martedì 31 marzo 2009

Ass. Culturale "Il Miglio"

" Un augurio di cuore alla nuova associazione, sperando che possa essere la base per il futuro del nostro paese.

Un augurio a trasmetterci attraverso i loro progetti i "veri" valori di vita, cercando di esternarci attraverso le emozioni a superare le molte problematiche legate a blocchi o tabu'.
Il loro vanto dovra' essere quello di riuscire a creare l'unione tra generazioni diverse, camminando fianco a fianco, compiendo insieme un'importante opera di sostegno nei confronti di tutta la popolazione.

L'obiettivo primario dovra' essere la creazione di una vera e propria associazione, e quindi dovra' essere un esempio di omogeneità; in cui il clima che si dovra' respirare dovra' essere di assoluta armonia e, soprattutto, di unità e sincerità d'intenti.

Inoltre, voglio augurare che i progetti di quest'associazione non si fermino al solo territorio migliusese ma cerchino di creare o instaurare idee, progetti di collaborazione e buoni rapporti con i paesi limitrofi ".

In bocca al lupo... e buon lavoro !!!

Antonino Della Porta



PRESIDENTE: Vescio Rosamaria

Membri del Consiglio Direttivo:

  • Mazza Sergio
  • Vescio Adriano
  • Mazza Saverio
  • Lucchino Francesco
  • Vescio Elisabetta
  • Mascaro Ilario
  • Vescio Cristina
  • Pettinato Angelica
  • Cantafio Francesco
  • Iuliano Rosa Maria

Soci aderenti all'associazione: 41

Il presidente ed il consiglio direttivo ringraziano di cuore tutte le persone che hanno creduto nel progetto iscrivendosi come soci e ringraziano tutti coloro che si uniranno in seguito.

lunedì 30 marzo 2009

Preghiera di un padre

Prima di avere un figlio spesso leggevo la preghiera di Douglas Mac Arthur...

Dammi un figlio, Signore, che sia abbastanza forte da riconoscere la sua debolezza
ed abbastanza coraggioso da affrontare se stesso davanti alla paura.
Dagli la forza di restare in piedi, dopo una sconfitta onorevole,
cosi' come la forza di restare umile e semplice dopo la vittoria.
Dammi un figlio, Signore, in cui i desideri non rimpiazzino le azioni,
un figlio che Ti conosca e sappia conoscere se stesso.
Fa' che percorra, Ti prego, non il sentiero dell'agiatezza e delle comodità,
ma quello dello sforzo e della sfida nella lotta contro le difficoltà.
Insegnagli a tenersi diritto nella tempesta,
ma ad avere comprensione per coloro che sono deboli.
Dammi un figlio che abbia un cuore puro ed un ideale elevato,
un figlio che sappia dominarsi prima di voler dominare gli altri,
un figlio che sappia ridere senza dimenticarsi come si fa a piangere,
senza dimenticarsi del passato.
E dopo tutto questo, Signore, dagli, Ti prego,
il senso dell'umorismo, cosi' che viva con serieta',
ma sappia guardare se stesso senza prendersi troppo sul serio.
Dagli l'umiltà che gli ricordi sempre la semplicità della vera grandezza;
l'apertura di spirito della vera sapienza e la dolcezza della vera forza.
E allora io suo padre potrò mormorare
"Non ho vissuto invano"
............



Quel figlio invocato, il Signore me lo aveva dato.
Un assassino me lo ha ammazzato.

Il papa' di Gianluca Congiusta

domenica 29 marzo 2009

Lettura consigliata: ius sanguinis (un romanzo per rompere il silenzio)


“Si può accettare il potere del sangue solo per diritto di cittadinanza?

Il male primario della Calabria è il silenzio?”

Queste le due domande di fondo che animeranno, sabato prossimo, 28 marzo, a Siderno (Salotto letterario Calliope, Libreria Mondadori - Centro Commerciale La Gru – Stat. 106 Jonica) la presentazione del romanzo “ius sanguinis - rabbia, impotenza e speranza nella punta dello stivale”.

L’evento (che inizierà alle ore 17), organizzato dalla Fondazione Gianluca Congiusta (www.gianlucacongiusta.org) e dalla Libreria Mondadori di Siderno, si aprirà con la proiezione dei video dedicati a Gianluca Congiusta e a Federica Monteleone, nei quali le immagini dei due ragazzi calabresi saranno accompagnate dalla lettura di due brani tratti dal romanzo di Paola Bottero. A seguire Filippo Veltri, caporedattore Ansa Calabria, modererà e condurrà il dibattito sul tema del silenzio e su alcune tra le tematiche trattate dal romanzo.

