sabato 22 novembre 2008

Per la valorizzazione del nostro prezioso patrimonio

PER LA VALORIZZAZIONE DEL NOSTRO PREZIOSO PATRIMONIO

RISORSE NATURALI E GEOAMBIENTALI DELLA CALABRIA

Il convegno e gli interrogativi sulla recente autorizzazione ad una società di Vercelli di aprire una discarica di 500 mila metri cubi nel centro della regione e nel contesto di un territorio ad alto pregio geoambientale nel comune di Pianopoli della provincia di Catanzaro, richiamano all’attenzione la questione più complessiva dei rifiuti in Calabria.

In tale contesto appare evidente come la realizzazione di una discarica di dimensioni paragonabili ad una collina artificiale, alta 50 metri ed estesa dalla base alla vetta dieci mila metri quadrati, di rifiuti speciali provenienti da fuori regione assuma una rilevanza non limitata nei confini comunali.

L’idea del contesto si ottiene tenendo conto sia della realtà geoambientale e della localizzazione delle preziosissime e specifiche risorse naturali disponibili nella regione, sia dei dati agli atti della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Dati come quelli contenuti nella Relazione approvata dalla stessa Commissione nella seduta del dicembre scorso, e dove, tra l’altro, si legge: “Nei 409 Comuni calabresi sono stati censiti ben 696 siti potenzialmente inquinati di rifiuti con volumi superiori ai 250 mc.. Le discariche dotate delle opere necessarie a prevenire l'inquinamento sono appena 39 (5,6%) e il 63% delle discariche è ubicato a meno di 150 metri dai corsi d'acqua. Dati allarmanti soprattutto per il grave inquinamento del suolo e delle acque sotterranee e del concreto pericolo, sotto l'aspetto sanitario, per le comunità interessate.

Si riscontrano nella regione un elevato numero di siti utilizzati per lo smaltimento dei rifiuti, spropositato rispetto alla popolazione residente - una discarica ogni 2974 abitanti - il che induce ad ipotizzare possibili coinvolgimenti, nel passato, di smaltimento di rifiuti pericolosi provenienti anche da altre regioni o dall'estero con l'inserimento della criminalità organizzata, sempre tempestiva nell'utilizzare tutte le opportunità per diversificare i propri illeciti interessi.
Le situazioni di degrado ambientale, riconducibili al disinteresse di molte delle amministrazioni locali, hanno favorito, certamente in passato, ma sussistono tuttora i rischi, le ecomafie e le attività di operatori senza scrupoli, che hanno inquinato terreni e canali con i residui delle proprie attività (settori agroalimentari, frantoi ed edilizia), come è stato ampiamente relazionato dal Corpo Regionale della Forestale e dalla Capitaneria di Porto di Gioia Tauro.”

Nella citata relazione si legge anche che “il Commissario delegato ha approvato un piano di bonifiche per le discariche, prevedendo una classificazione dei 696 siti censiti per tipologia dei rifiuti smaltiti e per pericolosità. Delle 696 discariche del piano bonifiche, redatto dalla struttura commissariale, 58 risultano attive, 636 dismesse, 17 in costruzione.”

In base al rischio sono stati classificati:37 siti a rischio marginale; 261 siti a rischio basso; 40 siti a rischio medio. I siti ad alto rischio sono aree con enormi volumi di rifiuti, costituiti da grosse discariche dismesse, per lo più a ridosso di corsi d'acqua ed a breve distanza dalle foci di fiumi e canali, con danno ambientale in atto ed elevato rischio per la salute delle popolazioni interessate. In particolare: 240 discariche sono utilizzate solo per R.S.U. (non viene esclusa però la presenza di rifiuti urbani pericolosi); 4 discariche sono costituite da rifiuti speciali pericolosi; 5 discariche sono costituite da rifiuti ingombranti; 4 discariche di inerti e materiale da demolizione. Il resto è rappresentato da discariche utilizzate per smaltire R.S.U., rifiuti ingombranti, materiale da demolizione. Due delle quattro discariche utilizzate per smaltire rifiuti speciali pericolosi sono abusive. L'amianto è molto diffuso sul territorio ed in forme non molto concentrate; i tempi per un adeguato intervento di bonifica saranno pertanto inevitabilmente lunghi e costosi.

