzo fa e, successivamente, nello scorso novembre. I funerali del cantante, che lascia anche un'altra figlia, Grazia Benedetta, si svolgeranno giovedì 29 gennaio alle ore 15 nella chiesa di Agrate Brianza.

Nato poverissimo a Fiumara di Muro, paesino di mille abitanti nei pressi di Reggio Calabria, presto orfano di madre, studia per otto anni al conservatorio di Reggio Calabria suonando il pianoforte, il violino e la tromba. Interprete della canzone nazional popolare, era partito dalla Calabria ed era andato in Germania per cantare le nostre canzoni. Reitano iniziò la sua carriera da giovanissimo, ricevendo riconoscimenti e realizzando concerti in tutto il mondo.
La storia di Mino Reitano è una tipica storia degli anni '60: quella di un ragazzo povero di Calabria che comincia a cantare in Germania con i fratelli, suonava rock'n roll, così ad Amburgo si trovò a dividere il palco e duettando con i Quarrymen, che, tornati a Liverpool, diventeranno i Beatles.
Diventa ricco e famoso negli anni del boom e dei milioni di 45 giri, e resta sempre un bravo ragazzo calabrese.
 Protagonista della canzone italiana degli anni '60: prima Castrocaro, poi nel '67 San Remo con un brano di Mogol e Battisti, "Non prego per me".
Nel 1968 arriva al primo posto della hit parade con "Avevo un cuore che ti amava tanto", seguito da un altro grande successo, "Una chitarra cento illusioni".
Nel 1971 vice un Disco per l'estate con "Era il tempo delle more". E' il suo periodo più felice, partecipa a tutti i festival più importanti, vende tantissimi dischi, è un protagonista fisso di Canzonissima, partecipando per otto anni, guadagnandosi sempre la finale e classificandosi tra i primi posti.
Aveva anche l'animo di compositore: ha scitto pure canzoni per Mina e Ornella Vanoni, come la canzone, "Una ragione di più", uno dei brani più belli del repertorio di Ornella Vanoni, che considerava il suo piccolo capolavoro.

Nel 1977 ha scritto un romanzo intitolato "Oh Salvatore!", riscuotendo un discreto successo anche di critica.
Nella seconda fase della carriera, dopo un periodo di riflessione, negli anni '80,  Mino Reitano entra nella sua fase televisiva, anche come compositore di sigle musicali televisive.
Nel 1988 torna al Festival di Sanremo con la canzone 'Italia' e, sempre a Sanremo nel '90, presenta 'Vorrei'; seguono partecipazioni ad altri spettacoli televisivi e, nel '91, ancora a Sanremo con 'Ma ti sei chiesto mai'.
Dal '93 in poi di nuovo tourne' per gli italiani all'estero, negli USA, Canada, Australia e in altri paesi del mondo a cantare negli stadi pieni di italiani, seguono altri ingaggi per programmi tv.
E' stato attore in ben sei film.
Come attore la sua partecipazione più significativa è un cameo nel film Sono pazzo di Iris Blond (1996) di Carlo Verdone, nel quale interpreta sé stesso con discreta autoironia.
Le sue canzoni più famose: "Italia", "Sogno" , "Gente di Fiumara" e "L'uomo e la valigia"
Fervente cattolico, durante la malattia che lo colpi nel 2007, si strinse ulteriormente alla fede, incontrando sia Giovanni Paolo Secondo che Papa Ratzinger.