Anticipa Mario Congiusta, padre di Gianluca «Il silenzio non è solo quello che ha accompagnato l’omicidio di Luca e che continua ad accompagnare alcune fasi processuali. Il silenzio è uno stato mentale che coinvolge tutti, cittadini e istituzioni. Ma non smetterò di battermi affinché giungano delle risposte concrete e definitive da parte della giustizia e delle istituzioni. A partire dalla certezza della pena: credo nella pena come mezzo di educazione sociale. Una pena destinata a restare sulla carta non serve a nulla, sa di beffa. Per questo ritengo importante ripristinare certezze sociali, democratiche e giudiziarie. A partire da una pena giusta come effetto di una condanna giusta, al termine di un processo giusto».

Il dibattito proseguirà con l’intervento di Mary Monteleone, mamma di Federica, che proprio la settimana scorsa ha dovuto rivivere la disperazione della tragedia che ha colpito la sua famiglia. Venerdì scorso, infatti, il figlio Saverio è stato ricoverato d’urgenza per un’appendicite che stava trasformandosi in peritonite. Saverio, operato a Catanzaro, è a casa da qualche giorno e sta riprendendosi dall’intervento, «ma sentimenti come la paura» confessa Mary «sono liberi, viaggiano sordi e ciechi, senza ascoltare nessuno, senza freni a mano».

Anche Fausta Ivaldi, volontaria del Centro Giovanile don Italo Calabrò (RC) e terza relatrice della serata, ha avuto modo di incontrare il silenzio fin dai primi passi nella propria ormai quarantennale esperienza nel campo dell’attivismo sociale. «Un silenzio» dice «che già allora nascondeva la trascuratezza politica e l’interesse di troppo persone a tenere questa regione lontana dal resto del Paese».

Dopo gli interventi dell’editore Franco Arcidiaco e dell’autrice Paola Bottero seguirà il dibattito con il pubblico. Un dibattito già iniziato da qualche giorno sul web, all’interno del blog che è parte integrante del sito del romanzo www.iusanguinis.net.


mercoledì 25 marzo 2009

La grappa dalla CALABRIA al Friuli

Questo post vuol solo promorre i prodotti della nostra terra e non essere un semplice messaggio promozionale...

La collezione di grappe Frì "Spirito Libero" di Caffo si arricchiscedelle nuove referenze Muller Thurgau e Prosecco


Vinitaly 2- 6 aprile - Distilleria Friulia - Pad. 6 - Stand B5

Frì, "Spirito Libero". Prende questo nome la collezione di grappe monovitigno prodotte da distilleria Friulia, stabilimento friulano di Caffo, frutto dell'attento lavoro di esperti mastri distillatori, capaci di 'liberare' la parte migliore dello 'spirito' di pregiate vinacce. Frì è ottenuta con vinacce di tradizionali vitigni friulani quali Refosco, Pinot Grigio, vitigni internazionali come Cabernet, Chardonnay e Merlot e veneti come Durella e Garganega.
La gamma, già presente sul mercato, si arricchisce ora delle nuove monovitigno di Muller Thurgau e di Prosecco. La prima versione si potrà degustare, oltre che allo stand Distilleria Friulia, anche presso il banco d'assaggio Grappa&C. Tasting allestito dal Centro Studi Assaggiatori (Galleria tra i Padiglioni 10 e 11) insieme ai seguenti vitigni Frì: Chardonnay, Pinot Grigio, Merlot e Cabernet.

I Caffo, mastri distillatori da quattro generazioni, primo ed unico caso al Sud, gestiscono quindi una distilleria anche al nord, in Friuli, una tra le regioni maggiormente specializzate nella produzione della nostra acquavite di bandiera. Distilleria Friulia è perfettamente in linea con la filosofia Caffo.
La volontà di Caffo è infatti interpretare al meglio le materie prime dello specifico territorio valorizzandole e lavorandole nell'area di produzione. "La nostra filosofia - spiega Sebastiano Caffo, titolare del Gruppo - è la stessa da oltre un secolo. Per l'elaborazione di prodotti unici, lavoriamo direttamente ogni ingrediente: dalle erbe officinali che compongono gli infusi per il Vecchio Amaro del Capo, alla vera liquirizia per l'ottenimento di Liquorice, alle migliori vinacce ed alla frutta utilizzata per le acquaviti".
"Fin dalla sua nascita - spiega Stefano Durbino, responsabile di Distilleria Friulia e mastro distillatore - l'azienda ha un rapporto privilegiato con cantine friulane e venete, per il conferimento di vinacce di alta qualità, che vengono elaborate tramite un'originale tecnica di trasformazione: il metodo fogolar". Ciò consente di coniugare il meglio del sistema di distillazione continuo con quello discontinuo.
I risultati del lavoro non si sono fatti attendere, come dimostrano diversi riconoscimenti ottenuti da Frì nei più importanti premi internazionali quali: il Concorso Internazionale Acquaviti d'Oro di Termeno, il Premio Alambicco d'Oro, organizzato da ANAG (Assaggiatori Grappa e Acquavite) al Concorso Nazionale Grappe e l'ISW Internationaler Spirituosen Wettbewerb in Germania.

