giovedì 31 gennaio 2008
Meliusum - Ninna nanna
Oi ninna ninna ninna ninnarella
U lupu se mangiau lla pecurella
Oi pecurella mia cumu fhacisti
Quandu mbucca allu lupu te vidisti
E ninna ninna mbrazza de la nonna
A vera mamma tua e’ lla Madonna
Vieni Madonna vieni pigliatillu
Na uricella eppue tornatimillu
E ninna ninna ninna e vola
A mammarella tua vene e tte trova
Vene e tte trova duve tu si statu statu
Vicinu alla carrera addormentatu
E fai la ninna e doppu te rispigli
U bene de ssa mamma su lli fhigli
E ninna ninna ninna e fai lu bravu
Si nun te volia bene nun cantava
E San Giuseppe sempre caminava
Tutti li piccirilli addormentava
E ninna ninna ninna ninnarella
U lupu se mangiau lla pecurella (bis)
Meliusum - Glottologia migliusese
Il dialetto, i monumenti e l’architettura etc spesso esprimono il passaggio in Calabria dei diversi conquistatori, nel corso dei tremila anni della nostra storia.
Il passaggio di questi popoli ha lasciato traccie molto profonde, ma anche queste col passare degli anni man mano vanno scomparendo. Il dialetto in particolare e’ uno dei principali elementi che dopo gli anni sessanta e` totalmente cambiato ed alcuni vocaboli ormai non si usano piu’ completamente in quanto le nuove generazioni propabilmente non li hanno mai sentiti nominare. La Calabria nel corso degli anni e’ passata dal linguaggio Tosco -umbro delle prime popolazioni lucane e bruzie a quello francese e spagnolo passando in precedenza dal greco e dal latino cercando di conservare viva la memoria delle culture sovrapposte. Mi soffermo su alcuni passi di storia per descrivere anche il nostro carattere che ancora oggi patisce del vecchi retaggio culturale dovuto alle varie dominazioni.
Intorno all’anno mille c’erano i Normanni poi i Francesi (gli Angioini) Gli Spagnoli che erano in Sicilia sin dal 1282 arrivarono in Calabria intorno al 1443 (gli Aragonesi), con le loro truppe provenienti dalla Galizia e dalla regione di Aragona.Propabilmente la fortezza di Don Rico risale a quel periodo. Tra le truppe spagnole si era distinto per perizia e valore un certo Monino Osorio fratello del conte don Rodrigo Velloso signore di Rivera e Cabrera in Galizia che non essendo primogenito e non avendo ereditato titoli nobiliari venne insignito da re Alfonzo I per meriti di guerra del titolo di Don Rico che non significa don Enrico ma bensi Ricco signore (Rico Homen). Questo titolo veniva dato a coloro che pur avendo grandi meriti non potevano fregiarsi di titoli nobiliari.
Durante e dopo la scoperta delle americhe le dominazioni straniere in particolare Francese e Spagnola si alternavano come i governi della republica dal 1945 al 1992. Tante volte come successe quando gli aragonesi vennero cacciati definitivamente: Francia e Spagna si misero daccordo per spartirsi il Regno di Napoli i Francesi attaccarano gli Aragonesi da nord (Gaeta) gli Spagnoli fingendo di accorrere in loro aiuto sbarcarono in Sicilia e alla fine Francesi e Spagnoli si spartirono la preda facendo finire il dominio degli Aragonesi in Italia.
Il meridione d’Italia entro’ cosi’ a far parte dei domini spagnoli mentre il ducato di Milano fu assegnato alla Francia. A noi italiani meridionali in modo particolare... il privilegio di lavorare per gli uni e per gli altri, ingrassando con le nostre risorse i forzieri delle loro corone. Ma noi siamo sempre stati un popolo che sa adattarsi ad accettare; e il nostro attegiamento, come gia’ altre volte (e ancora oggi ), fu pragmatico ed equidistante e cosi’.
Ieri si gridava Viva lla Francia domani Viva lla Spagna ..….. abbasta ca se mangia Gia’ allora si apparteneva tutti o quasi al P D P che non era il Partito Democratico Popolare bensi’ il Partito della Pagnotta.
Come concludere? Di invasori ne abbiamo avuti una marea. Persino nella seconda Guerra mondiale truppe indiane, marocchine, di pelle rossa nera e marrone al seguito dei liberatori anglo-franco-americani; e tutti hanno lasciato traccie anche genetiche del loro passaggio. Ci mancano solo I Cosacchi del Don ma non perdiamo le speranze: sara’ per un’altra volta.
Quante guerre, quante vessazioni,quante travagliate vicissitudini. Eppure abbiamo resistito siamo sopravvissuti pur assimilando qualcosa da tutti ed esportando cultura la nostra cultura che e’ forse fra le piu’ ricche che il genio umano abbia saputo produrre.
Un’ultima piccola considerazione Per secoli siamo stati spartiti invasi dominati come una colonia perche’ eravamo diventati una res nullis, una terra di nessuno senza padrone e con una posizione strategica eccezionale, produttrice di ricchezze agricole e commerciali; con popolazioni sempre pronte al duro e fruttuoso lavoro da sfruttare.
C’e’ da scommetterci che se per assurdo fossero state gia’ conosciute e applicabili le oggi note potenzialita’ del petrolio i vari conquistatori di turno ci avrebbero certamente lasciati in pace e avrebbero intensificato e prolungato le loro Sante Crociate nel vicino Oriente, e le loro fameliche mire si sarebbero rivolte esclusivamente verso quei lidi, a spese di qualche malcapitato Bin-Sala Bim o Ali Baba.
martedì 29 gennaio 2008
Lamezia Terme dimenticata nella mappa della Provincia