Conflittuale il rapporto con la critica musicale, oggetto di ironie per le sue origini calabresi e la famiglia numerosa, Reitano ha però conquistato soprattutto l'emigrazione italiana all'estero, dove s'è esibito in concerti trionfali. 
Tra le frasi celebri che gli si attribuiscono: "Io sono nella vita esattamente come appaio in tv: un ignorante che si è fatto da solo".
L'ultimo premio il 6 gennaio 2009: "I Giganti della Calabria", omaggio da una terra che ha sempre amato. "Per vent'anni ho rifiutato di fare concerti in Calabria perché non volevo che la gente della mia terra pagasse per vedermi cantare" - raccontava il cantante di Fiumara.
La sua è la biografia perfetta per l'uomo legato alla famiglia e alla sua terra di origine, la Calabria, che con i primi veri soldi si è comprato una sorta di ranch in Brianza, una "piccola Fiumara", dove ha vissuto con le famiglie dei fratelli fino alla fine.
Alcune frasi, durante la malattia:
Che bella la mia Calabria, la porto nel cuore…”.
“Offro ogni sofferenza a Gesù e alla Madonna e ringrazio Dio per il dono della mia Famiglia”.
Nell'esprimere il nostro cordoglio personale per la scomparsa di Mino Reitano, come rappresentanti della comunità migliusese, dove nell'estate del 2004 per la festa padronale dell'Immacolata ha tenuto un grande concerto che ha radunato tutto l'hinterland lametino e non solo, animando il nostro piccolo paesino, sentiamo oggi più che mai l’esigenza di operare fattivamente affinché i giovani calabresi, per affermare in ogni campo il loro talento, non debbano essere più costretti ad abbandonare questa terra.

Testo di "Calabria mia"

EU PREGU NOTTI E JORNU LU SIGNURI

CA TUTTI I FIGGHI TOI HANNU A TURNARI

LU SANNU CA TU SI MALATA I CORI

LU SANNU CA CCUSI' NON POI CAMPARI

CALABRIA MIA

I MEGGHIU FIGGHI SI DI IRU FORA

A FA' FURTUNA CU NA CATINA E PEDI

E TU RISTASTI TA STI QUATTRU MURA

CALABRIA MIA

CALABRIA MIA

CA SI SICCARU PURU LI FIUMARI

E RIMANIRU SULU PIANTI E FIURI

U NUSTRU PIANTU VA A FINIRI A MARI

CALABRIA MIA

CALABRIA MIA

SIMU MALATI D'AMURI SIMU MALATI

COMU A STI MANDULINI E STI CHITARRI

CIANGI STU CORI DI NOSTALGIA

CIANGI PI TTIA CALABRIA MIA

CIANGI STU CORI DI NOSTALGIA

CIANGI PI TTIA CALABRIA MIA

A MAMMA PREGA SEMPRI LA MADONNA

CA VOLI LI SO FIGGHI TA SO TERRA

E PREGA PREGA U CORI CIANGI E AFFANNA

SI C'E' LAVURU CCA SO FIGGHIU TORNA

CALABRIA MIA

I MEGGHIU FIGGHI SI DI IRU FORA

A FA' FURTUNA CU NA CATINA E PEDI

E TU RISTASTI TA STI QUATTRU MURA

CALABRIA MIA

CALABRIA MIA

SIMU MALATI D'AMURI SIMU MALATI

COMU A STI MANDULINI E STI CHITARRI

CIANGI STU CORI DI NOSTALGIA

CIANGI PI TTIA CALABRIA MIA

CIANGI STU CORI DI NOSTALGIA

CIANGI PI TTIA CALABRIA MIA

CIANGI STU CORI DI NOSTALGIA

CIANGI PI TTIA CALA........BRIA MIA

Ciao Mino

martedì 27 gennaio 2009

Calabrisella mia


Il canto tradizionale che segue, nell'antica versione di S. Martino di Taurianova (Reggio Cal.), non ha bisogno di commenti. Ci limitiamo a fornire una semplice traduzione per quanti non conoscono il nostro dialetto. I sentimenti espressi sono puri ed i versi si rivelano sinceri come i cuori dei giovani da cui scaturiscono. La ragazza paragona l'innamorato ad un fiore:

"Nel mio giardino le rose bianche costituiscono tutta una festa di colori, ma fra tanti fiori manca il più bello: manchi tu, garofano d'amore!".

Di rimando, il giovane così esprime il suo compiacimento:

"Nel mio giardino le rose rosse creano una festa di colori, ma fra tante rose manca la regina, manchi tu, Calabresella, rosa d'amore!".

