Ferrara 17-20 Aprile 2008
Presentazione del festival
Nella città si concentra la maggior parte della popolazione del pianeta; il nostro futuro dipende dalla città, con le sue grandi risorse e i suoi grandi problemi. Ma cos’è oggi la città? E’ ancora possibile (e utile) distinguerla dal territorio che la circonda? Dal 17 al 20 aprile più di cento tra urbanisti e storici, architetti ed sociologi, filosofi e scrittori, amministratori e imprenditori si incontreranno nei luoghi più belli di Ferrara per affrontare in pubblico temi di grande rilievo: tra gli altri il rapporto tra centro e periferia, la forma e il progetto urbano, la mobilità e la sicurezza, la sostenibilità dello sviluppo economico e tecnologico, la tutela del paesaggio. Tra i relatori Leonardo Benevolo, Massimo Cacciari, Andrea Carandini, Bernardo Secchi, Saskia Sassen, Dejan Sudjic, Edoardo Salzano, Ezio Raimondi, Salvatore Settis, Joseph Ryckwert, Carlo Magnani, Stefano Boeri, Antonio Pascale, Alberto Asor Rosa, Aldo Bonomi…
Il programma del Festival sul sito www.cittaterritoriofestival.com
Promotori: Comune di Ferrara,Regione Emilia Romagna,Università di Ferrara,Istituto Universitario di Architettura di Venezia.
Organizzatori: Ferrara Fiere, Laterza Agorà
Editor del Festival: Francesco Erbani
Le ragioni del festival
di Francesco Erbani, editor del festival
In città viviamo la gran parte delle nostre giornate, lavoriamo, incontriamo gli altri. Per ciascuno di noi la città è un’esperienza fisica, mentale, emotiva. È associata alla memoria, alla cultura, all’identità. Noi siamo nella città e la città è in un territorio. Non si limita a occuparlo,lo abita. Crea cioè una relazione con la realtà circostante che nel tempo è diventata sempre più complessa e intricata. È per questo che negli anni è cresciuta l’attenzione sulla città e sul territorio, sulle loro trasformazioni e su quanto queste ultime producano bellezza o bruttezza, stress o serenità, semplicità o difficoltà nella vita di tutti i giorni. Non è un caso che la salute, lo sviluppo, l’energia, la mobilità, il cibo che mangiamo, l’aria che respiriamo, dipendano proprio dal rapporto fra città e territorio. Tutti temi, questi, che ci coinvolgono o dovrebbero coinvolgerci in prima persona. È la “nuova soggettività territoriale”: una forma diffusa di sensibilità che, da una ventina d’anni a questa parte (l’esplosione del reattore nucleare di Chernobyl, nell’aprile del 1986, potrebbe essere considerato l’evento spartiacque), induce sempre più persone a preoccuparsi se il clima dia segni di impazzimento ma anche se un’area verde sotto casa viene trasformata in parcheggio.
Fino ad alcuni decenni fa città e territorio designavano concetti e relazioni stabilmente acquisiti Non è più così. Proprio mentre nel mondo la popolazione urbana ha superato quella rurale, su cosa sia città e cosa non lo sia si è andata addensando una nebulosa che ha sovvertito un ordine di pensiero che pareva indiscutibile. In parole semplici, la città non ha più bordi definiti che la contengano e che, fino a un certo punto, potevano spingersi omogeneamente in fuori, dando comunque l’idea che un bordo esistesse. La città si è dispersa, e con essa sono anche cambiate le nozioni di centro e periferia. Quali oggetti siano le città che si gonfiano di residenti e cosa esse diventino lo raccontano gli slum di Kinshasa, di Lagos, del Cairo o di Città del Messico in cui gli agglomerati urbani attraggono popolazione pur avendo perso tutte le loro caratteristiche tradizionali. Ma anche le grandi metropoli multiculturali, come New York, Londra, Parigi o Berlino, che sempre più sono centri di ricerca e innovazione, nodi essenziali di reti che legano territori locali a realtà transnazionali.Chi governa questi fenomeni? La politica o il mercato? E che cosa accade nella città se questa assume anche la caratteristica di essere il terminale o lo snodo di una rete globale? In questo contesto come si inquadrano i centri storici e le periferie tradizionali? Che ruolo ha il welfare? Quale lo sviluppo, con quale energia e quale sostenibilità?
La città è diventata un punto essenziale nell’agenda politica ed economica di una classe dirigente che aspira a governare i cambiamenti, invece che subirli. Le quattro giornate ferraresi saranno, allora, un’occasione unica per osservare città e territorio, centro e periferia da tanti, diversi e a volte distanti punti di vistaIn Italia e altrove si conducono oggi analisi innovative sulle trasformazioni urbane, sulle ricadute che esse producono sui paesaggi, sui sistemi della mobilità, sullo sviluppo economico, sulla sicurezza, sull’energia rinnovabile, sulla sostenibilità. Ma le valutazioni sulle scomposizioni e ricomposizioni in atto fra città e territorio, fra centro e periferia, divergono fra loro. Il festival è un’occasione per intrecciare linguaggi diversi, persino opposti, nella convinzione che il confronto intellettuale sia uno dei mezzi più efficaci perché le posizioni si mettano in chiaro, si precisino e si arricchiscano. Sulla città e il territorio dialogheranno competenze diverse (urbanisti e sociologi, economisti e storici, architetti e filosofi), ma anche specialisti e portatori di esperienze di tutela, amministratori, uomini dell’impresa, esponenti dei comitati sorti per difendere un paesaggio. Sarà un confronto aperto e appassionato: questo è l’augurio di chi ha organizzato il festival.
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