Grappa Frì, presente nel canale Horeca, è destinata all'intenditore che ama bere bene ma anche all'assaggiatore che si avvicina per la prima volta alla grappa.
Sebbene la Distilleria Caffo abbia investito anche in Friuli Venezia Giulia, rimane molto legata al territorio calabrese. Caffo è stata infatti, già dagli anni '60, una delle prime aziende produttrici di grappa al Sud, e oggi è impegnata nel progetto "Grappe autoctone calabresi", relazionandosi con le più importanti cantine vitivinicole del territorio. Con le vinacce del Mantonico prodotte da Cantina Statti, sarà prodotta la prima grappa Lamezia Doc, costituita dal blend di vinacce Malvasia, Mantonico, Gaglioppo e Greco.
La grappa Lamezia nasce grazie ad progetto fortemente voluto dai giovani titolari delle due aziende, Alberto ed Antonio Statti, e Sebastiano Caffo. Una collaborazione che dimostra la volontà delle nuove generazioni, oggi alla guida delle due aziende, di creare sinergie che facciano crescere tutto il territorio regionale.
DISTILLERIA CAFFO

Premi Grappa FRI’

3 Concorso Internazionale Acquaviti d’Oro- Termeno aprile 2008
Medaglia d’Oro Grappa Frì monovitigno Cabernet
Medaglia di Bronzo Grappa Frì monovitigno di Merlot

26° Concorso Nazionale Grappe
Premio Alambicco d’Oro
Medaglia d’Oro a: Grappa Frì Merlot – Grappa Frì Cabernet – Grappa Frì Pinot Grigio

ISW Internationaler Spirituosen Wettbewerb 2008 (Germania)
Medaglia d’Argento: Grappa Frì Monovitigno Refosco
Very Good Quality: Grappa Frì monovitigno Pinot Grigio e Grappa Chardonnay


Distilleria Caffo

La storia della Distilleria Caffo è legata a quella dei suoi fondatori e a quattro generazioni di distillatori che, fin dal lontano 1915, grazie alla loro passione e al loro impegno, hanno garantito al marchio Caffo l’eccellenza nella produzione di distillati e liquori.
Nel lontano 1915 Giuseppe Caffo appassionato studioso dell’arte distillatoria, dopo aver gestito per anni distillerie ne rileva una di stampo artigianale, con l’intento di migliorare e trasmettere le conoscenze acquisite ai figli.
Inizialmente la produzione era basata soprattutto su distillati, alcool e derivati dalla lavorazione del vino, ma gradualmente i Caffo iniziarono a produrre e diffondere alcuni liquori ottenuti da antichissime ricette, frutto di pazienti e minuziose ricerche e rielaborazioni. Questi prodotti basati su sapienti dosaggi di erbe aromatiche ed officinali, infuse in alcool di ottima qualità, conquistarono immediatamente i favori dei buongustai e della raffinata clientela dell’epoca.
L’espansione dalla Sicilia alla Calabria, fortemente voluta dai tre fratelli Caffo, Sebastiano, Santo e Giuseppe, testimonia la loro capacità di essere pionieri, di saper guardare oltre, raccogliendo la sfida della modernità. Col passare degli anni, pur continuando nella tradizione prettamente artigianale dell’azienda, sono state apportate delle trasformazioni fondamentali alle apparecchiature di distillazione ed alla lavorazione dei liquori, ottenendo così un risultato ottimale.
Oggi alla quarta generazione di distillatori/liquoristi, grazie alla costruzione di un nuovo insediamento produttivo accanto all’antica distilleria di Limbadi, la Distilleria Caffo si pone sul mercato come una moderna azienda in grado di garantire la qualità costante dei propri prodotti. Inoltre, grazie alla consociata americana CAFFO BEVERAGES inc. finalmente anche negli USA si può gustare la qualità italiana firmata “Caffo”. Dopo quasi 100 anni, la famiglia Caffo continua la sua attività con lo stesso impegno e la stessa voglia di crescere che animavano i suoi antenati.

domenica 22 marzo 2009

Lettura consigliata: Quanta nostalgia...

"Quanta Nostalgia" racconta le storie vere di immigrati italiani sbarcati nella mia citta, molto comuni a tante anime, che hanno lasciatto la propria amata terra..."
Antonia Russo


PROLOGO
E il mio sogno portare a tutti gli emigrati questo mensaggio di amore per loro ..per dire un po a ogni uno che noi,i figli sappiamo delle sue lacrime,sue nostalgie e pensieri...