Ed ancora lei:

"Se manco soltanto io, il torto è tuo perché non mi hai saputo coltivare: io sto all'ombra ad aspettare il mio sole ed intanto che sono all'ombra rido e canto. Non voglio, però, essere confusa fra le tante, desidero diventare sposa e non amante. Se tu vuoi possedere tutte le rose, cercale in vetrina e non fra quelle d'amore!".
Interviene il coro: "Calabrisella, fiore d'amore!".

A questo punto l'innamorato ricorda il suo primo incontro:
"Nina, quando t'ho vista stavi alla fontana a lavare ed il mio cuore s'è colmato di tenerezza: è stato allora che, mentre appendevi i panni alla siepe, io t'ho sottratto il più bel fazzoletto".

E lei:
"Se mi hai sorpresa a lavare, da parte mia ho sognato che mi osservavi. Se mi hai rubato il più bel fazzoletto, in cambio nel cuore mi hai lasciato il più bel fiore".
Interviene il coro: "Calabrisella, rosa d'amore!".

Il giovane, costretto a partire per gli studi universitari, al rientro in paese si reca dall'innamorata:
"Adesso che son tornato dalla città mi guardi, malandrina, e mi sorridi: io abbandonerei il mio dottorato soltanto per avere te vicina!".

La ragazza non ci pensa due volte:
"Se vuoi avermi sempre accanto non hai bisogno di abbandonare il dottorato: va' dal curato e dal mio genitore, diversamente allontanati e non pensarmi più!".
Il coro replica: "Se è vero amore, parlane ai genitori!".

E' il giovane a concludere:
"Ti do il cuore e la fede, parlerò con tuo padre e con tua madre, ma ti dimostrerai ingrata a non credermi. Calabresella mia che ridi e canti, è preferibile una contadina semplice e fine ad una signorina burbera e sgarbata; meglio una graziosa e buona villanella che una signora superba e avvelenata!".
 
Calabrisella mia

Lei - Jntra lu me' giardinu rosi janchi
sbòccianu 'nta 'na festa di culuri,
ma di' hjuri mi manca lu cchiù bellu:
mi manchi tu, garòmpulu d'amuri. 


Lui - Jntra lu me' giardinu rosi russi
sbòccianu 'nta 'na festa di culuri,
ma di li rosi tu, rigina, manchi,
Calabrisella mia, rosa d'amuri.


Lei - Se di li rosi jeu sula ti mancu
tortu è lu toi chi no' mi curtivasti:
jeu sugnu all'umbra e aspettu lu me' suli,
jeu sugnu all'umbra e 'ntantu arridu e cantu.
Però non vògghiu èssari cu' i tanti:
vògghiu èssari spusa e non amanti.
Se tu li rosi li voi tutti quanti,
cerca hjuri 'i vitrina e non d'amuri.


Coro: Calabrisella mia, Calabrisella mia,
Calabrisella mia, hjuri d'amuri.

Lui - Nina, ti vitti all'acqua chi lavavi
e lu me' cori si linchìu d'amuri:
quandu li panni a la sipala ampravi,
jeu t'arrobbai lu mègghiu muccaturi.


Lei - Tu mi vidisti all'acqua chi lavava,
jeu ti vitti 'nsonnu e mi guardavi.
Se m'arrobbasti 'u mègghiu muccaturi,
m'assasti 'nta lu cori 'u mègghiu hjuri. 


Coro: Calabrisella mia, Calabrisella mia,
Calabrisella mia, rosa d'amuri.

Lui - Ora chi di la città jeu su' tornatu,
mi guardi e mi sorridi, malandrina:
Jeu dassarrìa 'u meu dutturatu
sulu pe' avìri a ttia sempri vicina.

Lei - Se voi mu 'nd'hai a mmia sempri vicina,
non c'è bisognu 'u dassi 'u dutturatu:
va' e parla cu' me' patri e lu curatu,
se no' vattindi e non penzari a mmia.


Coro: Se chissu è amuri veru, se jè amuri puru,
va' e parla cu' me' patri e cu' me' mamma.


