Era un sanfedista nato nel 1783 nella frazione Serra nel comune di Scigliano. Partecipo’ all’impresa del cardinale Ruffo e svolse diverse azioni per conto degli inglesi. Brigante temutissimo era tra i piu’ potenti della Calabria. Parafante era considerato il re della montagna, perche’ dotato da eccezionali doti naturali. Era alto,prestante, aveva mente aperta, coraggio ineguagliabile,disprezzo per la vita,abile nel comandare e farsi ubbidire da tutti compreso il famigerato Pietro Bianchi. In alcune caverne naturali, compresa una a Valente, e meglio conosciuta come “a grutta e Carminu” , si racconta avesse nascosto un immenso tesoro, frutto delle sue numerose scorrerie. Veniva chiamato anche il brigante galantuomo, perche rubava ai ricchi per dare ai poveri. Numerose sono le testimonianze che abbia aiutato a fornire la dote a ragazze bisognose, ed aiutato vecchi e malati. Aveva amici dappertutto,all’interno della chiesa, delle autorita’ e dei baroni . Erano tempi in cui il rispetto si imponeva con la forza, e lui la forza l’aveva e la sapeva usare anche bene. A volte girava per i paesi incurante della presenza di sbirri e gendarmi perche’ sapeva di essere protetto da chi deteneva i posti di comando, ai quali anche lui comunque dava protezione. I poveri lo rispettavano per la sua generosita’, e lo giudicavano diverso dagli altri tristemente noti come, il famoso generale Panedigrano, al secolo (Nicola Gualtieri)di Conflenti , Francatrippa (Giacomo Pisano)di Pedace, Papa’ (Lorenzo Benincasa) di Sambiase, Fra Diavolo (Michele Pezza) da Itri etc.
Parafanti diventa brigante, per rispondere ai sopprusi dei potenti di allora, ed abbraccia la causa Borbonica, contro i francesi, che a quei tempi con la scusa di dare aiuto alla neonata Rebubblica Partenopea avevano invaso il meridione d’Italia. Spesso le rivolte sociali degenerarono in volgare delinquenza, come quando a Parenti una banda di briganti con l’intenzione di rubare il bestiame, attacco’alcuni pastori i quali risposero al fuoco e misero in fuga i briganti. Ma i briganti alcuni giorni dopo,notte tempo, fecero irruzione nella comunita’e sgozzarono tutti gli uomini, che colti di sorpresa non ebbero il tempo di opporre la pur minima resistenza. La cosa piu’ orribbile fu, che i briganti obligarono le mogli dei pastori, a tenere sotto la gola dei propri mariti una ciotola di legno, per la raccolta del sangue mentre venivano sgozzati. Dopo l’eccidio violentarono le donne e imbrattarono i muri di sangue a ricordo del loro barbarico gesto. Una parte di briganti si conquistava cosi’ il rispetto: con la ferocia, seminando orrore e terrore ed imponendo la completa sottomissione ai loro voleri.Vogliamo pensare che Parafante non fosse stato cosi’. A Migliuso non si sono registrati episodi che accusino Parafante di malefatte contro la nostra gente. La banda Parafante, aspramente incalzata dai Francesi, abbandono’ le campagne di Scigliano , e trovo, rifugio piu’ sicuro a mezza costa, nelle montagne che sovrastano il Nicastrese. Sono stati registrati diversi episodi di scorrerie tra i confini di Serrastretta e Decollatura. Gli ultimi tempi la banda li passo’, nel fondo della famiglia Scalise, considerato da Parafante il rifugio piu’ sicuro e non sarebbe stato scoperto se non fosse avvenuto quanto segue: Parafante aveva un’amante di Decollatura, la quale s’ingelosi’ perche’ il feroce bandito aveva rapito una giovanetta di 15 anni, della quale si era follemente invaghito. Un giorno che la banda si trovava nei pressi di “a petra do cuorvu” la donna chiese il permesso di andare a trovare i parenti, Parafante fu daccordo,ma segretamente disse al suo compagno Giovanni Falvo, “appena si allontana scannala che ci tradisce”. Il Falvo che era diventato brigante per amore di una donna (Rosa di Pedace), non credendo al tradimento si rifiuto’ di ucciderla, cosi la donna ebbe la possibilita’ di andare a trovare i parenti . Giunta a casa i genitori la obligarono a presentarsi al capitano Adamo, al quale confesso di avere fatto parte della banda Parafante, e di essere stata ospite in un villaggio di Serrastretta in casa di una certa Cassandra. Nel commune di Serrastretta esiteva una sola Cassandra. Cassandra Mancuso moglie di Giuseppe Antonio Scalise di Migliuso, dedussero cosi’ che la banda Parafante avesse fissato dimora in quella contrada, presso quella famiglia. Il capitano Adamo informo’ il Gen. Jannelli, ed insieme decisero di dare una lezione al Parafante. Il giorno 15 del mese di febbraio del 1811, la leggenda narra che al comando di 1500 uomini (Propabilmente si trattava di 150,considerato che la banda era composta solo da 10 persone), partirono da Serrastretta, in direzione Migliuso portando con loro la donna che li condusse nella contrada Valente.