Quando ero molto piccola ascoltavo le canzoni napoletane che i miei genitori mettevano in quel giradischi “winco”, canticchiandole accoratamente, e molti temi, molte parole, restarono incise a fuoco nel mio cuore.
Però, specialmente una, è quella che ha ispirato il titolo di questo libro, il cui ritornello canta cosí: “quanta tristezza / quanta nostalgia / era il ricordo dell’Italia mia…

Quella nostalgia che scaturiva dalle labbra di mia nonna, quando raccontava episodi della sua infanzia e dell’adolescenza, davanti agli occhi sbigottiti di mia madre alla quale insegnava ad ammassare la pasta per la domenica, dalla voce rauca di mio padre quando ci raccontava di come era stato prigioniero dei nazisti e poté scappare saltando dal camion facendosi passare per morto.

Queste cose, questi sentimenti, hanno marcato profondamente il mio spirito e portato, nel corso della vita, quell’impronta meravigliosa di nostalgia e d’amore per la “terra lontana”, per la patria perduta. Quando potei, quando ebbi l’opportunità, posi le mie mani e soprattutto il mio cuore nel lavorare per essi, gli immigranti, coloro che un giorno lasciarono la loro terra e vennero con le proprie pene affiancate dai sogni, qui nel nostro paese, per regalarci la loro dignità, il loro lavoro, la loro vita.

La mia anima ebbe opportunità meravigliose regalatemi dalla vita, nell’avvicinarmi a queste stupende persone che ammiro: per le quali, quasi nell’adolescenza, ho partecipato al gruppo che collocò nel suo trono “La Madonna della Macchia”, patrona del paese di BUONALBERGO, da dove venne mia madre, orgoglio ancora di tutti i concittadini che si unirono per venerarla. Potei aiutare anche, in quell’epoca, Maria Antonietta, incaricata di gestire il giubilato e gli aiuti sociali del Patronato ACLI, quando i miei nonnini mi regalarono quei baci e quelle mani che mi strinsero forte e affettuosamente.

La vita mi ha accompagnato concedendomi esperienze, affetti e quella magia che mi ha avvicinato ad essi e farmi sentire come miei i loro costumi. Cominciai ad ascoltare storie, a dividire ciarle e caffè con molti di essi che in allegria, nostalgia ed a volte con un poco di tristezza, quando mi raccontavano episodi della loro vita, che talvolta restavano dimenticati, perduti, però che al ricordarli, piú di una volta lasciavano cadere lacrime dai loro occhi e dai miei.

Quasi simultaneamente con questo, ebbi un regalo meraviglioso, unico, speciale: far parte di un gruppo di anziani che tornavano alla propria terra italiana, molti di essi, per la prima volta.

È difficile esprimere con parole quello che vidi, quello che sentii, giacché le emozioni si amalgamavano come un’arcobaleno trasparente: da un lato vederli tornare bambini, tornare a sentire gli aromi, i sapori e colori della propria terra, in un’estasi di felicità che zampillava a borbottii dai loro occhi che ansiavano di vedere di nuovo, ammirare le immagini, e le loro mani infaticabili che toccavano ogni angolo, i loro cuori che scoppiavano d’allegria e le loro voci magiche e musicali ogni volta che si riunivano. E nell’altro lato, c’erano la mia anima, il mio cuore, il mio scoramento, nell’essere lí, toccando le pareti della casa di mia madre, salendo le stesse scalinate che da piccola videro i suoi giuochi. Conoscere il campo dei miei nonni, dove giuocava mio padre, il cimitero, dove si nascondevano ogni volta che c’era il bombardamento nella Seconda Guerra Mondiale…Camminare sugli stessi sentieri, seguire le orme, vedere la luna gigante di Caserta, godere di quel mare caldo di Capri.

Loro, gli emigranti, regalarono amore alla mia vita, alla mia anima, ed è per questo che oggi desidero dal piú profondo del mio essere rendere questo semplice omaggio a tutti ed a ognuno degli uomini e delle donne che un giorno dissero “addio” o “arrivederci” al loro suolo, alla loro patria, diretti per non si sa dove, spinti dal soffio degli angeli o dei destini. E giunsero qui, spaesati, nella nostra terra tanto amata, che ora anch’essi amano, e la ossequiano con le loro vite, piantando in essa il seme del loro amore attraverso i figli nati in Argentina.

Io, un piccolo seme, uno dei tanti, nella storia della mia vita che fa parte di questo libro, desidero avvalorare e innalzare la nostalgia e lo sforzo di tutte le loro anime.