lunedì 28 gennaio 2008
Il punto sulla giornata - 13a ANDATA

Vena - MAC 3 5-0
Reti:
Formazione:
1) Iuliano Marco
2) Cianflone Alessio
3) De Santis Alessandro
4) Iuliano Simone
5) Sinopoli Antonio
6) Felicetti Bernardino > < Lucia
7) Critelli Bruno > < Talarico
8) Matarazzo Francesco
9) Iuliano Dino
10) Di Giorgio Gianni
11) Lucia Paolo > < Fiala'
12) ///
13) Talarico Andrea
14) Fiala' Andrea
15) Lucia Gianluca
16) Fazio Felice '72
17) ///
18) ///
All. Lucchino Francesco
Indisponibili: Lucia Ant., Cerminara, Lucia W, Della Porta, Scalise, Fazio Felice '68, Mancuso, Galluzzi, Pulice, Bruni, Cantafio, Iuliano O. e Lucia Adr
Squalificati: Iuliano A.
Il PUNTO sul GIRONE "F"
La Nuova Pontegrande va sull'ottovolante
Giovanni Bevacqua
Calabria Ora, lunedì 28 Gennaio 2008, TERZA CATEGORIA - Pag. 49
domenica 27 gennaio 2008
Shoah, il Giorno della memoria per non dimenticare l'orrore