Lui (comparendo)
- Jeu ti dugnu 'u me' cori e 'a me' fidi,
jeu parlu cu' to' patri e cu' to' mamma
e tu 'ngrata assai se no' mi cridi.
Calabrisella mia, chi canti e arridi.
Mègghiu 'na contadina bona e fina,
ca signurina bùrbara e sgarbata;
mègghiu vedana bona e aggraziata
ca 'gnura superba e 'mbelenata!


Coro: Calabrisella mia, Calabrisella mia,
Calabrisella mia, rosa d'amuri!

(Da "Calabria Sconosciuta" - Reggio Calabria - Anno VIII n. 31-32 (Luglio-dicembre 1985).
Ci risulta che il presente canto (riportato integralmente dal mio sito Internet www.brutium.info - Sezione “Folklore calabrese”)
è stato pubblicato e inciso da “Calabrialogos”.

Siamo certi che verrà apprezzato da tutti i Calabresi.

Domenico Caruso da S. Martino di Taurianova (RC)






sabato 24 gennaio 2009

A mio padre

Non esiste un altro uomo, così caro come lui...
sogna ancora ad occhi aperti e non ama la tristezza.

Noi ci somigliamo tanto, ma io non sogno ad occhi aperti,
io appartengo ad un altro mondo dove lui vivrebbe male.
Caro, caro vecchio mio!
Ora corri insieme al tempo e non corri più nel vento.
Ho il tuo sangue nelle vene, e ti porto nel mio cuore.
I suoi occhi sono buoni, i capelli quasi persi...
sulle spalle porta il peso di una vita senza posa.
Gira il tempo la sua ruota: c'è chi nasce, c'è chi muore,
ma la storia di mio padre, è di un uomo senza tempo...
Caro, caro vecchio mio...
ora corri insieme al tempo e non corri più nel vento.

Ho il tuo sangue nelle vene, e ti porto nel mio cuore..."
Antonino Della Porta

... Non c'e' cosa piu' bella di parlare dei nostri padri... magari qualche volta anche male! Ma l'importarte e' parlarne... Quando si e' bambini li veneriamo e crediamo che non ci sia nessuno al mondo migliore di loro, ma col tempo non  la vediamo sempre come loro perche' sono differenti le idee dato da uno scontro generazionale specialmente quando si e' adolescenti... ma poi crescendo ci riavviciniamo alle loro idee, crediamo ai consigli che ci dispensavano quando non ne volevamo proprio a che sentire di seguirli!!!
Ed eccoci qui a ringraziarli per quello che ci hanno dato e per quello che ancora ci potranno dare...


"Se guardo questa vecchia foto, credo che sia di circa 60 anni fa, vedo mio padre da bambino... di sicuro in quegli anni li' non si facevano molte foto e mi sembra strano poterlo vedere cosi' piccolo (lui e' il terzo da sinistra dell'ultima fila prima del bambino con le bretelle, quello senza scarpe) e come si puo' notare la situazione non era delle migliori (ti giuro che quando guardo mio papa' senza scarpe, gli occhi mi si gonfiano di lacrime).

Certo che se lo comparassi con i piccoli di oggi, tanto coccolati dalla famiglia e pieni di gioia mi si rattrista il cuore e mi scende giu' una lacrimuccia nel vedere il mio papa' cosi' piu' piccolo e trascurato...

Non riesco ad aggiungere altro ( i chianti me staju viviandu)!!!

Proprio per questo a nome mio di Cristina, di Carlo, Franca e i nipotini Walter ed Alessia, e perche' no anche dei futuri nipotini ringraziamo il nostro caro Papa' che giorno dopo giorno si fa in quattro per noi e che è stato fortunato come uomo a trovare una donna speciale come mia mamma che ha fatto tanti sacrifici anke lei per la famiglia quando papa' era fuori per lavoro..."
Luca Galluzzi


... Ora non mi resta che incorniciare questo splendido quadretto con le soavi note di uno dei migliori cantanti italiani...