SOGNI FRA LACRIME CAFFÈ E RICORDI

Da quella prima volta che scrissi la Storia delle Vergine del Bosco, quando apparve a una bambina muta nel paese di BUONALBERGO, dicendole di andare a dire a tutti che le era apparsa una Splendida Signora, senza nessun dubbio e con molta fede, corse a dirlo a tutti, e nel farlo, riacquistò la parola. Oggi, momento in cui rievoco storie di vite, sono passati piú di Venti anni.

Nel frattempo, la mia peregrinazione ha fatto girare la ruota infinitamente, portandomi le allegrie e le pene che ad ogni essere umano tocca avere, e se faccio un bilancio, devo ringraziare per le tante cose, i momenti e i sogni, come questo, che sgorgò in una notte d’aprile, nell’insonnia che divenne magica.
Del sentire nostalgia e sradicamento, qualcosa so, qualcosa che m’insegnò il destino, poiché alla pari di tutte le anime, dovetti lasciare il mio quartiere, i miei amici, le mie cose…

In quel momento, piú si fece carne in me il desiderio di saperne di piú, di cercare cosa sentirono essi nel lasciare la propria terra d’origine, il paese natale, molto piú lontani dai miei scarsi duecento kilometri. E fui felice, paga, nel poter conoscerli e udire dalle loro bocche le pene e le allegrie, dividere le loro lacrime e le loro risa, fra ricordi e nostalgie.

Abbiamo qualcosa in comune: la terra, la benedetta terra argentina che ci aveva ricevuto, che ci aveva aquietato i nostri cuori addolorati, cosí come noi li alimentammo con pianti, sogni e sorrisi, essa ci restuisce oggi i frutti.

Agli immigranti, il paese che li accolse con le braccia aperte, accettando il loro lavoro, vite, sforzi, compensandoli con l’amore, famiglie, figli e buoni risultati, nell’offerta delle loro vite. A me San Nicolás mi adottò come una figlia in piú, una che apprese ad amarla, valorizzarla e conoscere la sua gente, le sue vie, odori e colori, resdtituendomi con la felicità le mie prime angustie.

E a proposito di questo, è verità quello che dicono i nostri fratelli del nord, che a “la pacha mama” (la madre terra), bisogna invitarla con le nostre cose, perché essa a sua volta, ci restituisca i suoi regali.

So molto bene che in questa terra si depositarono angustie e sofferenze, però le sue mani sempre tese, accettarono e confortarono quei sentimenti restituendo a ognuno degli uomini e donne che affidarono ad essa la fecondità del proprio humus, facendo germinare e rifiorire i semi in ogni angolo della nostra patria.

Di tutte queste vicende, sono rimaste incise nella mia anima delle sensazioni infinite: udii il sibilio orribile delle bombe e degli spari, il pianto dei bambini che rimasero orfani, le grida delle madri che si sentirono abbandonate, le sirene dei bastimenti e il canto delle rise nei reincontri, Vidi l’oscurità delle notti desolate, illuminate solo con il tremolio delle stelle e il fumo, lí in lontananza…anche il sole delle diverse mattinate nella nuova terra. Vidi giungere illusioni dal vasto mare ancorarsi sulla riva della pace.

Setii l’odore aspro della polvere bruciata, il fetore del cibo guasto ed il sangue secco…Sentii anche l’aroma del pane appena sfornato, il profumo della pelle amata e un fiore di benvenuto.

Partecipai alle angustie, opprimendo i loro petti e nuotando in quel passato, ma anche, prendendo le loro mani nel ritornare a quel tempo, e vivendo insieme la pace dell’anima, la benedizione per la vita che ci ha permesso di dividere quei momenti in cui gli spiriti si uniscono vibrando con il suono di una melodia infinita del firmamento.

BIOGRAFIA
Antonia Russo
. E’ nata a Argentina nel 1958 da genitori italiani emigrati in Argentina nel 1949. Esercita attività di commerciante con l’aiuto dei suoi due figli. Da sempre ha coltivato la passione per la scrittura letteraria e per lo studio, consegundo il Diploma di Perito Mercantile e frequentando vari corsi per giornalista e per Amministrazione di piccole e grandi imprese. Fa parte dello staff della rivista Infinitamente, a San Nicolas, e da 7 anni conduce, come prima responsabile, uno speciale giornalistico alla Radio di San Nicolas. E’ vicepresidente della Famiglia Campana di San Nicolas ed è stata presidente del Rotary Club negli anni 2006 e 2007. Ha partecipato a numerose manifestazioni culturali e presentazione di libri ed ha ottenuto riconoscimenti e premi in vari concorsi letterari e di poesia.