La Tradizione ebraica è caratterizzata dall'imperativo categorico zachor, ricorda. "Noi ebrei - scriveva Martin Buber nel 1938 - siamo una comunità basata sul ricordo. Il comune ricordo ci ha tenuti uniti e ci ha permesso di sopravvivere...". Il verbo zachar, nelle sue varie forme, ricorre nella Bibbia ben 222 volte e, nella maggior parte dei casi, ha per soggetto Israele o Dio. La memoria, infatti, incombe su entrambi.Il concetto di ricordare trova il suo complemento e completamento in quello di segno opposto: dimenticare. Al popolo ebraico viene ingiunto di ricordare e al tempo stesso di non dimenticare. La Toràh - il Pentateuco - in particolare nel versetto del Deuteronomio, 32; 7, ci sprona ripetutamente a ricordare e a non dimenticare.Nelle ultime parole di congedo, Mosè raccomanda al popolo: " Ricorda i tempi antichi, cercate di comprendere gli anni dei secoli trascorsi (il corso della storia ), interroga tuo padre e ti racconterà, i tuoi anziani e te lo diranno....".Ma sbaglierebbe chi intendesse questa affermazione come un mero invito a fondare la nostra esistenza sul passato che ci appartiene. La memoria, custodita di generazione in generazione, è l'antidoto più potente contro la morte, rappresentando una ferma determinazione, una volontà di non abbandonare nel nulla le tracce di ciò che è già trascorso e passato ed è ormai sparito dalla storia. Nell'ebraismo, infatti, il passato non è qualcosa di sorpassato, privo di utilità, ma al contrario costituisce un valido aiuto per affrontare la vita. Per questo nella Toràh ci viene detto anche che ricordare gli avvenimenti non puo' bastare: "...binu scenot dor vador....", "...cercate di comprendere gli anni dei secoli trascorsi...". Bisogna riflettere su di essi, ponderarli, capirne a fondo il significato. L' insegnamento della Toràh, come si vede, è ben differente rispetto alla saggezza di Plutarco, secondo cui " la storia si ripete ". Per la cultura ebraica la storia non si ripete. E' semmai l'uomo che puo' perpetuare i suoi fallimenti e i suoi successi. Ricordare il passato, ma soprattutto comprenderlo, ci aiuta a mettere a fuoco correttamente gli eventi attuali.Non a caso Rashi', forse il piu' autorevole commentatore della Bibbia ( 1040-1105 ) nel suo commento a Deuteronomio, 32; 7, interpreta il passaggio "... Binu scenot dor vador..." non tanto come " gli anni dei secoli trascorsi " ma piuttosto come " gli anni delle future generazioni ", nella convinzione che il futuro sarà tanto migliore quanto meno si dimenticheranno le lezioni del passato.Il compito di trasformare il ricordo in memoria viva e trasmetterlo alle generazioni future è assegnato dall'ebraismo alla ‘Tradizione orale’ che, anzichè essere isolata e decontestualizzata in un monumento, è inserita nella continuità di un sistema culturale.Ma come impedire che la memoria muoia cristallizzandosi nella prospettiva storica, come è accaduto con le Crociate, con l'Inquisizione, con i progrom? La storia dà garanzia di stabilità al ricordo, ma quasi sempre monumentalizza e distanzia i sentimenti, li raffredda, li normalizza, e pretende di offrire in cambio un'impossibile obiettività. La storia come il monumento sottrae la memoria alla sua appartenenza individuale per consegnarla alla collettività universale, che la deposita nel proprio archivio polveroso dopo averla elaborata in modo soggettivo, magari opportunamente revisionata, per liberarsene come di un documento scomodo. La commemorazione del passato, i monumenti ai caduti, i musei, sono tutte forme di memoria collettiva istituzionalizzata e, di fatto, sottratta alla coscienza individuale. Per assicurare alla memoria un ruolo vitale, anche nella salvaguardia di un modello di vita, è dunque necessario che la memoria storica si innesti nel presente entrando a far parte della coscienza individuale. A maggior ragione, quindi, abbiamo il dovere di ricordare e perpetuare il ricordo della Shoah, momento tra i più tragici della storia ebraica. Oggi, quindi, le manifestazioni e le testimonianze sono particolarmente significative poichè assistiamo ad una recrudescenza di violenza che non ci deve lasciare inerti. Anche in Italia vi è un tentativo esplicito da parte di alcuni di mettere sullo stesso piano, vittime e carnefici, persecutori e perseguitati. Ma il tempo trascorso non puo' legittimare operazioni del genere. Per questo siamo convinti che il dovere di ricordare appartenga a tutti gli uomini, proprio perchè quei fatti hanno ancora un aspetto di attualità. Noi dobbiamo in tutti i modi sostenere i superstiti che si sono assunti il gravoso impegno di testimoniare affinchè il sacrificio di coloro che non sono piu' ritornati non cada nel vuoto. Il loro messaggio è un monito che ci invita ad operare affinchè cio' che è accaduto una volta non si ripeta. Quindi oggi piu' che mai dobbiamo ricordare quei giorni e non dimenticare, poichè dimenticare nell'ingenua speranza di sopire l'offesa subita, come taluni affermano, puo' significare vedere riacutizzare ancora di piu' il pericolo che tali tragedie possano ripetersi.Non resta che percorrere quindi la via della perpetuazione del ricordo a monito per i posteri. Una memoria attiva, come ci ha insegnato Primo Levi, che significa per ognuno, e non solo per l'ebreo, assumere i crimini della storia come male fatto a ciascuno di noi, appartenenti tutti alla grande famiglia dell'umanità. E significa anche non liberarsi mai passivamente del dolore e del lutto elaborandoli attraverso riti, cerimonie e monumenti, ma accettarli come segno permanente di un crimine le cui responsabilità collettive e singole sono assai precise, malgrado i ripetuti tentativi di confondere la storia. Ben vengano tutte le testimonianze, articoli, libri di storia, film e conferenze di ogni genere che ci parlino della Shoà e che ne parlino a tutti. Resta, poi, a noi il compito di trasmettere, commentare e far rivivere questa memoria per non dimenticare chi si è ed da dove si viene.Nel libro di interviste ai figli dei deportati di Claudine Vegh, Non gli ho detto arrivederci, un figlio racconta ancora perplesso dopo quasi quarant'anni, come suo padre, mentre veniva trascinato dalle SS, anzichè dirgli per l'ultima volta "ti voglio bene, non temere nulla, bada a te stesso" , gli abbia invece urlato soltanto: " Robert, non dimenticare mai che sei ebreo e devi restare ebreo". Il figlio, ormai adulto, continua a interrogarsi sul senso di quel monito "non dimenticare mai.....". Evidentemente era, per il padre, l'unico modo di dirgli - nei pochi attimi che gli restavano - che per sopravvivere, egli doveva preservare viva la memoria di sé, la sua identità, la sua coscienza, la sua storia.
sabato 26 gennaio 2008
Segnalazione sito