Non appena Parafante vide avvicinare quella gente, guardo’ Giovanni Falvo di Villanova e Pasquale Loschiavo di Amato detto gunnella e disse : "Stanu veniendu mu n’attaccanu - Ve l’avia dittu ca chilla scrufhuna ne fhacia llu tradimientu".
Parafante e i suoi cercarono rifugio nella grotta ai margini del bosco, cercando di confondersi tra i nemici,ma incalzati dale forze soverchianti cercano di scendere verso il fiume Cancello. Nella localita’ Chiuso vengono accerchiati dal fuoco nemico,si difendono come belve feroci .Sul campo rimangono uccisi diversi soldati e sei briganti. Parafante benche’ ferito ad una gamba combatte fino alla morte. Appoggiato al tronco di una grossa quercia, vede avanzare un militare, e lui lo fredda con un colpo di pistola; ma poi un altro militare riesce ad aggirarlo, e gli pianta un colpo di pistola al petto.Parafante emette un acuto grido, e cade a terra perdendo la sua carabina. Il militare credendolo morto,si lancia sopra di lui per fare bottino ma Parafante ancora in vita, lo stringe con le braccia, gli conficca il coltello nella schiena e l’uccide. Alla fine ancora ad un terzo nella colluttazione, stacca con i denti il dito police della mano,e spira vendicato cadendo nell’acqua gelida del fiume Cancello precisamente nel punto oggi chiamato “U vullu e Parafhante” non lontano della leggendaria “Petra e Caruvetta” o meglio conosciuta come la pietra del tesoro. Il corpo di Parafante con la testa mozzata, venne portato nel suo paese natale, Scigliano e viene esposto in piazza dentro una gabbia di ferro. Uno dei fratelli di Parafante che era prete fini’ impiccato dai francesi a Nicastro insieme alla sorella, mentre gli altri quattro non furono molestati, in quanto si diceva fossero di indole buona. Dopo una settimana il corpo del Parafante venne smembrato, fatto a pezzi ed esposto nelle zone dove le sue gesta erano diventate una leggenda.
Alla leggenda noi vogliamo aggiungere qualcosa, che chiarisca come siano andate veramente le cose: Serrastretta malgrado l’occupazione Francese continuava a parteggiare per i Borboni, proprio per questo Parafante aveva trovato rifugio sicuro a Migliuso; Ma nei primi giorni del 1811 i maggiorenti di Serrastretta si recarono a Nicastro, per firmare un accordo col gen. Jannelli comandante della Piazza ,ed erano passati dalla parte dei Francesi. Conseguentemente la banda Parafante rimase senza nessuna protezione, e venne attaccata e distrutta ,ma non per il tradimento dell’amante, che comunque era stata costretta a denunciarlo, ma per volonta’ dei Serrastrettesi che erano passati dall’altra parte della barricata.
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