A mio padre - Bocelli

Caro babbo,
Inutile discutere
Daccordo non saremo mai
Che cosa ce di strano in
ciò
Trent'Anni ci separano
O forse
Ce il timore in te
Di non trovare
più la forza
D' essere al mio fianco
Se gli ostacoli mi fermano.

Non preoccuparti, ascoltami
Avrò problemi
Affronto infami ma
Niente mi
spaventerà
Niente mi
corromperà
Niente al mondo
Mi
farà scordare che
Posso vincere
E voglio farcela da me.
E voglio farcela da me.

So bene che per te e difficile
Giustificare
Questa smania di combattere
Osare
l' impossibile....lo so

Ti
sembrerà incredibile
Ma
più ci penso più m' accorgo che
Assomiglio proprio a te
E non sai come vorrei
Che la forza non ti abbandonasse mai
Per averti qui
E non arrendermi
Mai

mercoledì 21 gennaio 2009

Lettura consigliata...

"I misteri di Balacari" di Domenico Marino

Il libro, racconta una Calabria che non c’è più, conservata solo nei ricordi di quanti l’hanno vissuta. Balacari, borgo ideale che deve il suo nome proprio a un anagramma di Calabria, è il paese simbolo d’un mondo di ieri che nelle pagine del volume rivive grazie ai racconti d’un «sittantino» tornato in paese da Bruxelles dopo cinquant’anni d’emigrazione forzata.

Il protagonista, Francesco De Seta, che tra i vicoli di Balacari torna a essere solo Ciccio, ritrova la sua terra nel dialogo con un quindicenne nipote del suo migliore amico che, come il loro paese, purtroppo non c’è più. Magia della narrativa, per la quale tutto è possibile, Ciccio ripopola il centro storico, resuscita i suoi abitanti, restaura le case abbandonate, riapre i magazzini malinconicamente sbarrati riempiendoli di merce, riassapora la vita del paese. Passeggiando, con l’incedere pacato degli anziani, riscopre i mille misteri di Balacari.






Titolo: I misteri di Balacari

Autore: Domenico Marino
Editore: Periferia
Pagine: 

Prezzo: € 

Archeologia come volano di sviluppo

Archeologia come volano di sviluppo

"Hanno litigato per anni dove mettere la cittadella regionale, e una volta che avevano deciso di piazzarla a Germaneto, ecco che viene fuori la solita archeologia a bloccare i lavori..." Ulderico Nisticò