venerdì 25 gennaio 2008
Un pezzo di storia di Migliuso
Il vecchio platano e la bottega di mastro peppe
"dedicato ai vecchi amici che insieme a me sono cresciuti sotto il platano in piazza, ovunque essi siano adesso..."

Dino Iuliano
giovedì 24 gennaio 2008
Lettura consigliata...

La società sparente è il racconto di una fuga dalla terra d’origine. Dolorosa, necessaria.È un’indagine sul binomio politica-’ndrangheta come causa della nuova e tragica emigrazione dalla Calabria. Nasce dall’esperienza sul campo di Emiliano Morrone e Francesco Saverio Alessio: un impegno per l’emancipazione della Calabria, avviato con la realizzazione del sito www.emigrati.it e del giornale «la Voce di Fiore», oltre che con la creazione, nel 2005, del movimento «Vattimo per la città». Quasi una missione, intrapresa al prezzo di minacce di morte, persecuzioni ed emarginazione, che hanno costretto gli autori ad andarsene. La società calabrese sta sparendo: storie distrutte, cadaveri scomparsi, fughe obbligate, silenzio e clamore.Oggi la ’ndrangheta è, secondo i giudici Luigi De Magistris e Nicola Gratteri, «la struttura criminale più potente al mondo». Arriva dovunque, come a Duisburg, in Germania, il 15 agosto 2007. L’«onorata società» impone la sua legge in stretto legame con la politica. La società sparente documenta indagati e reati eccellenti della Calabria, terra di nessuno.
La critica alla classe politica è nominativa, diretta e spietata.Suggestionati dall’utopia del mistico Gioacchino da Fiore e dalle teorie sull’autonomia dei filosofi Gianni Vattimo e Alfonso Maurizio Iacono, Morrone e Alessio auspicano l’avvento di una nuova «Età» in Calabria, caratterizzata dall’«uscita dalla minorità» e dal ritorno alla responsabilità politica degli emigrati. La speranza è che, anche grazie al dibattito e alla potenza di internet, sia proprio un rientro generale, dopo la «fuga», a produrre un’azione, effettiva ed efficace, contro la ’ndrangheta.
Titolo: LA SOCIETÀ SPARENTE
Autore: ALESSIO FRANCESCO SAVERIO; MORRONE EMILIANO
Editore: Neftasia Editore
Prezzo: € 15,00
Pagine: 272
Anno: 2007
Lettura consigliata...