La relazione sottolinea come non sono da trascurare i comportamenti incivili di molti abitanti che hanno disseminato sul territorio materiale di ogni tipo, soprattutto inerti ed amianto, derivanti da demolizioni e dall'attività di ristrutturazione edilizia. E che l'utilizzazione di aree non idonee alla localizzazione delle discariche, anche a ridosso di canali, torrenti o ai margini di alvei fluviali, in terreni senza recinzione ed impermeabilizzazione del sottofondo, privi di impianti di canalizzazione delle acque piovane e della raccolta del percolato, hanno provocato gravi ripercussioni sotto l'aspetto ambientale ed igienico-sanitario. Le discariche abusive si trovano soprattutto sul territorio pianeggiante, e cioè nella ristretta fascia delle pianure costiere e nelle vallate fluviali che separano le catene montuose principali.

Sempre nell’ambito dell’attività della commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti, il 20 novembre scorso, nell’audizione del commissario delegato per l'emergenza rifiuti in Calabria, Giuseppe Chiaravalloti, e del responsabile unico del procedimento per l'emergenza rifiuti in Calabria, Giovan Battista Papello quest’ultimo ha dichiarato: “: “ Con riferimento ai rifiuti speciali preciso che da noi non c'è una grandissima produzione di questo tipo di rifiuti e ci sono alcuni impianti di trattamento.” Per uno di questi impianto abbiamo un problema, che stiamo affrontando con risorse regionali, nel comune di Locri, dove una vecchia fabbrica di trattamento di rifiuti speciali è fallita: siamo andati sul posto e abbiamo trovato di tutto; quindi c'è stata necessità di un intervento urgente di bonifica. Ci sono alcuni impianti per il trattamento di rifiuti speciali o discariche di categoria 2B o 2C; non c'è in Calabria una grandissima produzione. C'è stato qualche problema con alcune aziende, a volte sottoposte a misure da parte delle forze dell'ordine o delle procure, ma le notizie che abbiamo noi (che sono, però, di natura prettamente amministrativa, non avendo capacità di incidere dal punto di vista dell'indagine penale) sono abbastanza tranquillizzanti. “In generale, dai dati di cui disponiamo risulta che siamo importatori di rifiuti speciali che vengo trattati, più che produttori di rifiuti speciali che vengono esportati”.

L’inesistenza di necessità e urgenza a realizzare discariche in particolare nei territori del settore centrale della regione, viene ribadito più volte nella citata relazione del luglio 2003 dove si afferma: “Le motivazioni che inducono a ritenere ormai conclusa e non più prorogabile l'esperienza del Commissariato straordinario e dei poteri delegati per la gestione del ciclo dei rifiuti in Calabria sono riconducibili alle seguenti considerazioni: …Il sistema Calabria centro è stato già ultimato ed è in funzione”

La mancanza di necessità ed urgenza di discariche appare più evidente se la situazione calabrese è inquadrata nel contesto nazionale. Infatti, il numero di discariche censite in Italia è di 6.286:se questo numero viene diviso per il numero delle regioni si ottiene circa 315, il numero di discariche che ogni regione avrebbe se il totale fosse ripartito in parti uguali. Ma la distribuzione delle discariche, come la distribuzione di tanti altri indicatori, è a svantaggio della Calabria dove di discariche ne sono state censite 696, più del doppio della teorica ed equa ripartizione.

Va precisato che non si può fare come la Regione Veneto che ha tentato di dotarsi di una legge per impedire di far entrare rifiuti da fuori della stessa regione.

Va tuttavia considerato che i dati sulla quantità e localizzazione delle discariche non sono separabili dai fenomeni d’inquinamento delle acque ed in particolare di quelle marine. In proposito va evidenziato il rilevante aumento dei divieti di balneazione che, rispetto all’inizio di maggio, si è registrato alla fine della stagione balneare 2004. Va tenuta presente lanche a fonte degli stessi, e questo anche in considerazione del fatto che c’è sempre qualche amministratore comunale o regionale distratto che, dopo la pubblicazione del nostro rapporto sullo stato di salute del mare predisposto sulla base dell’esame dei dati ufficiali della regione si affretta a dichiarare l’inesistenza o l’irrilevanza dell’inquinamento, lasciando intendere, a qualche lettore pure distratto, che la nostra analisi dei dati di fonte regionale sia un commento a risultati di altre analisi delle acque, diverse da quelle ufficiali.