Quando il diavolo ci mette la coda! Hanno litigato per anni dove mettere la cittadella regionale, e una volta che avevano deciso, e francamente per il meglio, di piazzarla a Germaneto, ecco che viene fuori la solita archeologia a bloccare i lavori. Sfortuna? Ma no, imprevidenza. Se infatti i progettisti o chi per essi si fossero rivolti all’archeologia preventiva come fanno ormai abitualmente al Nord, avrebbero lavorato serenamente e senza sorprese. Si doveva prevedere che spuntasse qualcosa? Certo, se i Calabresi in genere, politici ed ingegneri compresi, conoscessero due cose che in Calabria si ignorano: la storia, e il territorio. Avrebbero saputo che la Valle del Corace deve per forza essere una grande area archeologica. Già: alle foci del fiume c’è la Roccelletta, ovvero la città romana di Colonia Minervia Nervia Augusta Scolacium, per di più con la grandiosa chiesa di S. Maria della Roccella, con memorie della greca Scillezio; a metà del corso, gli evidenti toponimi latini di Settingiano, Gagliano, Gimigliano, Miglierina, Migliuso; e l’ager Teuranus, o Teira, che è Tiriolo (niente Ulisse e Feaci, per carità dei morti!); e alle sorgenti, S. Maria di Corazzo; e, dallo stesso territorio, il fiume Amato o Lamato, alle cui foci Terina, l’abbazia di S. Eufemia di Roberto Guiscardo, e il Bastione di Malta. Aggiungiamo la bizantina e imperiale Catanzaro; e gli Albanesi di Ùsito e Arenoso (Caraffa); e Rocca Falluca che potrebbe essere un toponimo normanno, ma anche arabo.  E quanti fatti: Crotone fondò o conquistò Terina; Locri, come insegna il mito di Eutimo, si spinse fino a Temesa; Dionisio il Vecchio voleva scavare un canale tra i due mari; Crasso tracciò un fossato contro Spartaco, che lo superò; i Romani, battuti Pirro e Annibale, abitarono l’Istmo con colonie; i Bizantini fondarono Catanzaro e Nicastro; si combatté durante il Vespro a Catanzaro e Squillace; a Maida tra insorti calabresi e truppe di Ferrante I; a S. Eufemia due volte tra Francesi e Spagnoli; nel 1528 Catanzaro resistette vittoriosamente all’assedio francese; avvennero scontri tra insorgenti calabresi e francesi di Giuseppe e Murat, e la grande battaglia di Maida o S. Eufemia; infine nel 1943 imperversarono i bombardamenti angloamericani. Insomma, con tutto questo passato, lo strano era che, scavando per qualsiasi motivo, non spuntasse fuori qualcosa.  E adesso? Tra i due estremi di o bloccare i lavori o colare il cemento sul passato, c’è spazio per il buon senso. Occorre una ricognizione archeologica approfondita, e una valutazione obbiettiva della situazione: c’è cosa deve essere conservato, cosa basta solo documentare, cosa non vale nulla. Quanto va conservato, non deve essere necessariamente un recinto isolato per pochi intenditori, ma può venire inglobato nel progetto di cittadella, assumendo una valenza simbolica di continuità della storia calabrese dal più antico all’oggi e, speriamo, all’avvenire. Edifici moderni attorno ai resti del passato: nulla di strano, purché lo si faccia nel rispetto della storia e con felici intuizioni urbanistiche e architettoniche. La cultura, sarebbe ora di capirlo anche in Calabria, può essere volano di economia e non ostacolo, né una faccenda noiosa per quattro gatti di accademici. Ci campano alla grande, con la cultura, altrove.

Ulderico Nisticò

Accorpamento scuole

Perri parla dell'istituto comprensivo

DECOLLATURA - Il Piano di ridimensionamento scolastico provinciale è stato il primo punto dell'ordine del giorno discusso in sede di Consiglio comunale, e le proposte del sindaco Mario Perri sono state approvate all'unanimità. 
«Il Consiglio provinciale - ha dichiarato il sindaco Mario Perri – ha modificato la nostra proposta accorpando il Comprensivo di Decollatura con l'Istituto di Serrastretta che avrà l'Istituto comprensivo formato dalle scuole dell'infanzia, primaria e media di Serrastretta, Accaria, Angoli, Cancello, Migliuso e Decollatura». 
Dal momento che era stata avanzata da parte del comune di Decollatura la proposta di accorpamento con il comune di Motta Santa Lucia «si rende necessario - come dichiarato dal sindaco Mario Perri - acquisire gli atti per verificare se il cambiamento di rotta sia dovuto ad una semplice svista di un funzionario». 
Non è accettabile per il consigliere di minoranza Luciano Molinaro ridurre ad una semplice svista la variazione del piano. 
«Vorrei capire- ha sostenuto il consigliere di minoranza Luciano Molinaro - che cosa ha determinato il cambiamento della nostra proposta inviata il mese scorso con questa ultima scelta di accorpamento a Serrastretta. Che sia stata una svista di un funzionario, non ci credo, ritengo piuttosto che spesso le carte vengano cambiate sotto l'effetto di pressioni politiche. 
Chiunque abbia determinato tale scelta comunque - ha concluso il consigliere di minoranza Luciano Molinaro - ha ricevuto pressioni politiche». 
Per il consigliere di minoranza Mario Tomaino il problema trova soluzione solo «appellandosi alla Regione». 
Considerazioni più forti sono state enunciate dal consigliere di minoranza Pietro Cerra secondo il quale «se esistono responsabilità politiche, sia da parte di un funzionario sia impiegato, è necessario renderlo noto». 
E' fondamentale fra l'altro per il primo cittadino Mario Perri porsi alcuni obiettivi per conservare l'autonomia dell'istituto comprensivo di Decollatura: acquisire la documentazione che ha stabilito il ridimensionamento recandosi presso gli uffici della Provincia per fare chiarezza, organizzare una manifestazione lunedì prossimo, invitando le scuole, i sindaci del territorio e i rappresentanti della Provincia. 
La necessità di adeguare alle normative stabilite dalla legge 296/2006 per la Finanziaria 2007, la composizione del Consiglio di amministrazione dell'Asse (Azienda Speciale Servizi Ecologici) ha portato alla discussione del secondo punto dell'ordine del giorno "modifica dello Statuto dell'Asse". 
Il nuovo CdA quindi , risulta costituito da due consiglieri e il presidente e non più da quattro consiglieri più il presidente. 
La proposta è stata votata all'unanimità, non senza polemiche da parte della minoranza, come anche la istituzione di una Commissione di vigilanza composta da tre consiglieri di maggioranza e due di minoranza. 
Non si è ritenuto soddisfatto il consigliere di minoranza Mario Tomaino delle risposte fornite dal sindaco Mario Perri alle interrogazioni presentate e affrontate in sede di Consiglio. 
I quesiti posti dal consigliere Tomaino inerenti, tra gli altri, agli alloggi di edilizia residenziale di Piano Cappuccio mai assegnati e che versano in uno stato di grande deterioramento e la situazione del Piano Strutturale Comunale e Piani attuativi hanno ricevuto risposte ritenute dal consigliere "non esaustive".