Poi l’amore distorto per una donna tagliente.Il 10 luglio 2002 Santo scompare nel nulla: lupara bianca. Angela è sola, ma non si arrende. Indaga, s’infiltra, si traveste, proprio come un agente di polizia, ma usando le regole, i tempi e i rituali della 'ndrangheta. Trova una pista da seguire. Con la forza e l’amore di madre, riesce a vendicarsi senza armi né sangue, come pochi uomini sono riusciti nella storia, soli contro misteri apparentemente inspiegabili.
Editore: Dario Flaccovio editore
Pagine: 320
mercoledì 23 gennaio 2008
una struttura alberghiera attrezzata

lunedì 21 gennaio 2008
Il punto sulla giornata - 12a ANDATA

MAC 3 - Uesse Catanzaro 1929 0-0
Reti:
Formazione:
1) Iuliano Marco
7) Scalise Giuseppe > < Talarico
9) Iuliano Dino > < Cantafio
11) Lucia Paolo > < Bruni
15) Fiala' Andrea
Indisponibili: Lucia Ant., Lucia G, Cerminara, Lucia W, De Santis, Fazio Felice '68, Mancuso, Galluzzi, Pulice e Lucia Adr
Squalificati: Iuliano D.
sabato 19 gennaio 2008
Promozione del Territorio

