In sostanza gli estensori di quella legge hanno pensato che oltre al bavaglio ai giornalisti, aggravato anche da pesanti sanzioni pecuniarie agli editori, si potesse finalmente mettere un vincolo serio ai blogger che dovessero incorrere in una inesattezza grave e quindi nella necessità della rettifica. Peraltro una questione già regolata da leggi.
Se il blogger non ottempera all'obbligo, ci sono sanzioni tali (oltre i diecimila euro) da scoraggiare qualsiasi espressione libera da parte di privati che non dispongono né dei soldi né degli avvocati né della voglia di mettersi nei guai. Ed è questo il punto, non il rifiuto di ripristinare la verità rispetto ad affermazioni false, ma la natura intimidatoria e dissuasiva della misura che è oggetto della protesta.
L'idea è nata da un giornalista blogger, Alessando Gilioli, dell'Espresso e dal giurista Guido Scorza, che si occupa di diritti e di censura in rete, e in un primo mom ento prevedeva che la protesta si svolgesse in coincidenza con lo sciopero dei giornalisti contro quel provvedimento. Lo sciopero è stato in seguito rinviato ma i blogger hanno confermato la loro manifestazione.
Per chi volesse leggere tutto il manifesto e le caratteristiche del "rumoroso silenzio" l'indirizzo di Diritto alla Rete è questo.
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