lunedì 12 gennaio 2009

Meliusum - "Bella si muoru"

BELLA SI MUORU

Bella si muoru... Te lassu dittu
Nu mme mintiti ammie ccu l'autri muorti

Fhacitime na fhossa longa e stritta
Ppemmu cce cape llu mio affrittu cuorpu

U tavutiellu inchjiti d'ova fhritti
E llu cuvierchiu fhattu e cappellazzi

E ppe cushjinu mintiti nu prisuttu
Ppe candilieri corde de sazizzi

Ppe d'acqua santa usati vinu fhorte
Pue me mintiti ammienzu de due schette

Cantatime le requie... SUGNU MUORTU.

Meliusum - polo

Da oggi e' disponibile la polo di Meliusum:

venerdì 9 gennaio 2009

Associazione PRIMAVERA





Serrastretta
Iniziativa dell´associazione culturale di "Cancello"
Domani dibattito sulla costruzione della metropolitana di superficie



Lamezia, 28/12/2008 - L´Associazione culturale "Primavera" nata da un nutrito gruppo di giovani della realtà territoriale di "Cancello" di Serrastretta si pone come obbiettivo quello di valorizzare le risorse endogene ed esogene del territorio, nonché l´approfondimento culturale della Dottrina Sociale della Chiesa. Non v´è dubbio - si legge in una nota - che la discussione inerente alla costruzione della metropolitana leggera di superficie lungo la direttiva ferroviaria Catanzaro – Lamezia , attraversa il nostro territorio, ragion per cui vogliamo approfondire quali prospettive di sviluppo ci offre o quali dobbiamo cogliere». È per questo che domani alle 19.30 nell´edificio scolastico di Cancello frazione di Serrastretta si terrà un convegno dibattito con i sindaci del territorio : Gianluca Cuda sindaco di Pianopoli, Renato Mascaro sindaci di Serrastretta, Giuseppe Masi sindaco di Amato e l´assessore Provinciale, Salvatore Vescio. A moderare il dibattito è stato chiamato Salvatore Cittadino presidente di Confcommercio Lamezia. L´associazione intende per il prossimo anno organizzare una serie d´incontri e corsi tendenti a valorizzare il territorio, ma anche per approfondire tematiche culturali inerenti le problematiche dell´uomo di oggi, «convinti che il sapere è il sale di ogni Comunità. Il nostro territorio - conclude la nota - deve capire cosa avviene intorno a se, bisogna essere parte attiva e non marginale del circondario lametino».