In stalla vacche di razza Bruna Alpina e Pezzata Rossa, e inoltre maiali e pollame. Il latte per ora viene venduto a un caseificio esterno, ma si pensa di poterlo quanto prima lavorare all'interno per la produzione di ottimi latticini della tradizione calabrese.
Vacche Brune Alpine e Pezzate rosse, maiali e polliSono circa cinquanta fra Brune Alpine e Pezzate Rosse le vacche che Antonio Ricitano alleva a Cancello, nella fattoria a gestione familiare con punto vendita annesso. Produce così latte di ottima qualità, che attualmente vende ad un caseificio esterno, il quale lo utilizzerà per produrre provole e formaggi. Ma presto anche l’allevatore si cimenterà in questa esperienza: «Vendere il latte per noi allevatori non è molto conveniente. Lo pagano a 45 centesimi al litro. I prodotti provenienti dall’estero dettano i prezzi e ci mettono alla gogna, nella maggior parte dei casi senza garantire la stessa qualità: così per noi diventa sempre più difficile continuare a produrre e per i prodotti esteri sempre più facile farla da padroni sul mercato». L’unico modo per cercare di caratterizzare fino in fondo una produzione, per chi sceglie di puntare sulla qualità, è realizzare una filiera quanto più possibile completa, in grado di offrire al consumatore un prodotto finito diverso: «Da qualche tempo sto sperimentando la lavorazione della provola, del formaggio e delle mozzarelle: mi rendo conto che il gusto della vera provola fatta di latte, senza aggiunte di cagliata o altro, è davvero diverso.
Rosalba Paletta
Foto in alto: Antonio Ricitano nella stalla accanto a vacche di razza Bruna Alpina
Foto al centro: Antonio Ricitano nella sala mungitura
Foto sotto: vitelli da latte dell'allevamento di ctr. Cancello a Serrastretta (Cz)
(Pubblicato su "Il Domani" del 18 settembre 2007)
venerdì 18 gennaio 2008
Meliusum - L'Affascinu
(Tra magia e credenza pagana)
La fede religiosa ha sempre accompagnato la vita di tutte le persone del nostro paese malgrado ciò dalla notte dei tempi si e` sempre creduto nella magia (meglio definita "magaria") nel Malocchio e nell’Affascinu. Nelle nostre case era facile trovare insieme alle immagini sacre il corno il ferro di cavallo il nastro rosso anche nelle culle ("nache") dei neonati. Secondo le credenze questo serviva a scacciare il malocchio e l’affascino. Dell’affascino erano generalmente colpiti i bambini (raramente anche i grandi). Anticamente c’erano e forse ci sono anche adesso pregiudizi nei confronti delle donne in particolare coloro alle quali venivano attribuiti poteri particolari; Allora bastava un’occhiata un complimento una parola in più e’ si attaccava l’affascinu. Fortunatamente esistevano ed esistono ancora persone in grado di rimuoverlo e guarire. Generalmente le guaritrici erano persone anziane gelose delle loro conoscenze e che avevano ricevuto in dote l’iniziazione a ciò nella notte di Natale da altre donne esperte e gelose quanto loro. Dai miei ricordi emergono Aiello Rosa (za Rosa e mulinari), za Nziana, za Delina(e l’occhi russu), za Mariangela dei Viesci, ed Angelina Lovece. Colui che era affetto del cosiddetto affascinu doveva ricorrere alla guaritrice direttamente o tramite altra persona in questo ultimo caso alla guaritrice doveva pervenire un qualcosa d’intimo della persona affascinata generalmente un fazzoletto o se trattavasi di bambini un camicina. Era cosi' che cominciava llu spascinu. L’affascinatu o chi lo rappresentava doveva fare il segno della croce sulla fronte per sette volte mentre la donna iniziava a recitare quanto segue.
Chine t’affascinau u core li s’abbunnau
U core ccu’ lla’ mente e ll’affascinu u n’e` nente
Thri te ligaru thri te sciundieuru
U pathre u fhigliuolu e llu spiritu santu
Si e` uominu mu` ammuscia
Si e` fhimmina mu` cascula
Poi si recitava il Padre nostro e l’ave Maria per sette volte. Alla fine il Gloria Se la spascinatrice sbadigliava durante la recita del Padre nostro il malato era stato affascinato da un’uomo se sbadigliava all’ave Maria da una donna. Il Gloria era un’ atto ringraziamento a Dio. Alla fine del rito si tornava a casa e al 99% dei casi la persona affetta dall’ affascino era guarita o cominciava a dare segni di miglioramento.
Storie di Brigantaggio a Migliuso - I Valienti
I valienti altri non erano che i componenti della famiglia Scalise, proprietari del fondo denominato Valente, oggi di proprietà al novanta per cento delle famiglie Fragale e Vescio.
La famiglia Scalise era composta da quattro fratelli:Giuseppe Antonio – Domenico – Antonio e Saverio (detto Pettinicchiu). Denunciati dall’amante di Parafante (una ragazza di Decollatura) vennero arrestati il 15/febbraio/1811 con l’accusa di avere dato rifugio e protezione nel loro fondo di Valente al brigante Pietropaolo Mancuso soprannominato Parafante. Furono impiccati insieme alla madre Cassandra Mancuso e gli altri familiari il 14 marzo 1811 a Nicastro. Le loro teste vennero mozzate dal corpo ed appese a monito sulle querce, nella valle sottostante il loro caseggiato (a Turra). Da allora in poi il luogo venne chiamato a valla e Capuvecchia. Si racconta che il campo di cavoli che si trovava nei pressi non venne mai raccolto da nessuno, primo per paura e secondo per il fatto che i capelli delle teste appese, vi cadevano copiosamente sopra. Non avendo lasciato eredi il fondo venne assegnato in gestione provvisoria a Paolo Fragale, in quanto responsabile per Serrastretta , degli approviggionamenti e i rifornimenti alimentari alle le truppe Francesi.
giovedì 17 gennaio 2008
Il punto sulla giornata - 9a ANDATA recupero

Indisponibili: Lucia Ant., Lucia G, Cerminara, Fazio Felice '68, Iuliano A, Iuliano S, Galluzzi, Pulice e Lucia Adr
martedì 15 gennaio 2008
Canzoni Popolari - A Riturnella