“Partivano i bastimenti ... quante lacrime”, presentato alla VIII Fiera del Libro di San Nicolas, l’11 ottobre 2003, è un libro di interviste di persone che, all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, sono emigrate in Argentina con l’illusione di trovare fortuna e migliori condizioni di vita.
Basta guardare una foto ingiallita ancora custodita nella valigia di emigrante, per tornare a ritroso con il ricordo di un tempo non molto felice, ma di cui ora, dopo tanti anni, si sente ancora la nostalgia.
Nelle storie degli emigranti intervistati riemergono vividi ricordi di emozioni, allegrie, coraggio, difficoltà di ogni genere, sofferenze, pene e soprattutto immense nostalgie per le terre e le tradizioni lasciate con il dolore nel cuore.

Un piano strategico condivisibile con tutti i Comuni

Lamezia Terme - Continua a registare interventi il dibattito sull'area metropolitana Catanzaro-Lamezia. Dopo le riflessioni e le disamine fatte da Petronio, Furriolo, Tallini, Amendola, i socialisti del Nuovo Psi, a dire la propria e a indicare un percorso è ora il leader del movimento Lameziaproviciaenonsolo(Lpns) Francesco Grandinetti che prima di addentrarsi nell'analisi e nelle osservazioni richiama i tanti progetti e le tante idee che , nel tempo, hanno visto mettere al centro di una possibile area strategica centrale prima: Lamezia provincia, (e Grandinetti in questa direzione ha avuto un ruolo predominante); poi Provincia di Lamezia -Vibo; ed ancora, Provincia di Lamezia Terme: area metropolitana dell'Istmo. Insomma si sono fatte tante fantasiose e mirabolanti "pensate", ma al quaglio, ad oggi, nulla di concreto.
Ma per Grandinetti «sono state tutte idee che hanno avuto lo stesso paradigma di malessere: «La Città spiega Grandinetti - si è sempre sentita maltrattata e bloccata nel proprio sviluppo. Da qui, i vari movimenti che si sono succeduti nel tempo che hanno richiesto e richiedono ancora la nascita della provincia di Lamezia Terme. Dal 2005 però, per merito del movimento che rappresento e dei cittadini che lo hanno votato, questa richiesta popolare - riferisce -è divenuta un deliberato comunale di tutto il Consiglio comunale». «Addirittura è nata una commissione speciale ad hoc - aggiunge - con l'obiettivo della costituzione della nuova provincia. Quindi è diventata una richiesta istituzionale di 15 Comuni dell'hinterland».
«Oggi, che tutto sembra svanire per i vari programmi politici del governo nazionale e delle opposizioni che vogliono le abolizioni delle province - osserva Grandinetti - è necessario guardarsi intorno e trovare soluzioni che non mortifichino il nostro territorio, anzi lo esaltino una volta per tutte, e non lascino perire Catanzaro». «Ed ora, afferma - che Reggio Calabria ha ottenuto la "titolarità" di città metropolitana, grazie alla lungimiranza di sindaci all'altezza e di politici di rango, succede che a Catanzaro nascono quelle giuste argomentazioni sul ruolo del Capoluogo di regione che noi non chiamiamo campanilismo». E' giusto difendere il proprio ruolo.
«Ritengo - sostiene Grandinetti - sia giusto che la nostra città debba difendere Catanzaro rispetto al tentativo, involontario spero, di fagocitamento dei nostri territori che potrebbe avvenire dalla nascita dell'area di Reggio-Messina, per la quale ci dichiariamo soddisfatti».
«Ma tale difesa - sottolinea -non deve essere strumentalizzata da chi vuole addossare responsabilità a quanti come noi hanno difeso Lamezia contro lo sbilanciamento, negli anni, degli investimenti tra l'area di Catanzaro e quella del lametino». «Se responsabilità ci sono - dice Grandinetti - sono di quei politici che non hanno saputo unificare i territori con fatti concreti e non con le solite frasi di maniera». «Se da noi - prosegue -ci fossero stati più investimenti, se si fosse aperta almeno una facoltà universitaria, se si fosse finanziata la nostra metropolitana contestualmente al "Pendolo di Catanzaro", tante nostre rivendicazioni non ci sarebbero state». «Allora -sostiene - mi preme lanciare una proposta che potrebbe rendere l'area Catanzaro-Lamezia, si deve creare La provincia Catanzaro-Lamezia e contestualmente chiediamo una legge speciale per Catanzaro-Lamezia capoluogo di Regione: Questo vorrebbe dire unità di intenti, rendere una area veramente importante». «Gli investimenti per il nuovo capoluogo - sottolinea Grandinetti - sarebbero suddivisi tra le due aree, del Catanzarese e del lametino. Gli uffici sarebbero suddivisi con equilibrio».
«Potrebbe nascere - conclude Grandinetti - un piano strategico condiviso con tutti i comuni dell'hinterland rendendo veramente forte l' area centrale del Mediterraneo. I trasporti, oculatamente progettati, diventerebbero la ragnatela per rendere unita l'Area».


