martedì 11 dicembre 2007

Storie di Brigantaggio a Migliuso - Giovanni Falvo

GIOVANNI FALVO (L’uomo che mori’ tre volte)
Giovanni Falvo era nato a Villanova una frazione del comune di Pedivigliano. Villanova e’ un paesino le cui origini sembra risalgano in epoca romana. Pedivigliano quando nacque prese questo nome proprio perché venne costruito ai piedi di Villanova (Piedi-Villa). Giovanni giovane retto e onesto, si era sposato giovanissimo con Rosa, una ragazza di 16 anni di Pedace. Si uni’ alla banda di Giacomo Pisano (Francatrippa) dopo il famoso sacco di Pedace. Vessato come tutti dalla famiglia Leonetti, che come tutte le famiglie nobili dell’epoca, in quel periodo da fedeli borbonici, diventavano accaniti partigiani francesi, (l’importante era che restassero sempre padroni di tutto e di tutti). Lascio’ la sua giovane moglie Rosa in attesa di un bambino e prese la via dei monti. Durante questo periodo Rosa venne perseguitata e torturata perché volevano sapere dove si nascondeva Giovanni. Un giorno venne portata in un bosco, dove la leggenda narrava fosse nascosto un tesoro protetto da un sortilegio, che veniva annullato se sul posto fosse data la comunione ad un gallo e fosse stata scannata una donna incinta. Rosa si salvo’ dalla morte per il tempestivo intervento dei briganti ma nell’incidente perse il bambino. Nel 1807 Francatrippa sconfitto emigra in Sicilia. Giovanni condannato a morte viene salvato da un conoscente di Rosa che fa sparire dal tribunale i documenti che lo accusano. Ma ormai per Giovanni a Pedace era diventata irrespirabile anche l’aria, decide cosi’ di emigrare in America. Giovanni durante le sue scorribande aveva racimolato e nascosto un tesoro nei pressi del convento di San Francesco di Paola, e con questo decide di emigrare, ma avvisa Rosa di controllare dopo una settimana il luogo dove era nascosto il tesoro. Se Rosa l’avesse trovato significava che Giovanni era morto per mano dei francesi, se non lo trovava significava che era riuscito a partire e presto avrebbe chiamato anche lei. Rosa dopo dieci giorni ritrovo’ il tesoro e pianse Giovanni per morto. Non potendo più tornare a Pedace penso’ di utilizzare il tesoro per ricostruire un banda e vedicarsi di coloro che le avevano fatto del male. Si spoglio’ dei vestiti di Rosa e continuo’ ad essere il temuto brigante Giovanni Falvo. Giovanni che non era morto intanto si era ricongiunto alla banda di Francatrippa ed aveva partecipato all’espugnazione di Reggio e Tiriolo. Esattamente a Tiriolo Francatrippa perse la vita e la banda si sciolse definitivamente. Si racconta che mentre stavano incendiando la casa del prete di Tiriolo Francatrippa venisse colpito mortalmente in bocca dal prete stesso. Gridando vendetta prima di morire chiese ai suoi che venisse incenerito nel rogo che lui stesso aveva acceso. E fu’ cosi’ che fini’ la leggenda di Giacomo Pisano detto Francatrippa. Giovanni scampato alla morte trovo’ rifugio a Migliuso dove si era accasata la banda di Parafante, diventandone in seguito il suo luogotenente. Muore insieme al Parafante (per la seconda volta) il 15 febbraio 1811 nella località oggi chiamata "U chjusu". Come Parafante e tutti gli altri briganti anche Giovanni non era portato ad essere disumano per indole, ma per conseguenza alla naturale avversione alle ingiustizie, che per combatterle era stato costretto a diventare disumano, crudele e spietato, pero’ senza perdere mai affetto e amore. La leggenda narra che la banda Parafante venne scoperta e sgominata perché Giovanni non se la senti di scannare a freddo l’amante di Parafante cosi’ come gli era stato ordinato. La terza volta muore quando Rosa, che aveva continuato la sua lotta sui monti della Sila col nome di Giovanni, nel 1821 conosce un carbonaro patriota, si innamora di lui, si spoglia degli abiti del temuto Giovanni, abbandona la macchia e torna ad essere la dolce e bella Rosa. Giovanni a questo punto muore per sempre.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Una storia eccezionale sarei desideroso di avere qualche fonte di riferimento. La invito a leggere un libro presentato a Pedace al Convento di San Francesco (teatro della rivolta antifrancese di Prancatrippa) il 18 settembre 2008 (si informi al municipio, non ricordo il titolo) con un approfondimento proprio su Francatrippa e le sue geste scritto da Giovanni Curcio

Anonimo ha detto...

Una storia eccezionale sarei desideroso di avere qualche fonte di riferimento. La invito a leggere un libro presentato a Pedace al Convento di San Francesco (teatro della rivolta antifrancese di Prancatrippa) il 18 settembre 2008 (si informi al municipio, non ricordo il titolo) con un approfondimento proprio su Francatrippa e le sue geste scritto da Giovanni Curcio