Fhermate mu te dicu due parole (2 volte)
Mu viju si rispunde llu mio bene (2 volte)
Un sente mancu u suonu da’ cammpana (2 volte)
L’amuri mio me staiu nsonnandu (2 volte)
Me stricu l’uocchi emme passa llu chjantu (2 volte)
E te lu spandu annu’ ramu de rosa (2 volte)
Ppemmu to stira biellu emmu to ‘nchjca (2 volte)
Vientu va portaccellu allu mio bene (2 volte)
Ca’ pierdu li sigilli de’ stu core (2 volte)
lunedì 14 gennaio 2008
Il punto sulla giornata - 11a ANDATA

N. Pontegrande - MAC 3 6-4
Reti: Mancuso, 2 Iuliano Alex e Matarazzo
Formazione:
1) Iuliano Marco
2) Iuliano Alex
3) Iuliano Oscar > < Scalise
4) Iuliano Simone
5) Critelli Bruno
6) Cianflone Alessio
7) Mancuso Antonio
8) Cantafio Giuseppe
9) Iuliano Dino > < Sinopoli
10) Matarazzo Francesco
11) Lucia Paolo
12) Fazio Felice '72
13) Sinopoli Antonio
14) ///
15) Lucia Walter
16) Scalise Giuseppe
17) Della Porta Maurizio
18) Fazio Felice '68
All. Lucchino Francesco
Indisponibili: Felicetti, Lucia Ant., Lucia G, Di Giorgio, Cerminara, Galluzzi, Pulice e Lucia Adr
Squalificati:
Il punto sul Girone F
"Quando mancano solo due giornate al giro di boa si può parlare sicuramente di una fuga a 2 guidata dall'imbattuta N. Pontegrande che domina la vetta a quota 31 punti e seguita a ruota da un determinato Petronà con solo tre lunghezze di ritardo. La capolista, dopo aver perso per due anni consecutivi sul filo di lana la promozione in seconda categoria, macina punti su punti e riesce a spuntarla anche quest'ultima giornata in un incontro da brividi e dalle mille emozioni terminato sul 6-4 ai danni di un'indomita Mac 3 che dimostra di avere un buon carattere e di potersela ancora giocare per la zona Play-off. Nell'altro big match dell'undicesima giornata la diretta inseguitrice Petronà sfrutta ancora una volta la zona cesarini e conquista l'intera posta solo nei minuti di recupero dopo una gara combattuta contro il sorprendente Amato. Non destano grosse sorprese i restanti incontri in cartello, i giallorossi del Vena si portano al terzo posto scavalcando l'Amato, dopo una buona vittoria per 3-1 che la vede prevalere su un Magisano che non solo esce sconfitto ma lascia anche la zona Play-off. Chi ne approfitta è sicuramente il team presilano di Zagarise padrone del campo contro il malcapitato Miglierina che finisce per prenderne 6 senza segnare neanche il consolatorio gol della bandiera. In chiave Play-off bisogna ricordare che la griglia e' del tutto provvisoria visto che mercoledì sarà recuperato l'incontro Zagarise-Mac 3 che sicuramente vedrà le due squadre darsi battaglia in una vero e proprio scontro diretto che consoliderà una delle due squadre nella zona che conta. Risale la china l'Uesse che si porta a 14 punti dopo il vittorioso derby contro il Salcamp, la partita si e' svolta in molto guardingo ed entrambe le squadre si sono studiate a vicenda intervallando la gara con poche ma clamorose azioni da rete. Alla fine la spunta la squadra del presidente Di Maio con una grande rete del baby Maltese. Vince ancora la Cicalese che porta a 2 le vittorie consecutive consolidando la propria serie positiva vincendo con un classico 2-0 in trasferta a Cropani sul campo del Carrao caduto nuovamente in penultima posizione. Pareggio scialbo dal classico risultato ad occhiali tra Santacroceravolo e Cerva che non serve a nessuna delle due squadre che non fa altro che mantenerle in una bassa posizione in graduatoria. Chiude la classifica la cenerentola Miglierina, ancora a zero punti e con 63 reti subite, che fedeli allo spirito decoubertiano continuano umilmente a giocare tutte le partite dimostrando che il calcio prima di tutto è un gioco e non conta solo il risultato".
Antonino Della Porta