Fonte: Lameziabiz

martedì 17 marzo 2009

Creare per... non essere dimenticati!


La nostra realta' vive in un’epoca di grandi cambiamenti sociali, culturali, economici, tecnologici, ambientali dei quali non sempre si riesce ad essere soggetti attivi a causa dell’alto tasso di disoccupazione (giovanile, intellettuale, femminile) e della difficoltà di attrarre investimenti pubblici su progetti e idee innovative che non richiedano capitali iniziali ed ingenti oneri di avviamento.

D’altra parte, l’alto tasso di associazionismo, così come pure la significativa adesione ai progetti di servizio civile volontario testimoniano, sul territorio, il fermento e la volontà dei giovani di rendersi protagonisti delle scelte politiche in materie che determinano le condizioni di accesso alle risorse per le generazioni presenti e future.


In questo quadro, bisognerebbe solo proporre ed alimentare un laboratorio di idee al servizio dei giovani e del territorio, con particolare attenzione alla prospettiva di genere, attraverso una rete di associazioni e di partner istituzionali che supporti la diffusione dei valori propri della sostenibilità sociale ed ambientale.

In particolare, biosgnerebbe fornire ai giovani attraverso l’organizzazione di corsi e iniziative gratuite gli strumenti formativi, informativi e strutturali idonei ad attrarre finanziamenti pubblici volti a supportare idee progettuali innovative che contribuiscano alla costruzione di un futuro sostenibile.


Le linee guida dell’intervento si dovranno basare sull’idea che tutti possano fornire un significativo valore aggiunto allo studio, alla analisi ed alla gestione dei cambiamenti in atto, tra cui i processi di integrazione interculturali, la promozione di nuovi modelli di produzione e consumo, il progresso tecnologico e culturale in funzione della salvaguardia ambientale.


In questa logica, si dovrebbe promuovere il consolidamento di una rete di giovani che attraverso la formazione e l’informazione costituisca un motore attivo per il rilancio e lo sviluppo del territorio in una prospettiva che integri la programmazione politica, gli investimenti economici e i concetti di equità sociale ed intergenerazionale.

sabato 14 marzo 2009

Criticità ambientali sulla costa lametina

Lamezia Terme - Sarà il Dipartimento provinciale dell'Arpacal (Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Calabria) di Catanzaro, diretto da Francesco Nicolace, a coordinare i lavori dell'unità di crisi istituita per trovare soluzioni concrete alle criticità ambientali sul tratto di costa che interessa il comprensorio lametino.
E' quanto emerso a conclusione della riunione tra gli enti aderenti alla task-force (i comuni: di Lamezia Terme, Gizzeria, Falerna, Nocera Terinese, Curinga, la Provincia di Catanzaro, l'Ato, la Capitaneria di Porto di Vibo, l'associazione ambientalista "Amici della terra" e le Guardie Ecozoofile) .
A conclusione della riunione tecnica infatti si è deciso di redigere un protocollo d'intesa per individuare le varie competenze operative e soprattutto gli specifici impegni che ogni ente aderente fornirà concretamente alla task-force. Obiettivo di questa unità di crisi è monitorare lo stato della balneabilità della costa e il funzionamento dei depuratori ma individuare anche gli scarichi abusivi e tutto quanto potrebbe incidere sulla criticità ambientale del comprensorio tirrenico lametino.
Il dipartimento provinciale dell'Arpacal avrà quindi il compito di raccogliere ogni utile contributo dei soggetti aderenti alla task-force e trasformarli in impegni operativi che saranno formalizzati, appunto, nel protocollo d'intesa.
«Andiamo a passo spedito – ha commentato il direttore scientifico dell' Arpacal, Antonio Scalzo - per individuare il percorso necessario per garantire un mare pulito ai cittadini. Per questo ci siamo fatti promotori della costituzione di un gruppo di lavoro sovracomunale, per fare sistema e affrontare la problematica in modo unitario».
La task force nasce la scorsa estate proprio con il precipuo scopo di "salvare" il Golfo di Sant'Eufemia. Un compito complesso la cui più importante e specifica attività sta nel controllo delle criticità ambientali attuando interventi di risanamento a difesa dell'ambiente e della salute collettiva.
Per meglio far conoscere il ruolo e il compito della task force è stato , a suo tempo, promosso un apposito seminario organizzato dall'Arpacal a Gizzeria, nel corso del quale è stata anche presentata la banca dati sul mare calabrese consultabile su Internet.
Tutti potranno, comunque, tenere d'occhio lo stato di salute del proprio mare consultando il sito dell' Arpacal, sono consultabili, on line, i dati della balneazione sugli oltre 700 chilometri di costa della Calabria. La pubblicazione dei dati avviene in tempo reale e fa parte integrante del progetto di gemellaggio sottoscritto, a suo tempo, tra Arpacal e Arpa Marche.
Il monitoraggio della costa lametina, lo scorso anno, è stato effettuato attraverso lo stazionamento permanente di un'imbarcazione dell'agenzia nel porto di Gizzeria, utile a svolgere non solo i campionamenti di routine previsti per la balneazione, ma anche per l'incremento dei controlli a frequenza più stretta, aumentando le stazioni di campionamento.