Così come va considerato che l’area dove la società di Vercelli vuole depositare una collina di rifiuti speciali oltre che ben visibile dal finestrino degli aerei che atterrano all’aeroporto di Lamezia Terme è un’area posta al centro della Calabria in un contesto geoambientale unico in tutta la catena appenninica, tra i due mari che bagnano i golfi di Sant’Eufemia e di Squillace separati dal più stretto lembo di rocce con impressi i segni che testimoniano nascita ed evoluzione di tutta la storia geologica d’Italia.

È un’area di un contesto ambientale sempre abitato dall’uomo con testimonianze archeologiche di tutte le età ed a partire dal Paleolitico: nella zona centrale del territorio di Italo che ha dato il nome a tutta la Nazione, e, secondo il prof. Armin Wolf dell’Università di Francoforte, nella zona centrale del ricco territorio dell’evoluto popolo dei Feaci descritto da Omero.

È un’area al centro della regione con la più alta disponibilità di sorgenti naturali e falde idriche con acqua potabile d’ottima qualità e tra le migliori d’Europa.

Considerare tutto ciò, la sismicità e le caratteristiche idrogeologiche dei terreni che caratterizzano l’area è doveroso ed utile per evitare interventi dannosi e favorire la valorizzazione del territorio al fine di migliorare la qualità della vita di chi ci vive. Per tal fine occorre tener conto anche delle più realistiche ed avanzate indicazioni per risolvere il problema dei rifiuti come , ad esempio, i dai dati contenuti nel Sustainable Use of Resources in Europe a cura del Coordinamento Europeo degli Amici della Terra con il Patrocinio della DG XI dell'Unione Europea; ed in particolare i dati contenuti nel “Rapporto Italia” che, tra l’altro, evidenzia come: ”L'aumento della quantità di rifiuti prodotti dalla moderna civiltà dei consumi è dovuto principalmente a metodi di produzione inefficienti e ad un abuso di energia e di materiali. Un forte impegno nella prevenzione, un elevato rendimento del recupero e del riciclaggio, l'affermarsi di un mercato dove le materie recuperate si integrino di nuovo nel ciclo produttivo sono azioni che riducono i rifiuti e, contemporaneamente, il prelievo di risorse naturali; un elemento, questo, molto importante per l'Europa e particolarmente per l'Italia, che è povera di materie prime. Il metodo dello Spazio Ambientale, che fissa precisi obiettivi per la riduzione dell'impiego di materie prime nei paesi industrializzati in periodi determinati, rappresenta uno strumento efficace per una politica di riduzione dei rifiuti, inserita in uno scenario di sviluppo sostenibile. Applicando il metodo dello Spazio Ambientale, gli Amici della Terra hanno calcolato che uno sviluppo sostenibile del sistema economico italiano comporterebbe, entro il 2010, una riduzione del fabbisogno di materiali del 25%.

Le politiche ambientali del nostro paese stentano ad integrare la gestione dei rifiuti con l'uso razionale delle risorse e con sviluppo sostenibile. Certamente, un governo settoriale può essere più agevole e meno impegnativo in termini di rispetto degli obiettivi fissati. Ma in questo modo si priva la politica dello sviluppo di elementi essenziali di innovazione di sistema e non si danno indicazioni valide per orientare in modo eco-efficiente gli investimenti.

La speranza che le iniziative più avanzate già adottate in molti altri paesi europei costringeranno l'Italia ad accodarsi, sia pure in un secondo tempo, non è consolante. Anche perché è prevedibile che, ancora per lungo tempo, occorrerà fronteggiare le emergenze, pagando un alto prezzo in termini di degrado ambientale, di costi sociali, di riduzione della qualità della vita e di perdita di competitività del sistema produttivo in uno scenario di crescente mondializzazione dei mercati.”

Ignorare tutti questi dati e continuare a fare come gli struzzi favorendo l’aumento delle discariche può portare gli stessi “struzzi di Calabria” ad infilare la testa non più nella preziosa terra della regione ma nei rifiuti speciali provenienti da fuori regione.


Geologo Mario Pileggi presidente Amici della Terra Lamezia Terme

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