Fonte: LameziaWeb

La Cultura Calabrese: poesia...

SE POTISSI

Se potissi ‘na sira riposari,
mi fermaria, beatu
mmenzu a chist’erva, sutt’a sti livari,
sulu, dimenticatu.

Dintr’a stu campusantu senza vuci
Vorrìa chisti quattr’ossa
Chi fussaru lassati, senza cruci,
senza nome, né fossa.

Vicinu ccà, a me patri, ch’avi tantu
Chi mi lassau, vorrìa;
restari sempri ‘nta stu campusantu,
sutt’a sta terra mia.

da “Canti Calabresi” – ed. 1971

BIOGRAFIA
Potito Giorgio nasce a Rizziconi il 29 giugno 1916. Giovanissimo si arruola e prende parte alla seconda guerra mondiale. Catturato in Africa dagli inglesi, viene portato in un campo di lavoro nell’estremo nord della Scozia. Alla fine della guerra rientra in Italia e si stabilisce a Bari dove vive fino alla sua morte, il 18 aprile 1988. Svolge l’attività di investigatore privato dalla fine degli anni ’50 in poi. In realtà la poesia è la sua vita. Pubblicista, dirige nel 1957 la rivista letteraria “Graalismo”, fondata assieme al grande poeta armeno Randt Nazariantz. Consegue svariati premi tra i quali, come già accennato in altra circostanza, il Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri nel 1962, il Premio di Poesia “Valnerina” a Terni nel 1977, il Premio Nazionale di Poesia “Galatina” nel 1978, il IV Concorso di Poesia “Zagara di Rosarno” nel 1983, il Premio “Rhegium Julii” a Reggio Calabria nel 1974 e nel 1980 (terzo e secondo classificato). Fra le sue pubblicazioni, le seguenti raccolte di poesie: Le Pleiadi e Quattro; Canti Calabresi, Ora ricomincio; Canti dell’Aspromonte, Ultimo Approdo, Cara Amica; Le Quattro Rose, Nell’Infinito Cielo. Riposa nel Cimitero di Rizziconi.

mercoledì 4 marzo 2009

Serrastretta.it



Benvenuti...


Siamo lieti di presentarvi il nuovo portale "Serrastretta.it".

Il portale si pone come obiettivo lo sviluppo economico delle aziende del territorio Serrastrettese.

Siamo fiduciosi sul fatto che l'iniziativa riscuota notevole successo, dando giusta evidenza a chi, con tanta passione, continua a portare avanti la produzione di prodotti che hanno nel cuore arte, tradizione, qualità.

Il sistema è in continua evoluzione, pertanto ci scusiamo per i momentanei problemi di visibilità che potrebbero verificarsi durante le fasi di aggiornamento.

Continuate a visitarci in cerca delle novità che man mano verranno pubblicate.

Lo staff di Serrastretta.it

Poesie calabresi

SUTT’A ‘STA LUNA

Sutt’a sta luna chi pari d’argentu,
mmenzu’ a ‘sti filici fatti di sita,
‘na vota ti cercai ‘n’ appuntamentu
Pecchì cridiva ch’eri la mè zita.

Ora tutti li siri, quando ‘u jornu
Vaci morendu e ‘a notti si rrisbigghja,
comu ‘na mano, ccà, veni, mi pigghja
e, chjanu, chjanu nta ddù voscu tornu.

Ma tu non nci si cchiù. Restau la sita,
sutt’a ‘ sti grandi rami vellutati,
restau la vuci di ‘na bella zita
e tanti fogghj tutti mpaticati.

Non nci si cchiù, ma ieu t’aspettu. ‘A luna,
sulu ‘a luna se parlu ormai mi sente,
ti pensu, chjamu, ma non vju nente:
sulu ‘nu cuccu ch’aspetta carc’una.

Passau ‘n’atra nottata:
ieu sempre ccà, tu forse maritata.


(da “Canti Calabresi” – ed. 1971)

Autore: Potito Giorgio


Potito Giorgio, poeta calabrese.
Nato a Rizziconi (RC) il 29/06/1916, è morto a Bari il 18/04/1988. Riposa nel cimitero di Rizziconi, come da lui richiesto. Durante la sua vita, movimentata e piena di alti e bassi, ha scritto centinaia di poesie. Ha ricevuto svariati premi tra i quali il Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri nel 1962.